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Bonifico domiciliato: la diligenza dell’intermediario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12801/2024, ha chiarito i limiti della responsabilità dell’intermediario in caso di pagamento di un bonifico domiciliato a un soggetto non legittimato che ha esibito un documento falso. La Corte ha stabilito che la responsabilità è di natura contrattuale e si valuta secondo il criterio della diligenza professionale. L’intermediario non è responsabile se dimostra di aver verificato con la dovuta cura il documento di identità presentato e gli altri elementi di sicurezza (come la password), non essendo tenuto, in assenza di specifiche previsioni normative o contrattuali, a richiedere un secondo documento o a conservarne una copia.

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Bonifico Domiciliato e Truffa: Quando l’Intermediario è Responsabile?

Un caso sempre più frequente è quello del bonifico domiciliato riscosso da un truffatore che utilizza documenti d’identità falsificati. Chi paga per il danno? L’azienda che ha ordinato il pagamento o l’intermediario che lo ha eseguito? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 12801 del 10 maggio 2024, ha fornito chiarimenti cruciali, delineando i confini della responsabilità dell’operatore di pagamento e il livello di diligenza richiesto per l’identificazione del beneficiario.

I Fatti del Caso: un Pagamento Finito nelle Mani Sbagliate

Una società ordinava a un fornitore di servizi di pagamento l’esecuzione di un bonifico domiciliato di 2.800 euro a favore di un proprio cliente. Tuttavia, il legittimo beneficiario non riceveva mai la somma. Si scopriva che l’importo era già stato incassato da un individuo sconosciuto presso uno sportello dell’intermediario. Il truffatore era riuscito nel suo intento presentandosi con una carta d’identità falsa che riportava le generalità del vero creditore.

La società, dopo aver dovuto effettuare un secondo pagamento per saldare il proprio debito, citava in giudizio l’intermediario, accusandolo di negligenza nell’identificazione del soggetto e chiedendo il risarcimento del danno. Mentre il Giudice di Pace dava ragione alla società, il Tribunale, in sede di appello, ribaltava la decisione, escludendo la responsabilità dell’operatore. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: il Principio della Diligenza Professionale

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione del Tribunale e stabilendo principi importanti in materia di responsabilità dell’intermediario. I giudici hanno chiarito che il servizio di bonifico domiciliato non può essere assimilato a un assegno non trasferibile, ma va inquadrato nello schema della delegazione di pagamento. Di conseguenza, la responsabilità dell’intermediario delegato non è oggettiva, ma di natura contrattuale e deve essere valutata alla luce dell’art. 1176, secondo comma, del codice civile, che impone una diligenza qualificata, commisurata alla natura dell’attività professionale esercitata.

Le motivazioni: L’analisi del bonifico domiciliato e la prova della diligenza

La Corte ha smontato le argomentazioni della società ricorrente punto per punto.

In primo luogo, ha escluso l’applicazione analogica delle norme più severe previste per gli assegni, affermando che il bonifico domiciliato ha una sua precisa disciplina nel rapporto di mandato tra cliente e intermediario. Quest’ultimo ha l’obbligo di eseguire l’incarico con la diligenza del professionista del settore.

Il cuore della motivazione risiede nella valutazione di cosa costituisca una condotta diligente. La società lamentava che l’operatore si fosse limitato a controllare un solo documento di identità e che non avesse prodotto in giudizio una copia dello stesso, impedendo di fatto una verifica sulla grossolanità della falsificazione.

La Cassazione ha ritenuto infondate tali critiche, specificando che:
1. Un solo documento è sufficiente: In assenza di specifiche previsioni di legge o di clausole contrattuali che impongano diversamente, l’identificazione di una persona avviene normalmente tramite il riscontro di un solo documento di identità. Non esiste una regola generale o una ‘best practice’ vincolante (come le circolari ABI, che hanno valore di mera raccomandazione) che obblighi l’intermediario a richiedere due documenti.
2. La prova della diligenza: L’onere di provare di aver agito diligentemente grava sull’intermediario. Tuttavia, questa prova non deve necessariamente consistere nella produzione della fotocopia del documento. Il giudice di merito può desumere la diligenza da altri elementi, come l’annotazione degli estremi del documento sulla quietanza di pagamento e la verifica della corrispondenza di altri dati di sicurezza (in questo caso, il codice fiscale e una password). L’intermediario ha quindi dimostrato di aver seguito una procedura di verifica adeguata.

La mancata produzione della copia del documento è stata considerata una mera omissione probatoria, non un fatto che di per sé dimostra la colpa dell’intermediario. Il giudice ha ritenuto che la procedura seguita fosse, nel complesso, ‘sufficientemente diligente’.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche per Ordinanti e Intermediari

L’ordinanza della Cassazione offre un importante punto di equilibrio. Per gli intermediari finanziari e di pagamento, essa conferma che l’adozione di procedure standard di identificazione, basate sul controllo di un documento di identità apparentemente valido e di altri fattori di sicurezza previsti dal contratto, è generalmente sufficiente per escludere la propria responsabilità in caso di frode. Non è richiesto un sospetto sistematico né l’adozione di cautele straordinarie, come la richiesta di un secondo documento, se non previste.

Per le aziende e i privati che utilizzano il servizio di bonifico domiciliato, la sentenza evidenzia che il rischio di frodi sofisticate non può essere interamente traslato sull’intermediario. Se quest’ultimo dimostra di aver agito secondo la diligenza professionale richiesta, il danno derivante da una truffa ben congegnata potrebbe rimanere a carico di chi ha ordinato il pagamento.

L’intermediario è sempre responsabile se paga un bonifico domiciliato a un truffatore con un documento falso?
No, la sua responsabilità non è oggettiva. L’intermediario è responsabile solo se non dimostra di aver agito con la diligenza professionale richiesta dall’art. 1176, comma 2, c.c. Se prova di aver eseguito le verifiche di identificazione standard in modo adeguato, non è considerato colpevole.

Per identificare il beneficiario di un bonifico domiciliato, è obbligatorio chiedere due documenti di identità?
No. Secondo la Corte, in assenza di una specifica previsione di legge o di contratto, l’identificazione tramite un unico documento di identità è considerata una pratica sufficiente e conforme alla normale diligenza, poiché socialmente e legalmente riconosciuta.

L’intermediario deve conservare una fotocopia del documento di identità per dimostrare di aver agito con diligenza?
No, non è un obbligo. La prova della condotta diligente può essere fornita anche con altri mezzi. Il giudice può ritenerla raggiunta sulla base di elementi come l’annotazione degli estremi del documento sulla quietanza e la corretta verifica di altri dati di sicurezza (es. password, codice fiscale), anche in assenza di una copia del documento stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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