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Bilancio inattendibile: onere della prova del debitore

Una società impugna la sentenza di liquidazione giudiziale presentando bilanci approvati tardivamente. La Corte d’Appello rigetta il reclamo, giudicando il bilancio inattendibile e inidoneo a provare la non fallibilità. La sentenza riafferma che l’onere della prova spetta al debitore, il quale deve fornire documentazione credibile e tempestiva per dimostrare di essere al di sotto delle soglie dimensionali previste dalla legge.

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Bilancio Inattendibile: Non Basta per Evitare la Liquidazione Giudiziale

Quando un’impresa affronta una procedura di liquidazione giudiziale, la presentazione dei bilanci degli ultimi tre esercizi è un passo cruciale. Ma cosa succede se questo bilancio inattendibile viene presentato? Una recente sentenza della Corte di Appello di Roma chiarisce che la semplice produzione di documenti contabili non è sufficiente, specialmente se la loro credibilità è minata da circostanze sospette. La decisione sottolinea un principio fondamentale: l’onere di dimostrare la propria ‘non fallibilità’ ricade interamente sull’imprenditore.

I Fatti di Causa

Una società, dichiarata soggetta a liquidazione giudiziale dal Tribunale di Roma, ha proposto reclamo presso la Corte di Appello. I reclamanti sollevavano due principali obiezioni: una presunta omessa notifica dell’atto di convocazione e, nel merito, l’assenza di una reale situazione di insolvenza. A sostegno di quest’ultima tesi, la società ha prodotto i bilanci relativi agli anni 2019, 2020 e 2021. Tuttavia, un dettaglio non è sfuggito ai giudici: tutti e tre i bilanci erano stati approvati nella stessa data, il 10 maggio 2022, quando la procedura per la dichiarazione di insolvenza era già stata avviata e lo stato di crisi era conclamato.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte di Appello ha respinto il reclamo, confermando in toto la sentenza di primo grado. Il primo motivo, relativo al vizio di notifica, è stato giudicato infondato poiché la comunicazione era stata regolarmente inviata all’indirizzo PEC della società. È sul secondo motivo, però, che la Corte ha concentrato la sua analisi, sviluppando un’argomentazione decisiva sul valore probatorio dei documenti contabili.

Le Motivazioni: L’Onere della Prova e il Bilancio Inattendibile

La Corte ha qualificato come bilancio inattendibile quello presentato dalla società. L’approvazione tardiva e simultanea di tre esercizi contabili, avvenuta in un momento in cui la crisi era già evidente, ha reso i documenti fortemente sospetti e privi di credibilità. I giudici hanno specificato che, in una situazione così peculiare, i bilanci non erano supportati da alcuna altra documentazione contabile che potesse confermarne l’attendibilità e dimostrare l’insussistenza dei requisiti dimensionali per la liquidazione.

Richiamando un consolidato orientamento della Corte di Cassazione (in particolare la sentenza n. 30516/2018), la Corte d’Appello ha ribadito i seguenti principi cardine:
1. Onere della Prova: Nel procedimento per la dichiarazione di fallimento (ora liquidazione giudiziale), l’onere di provare di essere esente dalla procedura, dimostrando il non superamento congiunto delle soglie dimensionali previste dalla legge, grava sul debitore.
2. Valore del Bilancio: I bilanci degli ultimi tre esercizi sono la base documentale imprescindibile, ma non costituiscono una ‘prova legale’ assoluta. Sono uno strumento privilegiato, ma la loro idoneità probatoria è soggetta al prudente apprezzamento del giudice.
3. Conseguenze dell’Inattendibilità: Se il giudice, con motivazione ragionevole, ritiene i bilanci depositati inattendibili (ad esempio, perché tardivi o non supportati da scritture contabili adeguate), l’imprenditore non ha assolto il proprio onere probatorio. Egli rimane quindi onerato di dimostrare ‘per altre vie’ la sussistenza dei requisiti di non fallibilità.

Nel caso di specie, la società non ha fornito alcuna prova ulteriore. La mancanza di elementi concreti e attendibili a supporto della propria tesi si è risolta inevitabilmente a suo danno, portando alla conferma della sentenza di liquidazione giudiziale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro agli imprenditori: la gestione della contabilità e la tempestiva approvazione dei bilanci non sono meri adempimenti formali. In un contesto di crisi, presentare documenti contabili ‘sistemati’ a posteriori è una strategia non solo inefficace, ma controproducente. I tribunali hanno ampi poteri di indagine e valutano la credibilità delle prove nel loro complesso. Per evitare la liquidazione giudiziale, non basta produrre un bilancio inattendibile, ma è necessario fornire prove concrete, tempestive e verificabili che dimostrino in modo inequivocabile la solidità e la dimensione dell’impresa, assolvendo così pienamente al proprio onere della prova.

A chi spetta l’onere di dimostrare che un’impresa non è soggetta a liquidazione giudiziale?
L’onere della prova spetta interamente all’imprenditore debitore. È lui che deve dimostrare di non superare congiuntamente le soglie dimensionali previste dalla legge per essere escluso dalla procedura.I bilanci societari sono sempre una prova sufficiente per evitare la procedura?
No. I bilanci sono lo strumento di prova privilegiato, ma non costituiscono una prova legale incontestabile. Il giudice li valuta secondo il suo ‘prudente apprezzamento’ e può considerarli inattendibili se, ad esempio, sono stati approvati in grande ritardo o quando l’insolvenza era già manifesta.

Cosa succede se un giudice considera i bilanci presentati come ‘inattendibili’?
Se i bilanci vengono ritenuti inattendibili, l’imprenditore non ha soddisfatto il suo onere probatorio. Di conseguenza, a meno che non fornisca altre prove concrete e credibili, la procedura di liquidazione giudiziale viene confermata, poiché non è stata dimostrata l’esenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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