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Azione revocatoria: spese legali e valore causa

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20909/2025, ha stabilito che in una causa di azione revocatoria volta a tutelare sia un credito pecuniario sia un’obbligazione di ‘fare’ (non monetaria), il valore della controversia ai fini della liquidazione delle spese legali è da considerarsi indeterminabile. La Corte ha accolto il ricorso dei debitori su questo punto, cassando la sentenza d’appello che aveva erroneamente calcolato le spese basandosi solo sull’importo del credito pecuniario.

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Azione Revocatoria e Obblighi di ‘Fare’: Come si Calcolano le Spese Legali?

L’azione revocatoria è uno strumento fondamentale per la tutela del credito. Ma cosa succede quando il credito da proteggere non è solo una somma di denaro, ma anche un obbligo di ‘fare’, come la demolizione di un immobile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la determinazione del valore della causa per il calcolo delle spese legali. La decisione chiarisce che, in questi casi, il valore deve essere considerato indeterminabile.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare aveva ottenuto una sentenza che condannava un soggetto a demolire una costruzione realizzata in violazione delle distanze legali e a rimborsare le spese di lite. Successivamente, il debitore ha donato ai propri figli la nuda proprietà dell’immobile in questione, un atto che la società creditrice ha ritenuto fraudolento.

Per questo motivo, la società ha avviato un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 del codice civile, chiedendo che la donazione fosse dichiarata inefficace nei suoi confronti. L’obiettivo era duplice: garantire il recupero delle spese legali e rendere più agevole l’esecuzione forzata dell’obbligo di demolizione.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto la domanda della società. I giudici di merito hanno ritenuto che l’obbligazione di ‘fare’ (la demolizione) non fosse tutelabile tramite l’azione revocatoria. Per quanto riguarda il credito monetario, hanno considerato il patrimonio residuo del debitore (usufrutto e pensione) sufficiente a garantirlo. La Corte d’Appello, pur confermando la decisione, ha modificato la liquidazione delle spese legali, basandola unicamente sull’importo del credito pecuniario e non sul valore complessivo della controversia, che includeva anche l’obbligo di demolizione.

L’Azione Revocatoria e il Calcolo delle Spese secondo la Cassazione

I debitori hanno impugnato la sentenza d’appello davanti alla Corte di Cassazione, contestando proprio il criterio di calcolo delle spese legali. Essi sostenevano che la causa avesse un valore indeterminabile, data la presenza dell’obbligazione di ‘fare’, e che quindi lo scaglione di riferimento per le spese dovesse essere quello appropriato e non quello basato sul solo credito monetario.

La società creditrice ha risposto con un ricorso incidentale, contestando il rigetto dell’azione revocatoria. Tuttavia, la Cassazione ha dichiarato tale ricorso inammissibile perché tardivo, essendo stato depositato oltre il termine di 40 giorni dalla notifica del ricorso principale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo del ricorso dei debitori. I giudici hanno chiarito che, quando un’azione revocatoria è diretta a tutelare sia un’obbligazione pecuniaria sia un’obbligazione di ‘fare’, la domanda giudiziale è unica e il suo valore non può essere limitato alla sola componente monetaria. La domanda di revocatoria era volta a rendere inefficace un atto di donazione per proteggere il creditore da un duplice pregiudizio. Di conseguenza, il valore della causa doveva essere considerato indeterminabile. La Corte d’Appello ha quindi errato nel liquidare le spese legali utilizzando come riferimento lo scaglione relativo al solo credito pecuniario.

Le Conclusioni

Questa ordinanza stabilisce un principio procedurale di grande importanza pratica. La decisione della Cassazione comporta che, nei casi di azione revocatoria con obbligazioni miste (pecuniarie e di ‘fare’), il calcolo dei compensi professionali per gli avvocati deve basarsi sugli scaglioni previsti per le cause di valore indeterminabile. Ciò garantisce una più corretta commisurazione delle spese legali alla reale complessità della controversia. La sentenza d’appello è stata cassata con rinvio, e la Corte d’Appello di Salerno dovrà ora procedere a una nuova liquidazione delle spese, attenendosi al principio di diritto enunciato dalla Suprema Corte.

Quando il valore di una causa per azione revocatoria si considera indeterminabile?
Secondo la Corte di Cassazione, il valore si considera indeterminabile quando l’azione è diretta a tutelare contemporaneamente sia un credito pecuniario sia un’obbligazione non monetaria, come un obbligo di ‘fare’ (ad esempio, la demolizione di un immobile).

Perché il ricorso incidentale della società creditrice è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché depositato tardivamente, ovvero oltre il termine di 40 giorni dalla notifica del ricorso principale, come previsto dal codice di procedura civile.

Qual è la conseguenza pratica di considerare una causa di valore indeterminabile ai fini delle spese legali?
La conseguenza è che la liquidazione delle spese processuali e dei compensi per gli avvocati non viene calcolata in base all’importo del credito, ma secondo gli specifici scaglioni di riferimento previsti dalla normativa per le cause il cui valore non è quantificabile economicamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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