LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azioni illiquide: quando il contratto è valido?

Un investitore ha acquistato azioni illiquide da una banca, riscontrando poi l’impossibilità di venderle. Ha citato in giudizio la banca chiedendo la nullità dei contratti di acquisto e la restituzione della somma investita. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda, sostenendo che la violazione degli obblighi informativi può portare a un risarcimento, non alla nullità. La Corte di Cassazione ha confermato queste decisioni, dichiarando il ricorso inammissibile. Ha stabilito che la natura illiquida delle azioni non rende il contratto nullo per mancanza di causa, specialmente quando l’investitore era stato adeguatamente informato dei rischi, come nel caso di specie attraverso un prospetto informativo. La difficile monetizzazione è una caratteristica intrinseca di tali investimenti, non un vizio del contratto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azioni Illiquide: la Difficile Vendita Annulla il Contratto? La Risposta della Cassazione

Investire in azioni illiquide, ovvero titoli non quotati sui mercati regolamentati, comporta rischi specifici, primo fra tutti la difficoltà di rivenderle e recuperare il capitale. Ma cosa succede quando questa difficoltà si concretizza e l’investitore si trova con un capitale bloccato? È possibile chiedere l’annullamento del contratto di acquisto? Con l’ordinanza n. 8655/2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo una netta distinzione tra la validità del contratto e la responsabilità dell’intermediario.

Il Caso: L’Acquisto di Titoli e la Richiesta di Nullità

Un risparmiatore conveniva in giudizio un istituto di credito popolare dopo aver acquistato un cospicuo pacchetto di azioni della stessa banca. Tali titoli, non essendo quotati in borsa, si erano rivelati di fatto invendibili. L’investitore, trovandosi nell’impossibilità di liquidare il proprio investimento per far fronte a necessità personali, chiedeva al tribunale di dichiarare la nullità dei contratti di acquisto e di condannare la banca alla restituzione di oltre 58.000 euro. La richiesta si fondava principalmente sulla presunta violazione degli obblighi informativi da parte della banca e sulla mancanza di una ‘causa concreta’ del contratto, data l’estrema difficoltà di monetizzazione dei titoli.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Azioni Illiquide

Dopo che sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le sue richieste, l’investitore si è rivolto alla Corte di Cassazione. I giudici supremi hanno dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità dei contratti di acquisto. La decisione si basa sull’analisi di due motivi di ricorso principali.

Il Presunto Omesso Esame di un Fatto Decisivo

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse ignorato le sue precisazioni, in cui chiariva di aver basato la domanda di nullità proprio sulla illiquidità dei titoli. La Cassazione ha ritenuto questa censura inammissibile, spiegando che l’illiquidità non è un ‘fatto storico’ omesso, ma un’argomentazione giuridica che i giudici di merito avevano già esaminato e respinto.

La Presunta Violazione delle Norme sulla Causa del Contratto

Il secondo motivo si basava sull’idea che le azioni illiquide dovessero essere assimilate a prodotti finanziari complessi, come i derivati, richiedendo quindi un controllo più stringente sulla ‘meritevolezza’ del contratto. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha chiarito che i giudici di merito avevano correttamente inquadrato l’operazione come un normale contratto di vendita, la cui causa non viene meno solo perché l’oggetto (le azioni) è di difficile liquidazione.

Le Motivazioni: Perché il Contratto non è Nullo

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione fondamentale tra vizi che portano alla nullità del contratto e inadempimenti che generano responsabilità risarcitoria. La Corte ha stabilito che la violazione degli obblighi informativi da parte della banca non comporta la nullità del contratto di investimento, ma può dar luogo a una richiesta di risarcimento del danno. La nullità è una sanzione prevista solo in casi tassativi, e la mancata o incompleta informazione non rientra tra questi.
Inoltre, la Corte ha sottolineato che la difficoltà di monetizzazione è una caratteristica intrinseca e prevedibile delle azioni illiquide. Non è un vizio occulto, ma un rischio connaturato all’investimento. Nel caso specifico, l’investitore aveva aderito a un’offerta in opzione e ricevuto un prospetto informativo che avvertiva esplicitamente di tale caratteristica e dei rischi connessi. Di conseguenza, non poteva lamentare una mancanza di causa del contratto, avendo consapevolmente accettato un investimento con quelle specifiche peculiarità. Il contratto di vendita era quindi valido perché il suo scopo – lo scambio di azioni contro un prezzo – si era regolarmente perfezionato.

Conclusioni: Cosa Imparare da questa Sentenza

Questa ordinanza offre due lezioni importanti per gli investitori. La prima è che la sottoscrizione di azioni illiquide è un’operazione che richiede la massima consapevolezza dei rischi, soprattutto quello di non poter rivendere i titoli quando lo si desidera. La seconda è che, in caso di problemi, la strategia legale corretta non è quasi mai quella di chiedere la nullità del contratto. La strada da percorrere è piuttosto quella di dimostrare che la banca ha violato i suoi doveri di informazione, correttezza e trasparenza, chiedendo di conseguenza un risarcimento per i danni subiti a causa di tali inadempimenti. La validità del contratto e la responsabilità dell’intermediario viaggiano su binari diversi.

L’acquisto di azioni illiquide rende il contratto automaticamente nullo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la natura illiquida delle azioni è una caratteristica dell’investimento e non un vizio che causa la nullità del contratto di acquisto. Il contratto è valido se l’investitore era consapevole di questa caratteristica.

La violazione degli obblighi informativi da parte della banca causa la nullità del contratto di investimento?
No. La violazione degli obblighi informativi può dar luogo a responsabilità precontrattuale o contrattuale della banca, con conseguente diritto al risarcimento del danno per l’investitore, ma non comporta la nullità del contratto.

Un investitore può contestare un contratto per la difficile vendita dei titoli se era stato informato dei rischi?
No. Se l’investitore è stato correttamente informato, attraverso un prospetto o altre modalità, che le azioni non erano quotate in un mercato regolamentato e che presentavano rischi di liquidità, non può successivamente sostenere la nullità del contratto basandosi su queste stesse caratteristiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati