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Beneficium excussionis: onere della prova del creditore

La Corte d’Appello di Torino ha confermato che il creditore di una società non può agire esecutivamente contro il socio illimitatamente responsabile senza prima aver provato l’insufficienza del patrimonio sociale. La sentenza chiarisce che l’onere di fornire tale prova, attraverso un’infruttuosa escussione, grava sul creditore stesso, secondo il principio del beneficium excussionis. Una semplice allegazione di incapienza o un’esecuzione presso terzi non conclusiva non sono considerate prove sufficienti.

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Beneficium Excussionis: Il Creditore Deve Provare l’Incapienza della Società

Il principio del beneficium excussionis, sancito dall’art. 2304 del codice civile, rappresenta una tutela fondamentale per i soci illimitatamente responsabili. Esso stabilisce che un creditore sociale non può pretendere il pagamento direttamente dal socio se non dopo aver tentato, senza successo, di soddisfare il proprio credito sul patrimonio della società. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Torino ha ribadito con forza questo principio, chiarendo che l’onere di dimostrare l’infruttuosa escussione del patrimonio sociale ricade interamente sul creditore. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Corte.

I Fatti di Causa

La controversia nasce da un’azione di recupero crediti. Un creditore, dopo aver ottenuto un decreto ingiuntivo nei confronti di una società e aver ricevuto solo pagamenti parziali, notificava un atto di precetto per il saldo residuo non solo alla società debitrice, ma anche a uno dei suoi soci. Quest’ultimo si opponeva al precetto, invocando proprio il beneficium excussionis, sostenendo che il creditore non aveva preventivamente agito sul patrimonio sociale.

Il tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione del socio, dichiarando nullo il precetto notificatogli. La decisione si fondava sul mancato rispetto della procedura prevista dalla legge: il creditore non aveva fornito prova di aver tentato di pignorare i beni della società prima di rivolgersi al socio. Insoddisfatto, il creditore proponeva appello.

L’Onere della Prova nel Beneficium Excussionis

Il cuore della questione legale, affrontata dalla Corte d’Appello, riguarda chi debba provare l’insufficienza del patrimonio sociale. L’appellante sosteneva di aver tentato infruttuosamente l’esecuzione e che tale circostanza fosse sufficiente a giustificare l’azione diretta contro il socio. La Corte, tuttavia, ha rigettato questa tesi, offrendo un’analisi dettagliata degli obblighi probatori.

La sentenza chiarisce che il beneficium excussionis non è una mera formalità, ma una “condizione dell’azione esecutiva” nei confronti del socio. Ciò significa che, per poter legittimamente aggredire il patrimonio personale del socio, il creditore deve prima dimostrare, in modo concreto e non solo con mere allegazioni, che il patrimonio sociale è incapiente, in tutto o in parte.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha respinto l’appello del creditore, confermando integralmente la sentenza di primo grado. Le motivazioni si basano su principi consolidati dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione. I giudici hanno sottolineato che non è sufficiente per il creditore limitarsi ad affermare che un tentativo di esecuzione si è rivelato infruttuoso o che la società si trovi in difficoltà finanziarie.

Il creditore ha l’onere specifico di provare l’insufficienza del patrimonio sociale. Questa prova può derivare, ad esempio, da un pignoramento negativo o dalle risultanze di una ricerca telematica dei beni (ex art. 492 bis c.p.c.) che non abbia dato esito. Nel caso di specie, il creditore non ha fornito alcuna prova di un effettivo e completo tentativo di esecuzione forzata sui beni della società. L’aver avviato una procedura esecutiva presso terzi, conclusasi con un’ordinanza di assegnazione somme, non è stato ritenuto un elemento sufficiente a dimostrare l’incapienza tout court del patrimonio societario, poiché la società avrebbe potuto possedere altri beni aggredibili (immobili, veicoli, ecc.).

Di conseguenza, la notifica del precetto al socio è stata considerata prematura e illegittima, in quanto avvenuta in violazione dell’art. 2304 c.c.

Conclusioni

La decisione in esame offre un importante monito per i creditori di società di persone e di capitali con soci illimitatamente responsabili. Per poter agire contro un socio, non basta la semplice esistenza del debito. È indispensabile seguire una procedura rigorosa, che inizia con il tentativo serio e documentato di escutere il patrimonio della società. Solo una volta dimostrata, con prove concrete, l’impossibilità di soddisfarsi sui beni sociali, il creditore potrà legittimamente rivolgere le proprie pretese verso il patrimonio personale del socio. In assenza di tale prova, qualsiasi azione esecutiva contro il socio è destinata a essere dichiarata nulla.

In caso di debito di una società, il creditore può agire direttamente contro il socio illimitatamente responsabile?
No. Secondo l’art. 2304 c.c., il creditore deve prima tentare di recuperare il proprio credito agendo sul patrimonio della società (cosiddetta preventiva escussione). Solo se tale tentativo risulta infruttuoso, può agire contro il socio.

Chi deve provare che il patrimonio della società è insufficiente a coprire il debito?
L’onere della prova grava sul creditore. È il creditore che, prima di agire contro il socio, deve dimostrare di aver tentato senza successo l’esecuzione sui beni della società e che il patrimonio sociale è quindi incapiente.

È sufficiente per il creditore affermare di aver tentato l’esecuzione contro la società per poter agire contro il socio?
No, una mera allegazione non è sufficiente. La sentenza chiarisce che il creditore deve fornire una prova concreta e puntuale dell’insufficienza, totale o parziale, del patrimonio sociale. Un tentativo di pignoramento presso terzi che non ha soddisfatto l’intero credito non basta, di per sé, a dimostrare che la società non possieda altri beni aggredibili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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