LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Beneficio di escussione: quando il socio non può usarlo

La Corte di Cassazione chiarisce che il socio illimitatamente responsabile di una s.n.c. perde il beneficio di escussione se non si oppone al decreto ingiuntivo emesso nei suoi confronti. La mancata opposizione trasforma l’obbligazione da sussidiaria a personale e diretta, basata sul titolo giudiziale divenuto definitivo, consentendo al creditore di agire direttamente contro il patrimonio del socio, a prescindere dall’esito dell’opposizione proposta dalla società.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Beneficio di escussione: se non ti opponi al decreto ingiuntivo lo perdi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per i soci di società di persone: cosa succede al beneficio di escussione quando un decreto ingiuntivo, emesso sia contro la società che contro i soci, non viene da questi ultimi opposto? La decisione chiarisce che la mancata opposizione trasforma la natura dell’obbligazione del socio, con conseguenze dirette e significative sul suo patrimonio personale.

I Fatti di Causa

Una società fornitrice di generi alimentari otteneva un decreto ingiuntivo per un importo di circa 70.000 euro nei confronti di una società in nome collettivo (s.n.c.) e, in solido, dei suoi due soci illimitatamente responsabili. Mentre la società proponeva opposizione al decreto, eccependo la prescrizione e l’infondatezza del credito, i due soci decidevano di non agire, lasciando che il decreto diventasse definitivo nei loro confronti.

Forte del titolo esecutivo ormai definitivo verso i soci, la società creditrice notificava loro un atto di precetto, intimando il pagamento della somma dovuta. A questo punto, i soci proponevano opposizione al precetto, invocando, tra le altre cose, la violazione dell’art. 2304 c.c., che prevede il cosiddetto beneficio di escussione, ovvero l’obbligo per il creditore di agire prima sul patrimonio sociale e solo in caso di insufficienza su quello personale dei soci.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano l’opposizione dei soci, ritenendo che il creditore non avesse provato di aver preventivamente tentato di recuperare il credito dal patrimonio della società. La società creditrice, ritenendo errata tale interpretazione, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il beneficio di escussione

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso della società creditrice. Il punto centrale della decisione risiede nella natura del titolo esecutivo formatosi nei confronti dei soci.

Secondo la Cassazione, nel momento in cui i soci hanno scelto di non opporsi al decreto ingiuntivo, questo è diventato per loro un titolo giudiziale definitivo e incondizionato. Tale titolo ha creato una nuova fonte per la loro obbligazione, che non deriva più solo dal rapporto sociale, ma direttamente dal provvedimento del giudice.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il beneficio di escussione è una tutela prevista per il socio in quanto la sua responsabilità è sussidiaria rispetto a quella della società. Tuttavia, quando un’ingiunzione di pagamento solidale e incondizionato diventa definitiva per il socio, la sua obbligazione si trasforma: da sussidiaria diventa diretta, personale e autonoma.

In pratica, la mancata opposizione al decreto ingiuntivo equivale a una rinuncia a far valere in quella sede la natura sussidiaria del proprio debito. Di conseguenza, il credito del fornitore non è più considerato unicamente un ‘credito sociale’, ma diventa un ‘credito personale’ nei confronti dei soci, basato su un titolo esecutivo che ha forza di legge tra le parti (il cosiddetto ‘giudicato’).

Inoltre, la Corte ha specificato che la pendenza dell’opposizione promossa dalla sola società non ha alcun effetto paralizzante sull’azione esecutiva contro i soci. Il titolo esecutivo nei loro confronti è separato e autonomo da quello (ancora in discussione) verso la società.

Le Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale per i soci illimitatamente responsabili: ignorare un decreto ingiuntivo notificato personalmente è una scelta estremamente rischiosa. Per poter validamente invocare il beneficio di escussione in fase esecutiva, è necessario che il socio si attivi e si opponga al decreto ingiuntivo, facendo valere la natura sussidiaria della propria responsabilità.

In caso contrario, il titolo giudiziale diventa definitivo e l’obbligazione si consolida come diretta e solidale, autorizzando il creditore ad aggredire immediatamente il patrimonio personale del socio, senza dover prima dimostrare di aver tentato di escutere infruttuosamente il patrimonio della società. Un monito importante sulla necessità di una difesa tempestiva e attenta in ogni fase del contenzioso.

Un socio di s.n.c. può ignorare un decreto ingiuntivo notificato anche a lui, se la società ha già proposto opposizione?
No. La sentenza chiarisce che il socio deve proporre una propria opposizione. Se non lo fa, il decreto ingiuntivo diventa definitivo nei suoi confronti, creando un titolo esecutivo autonomo che permette al creditore di agire direttamente contro di lui.

Cosa accade al beneficio di escussione se il socio non si oppone al decreto ingiuntivo?
Il socio perde il diritto di invocarlo. La mancata opposizione trasforma la sua obbligazione da sussidiaria a diretta e personale, poiché la fonte del debito diventa il titolo giudiziale definitivo e non più il rapporto sociale. Di conseguenza, il creditore non è più tenuto a escutere prima il patrimonio della società.

L’azione esecutiva contro il socio può essere avviata anche se è ancora in corso la causa di opposizione della società?
Sì. Secondo la Corte, la pendenza dell’opposizione della società non paralizza l’efficacia esecutiva del titolo giudiziale che si è formato autonomamente e definitivamente nei confronti del socio che non ha proposto opposizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati