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Azione revocatoria: si può fare in opposizione di terzo?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’azione revocatoria è ammissibile all’interno di un giudizio di opposizione di terzo all’esecuzione. Il caso riguardava un creditore che agiva contro un trust creato da un debitore. La Corte ha chiarito che l’opposizione di terzo è un normale giudizio di cognizione, permettendo al creditore di contestare gli atti dispositivi del debitore. Sono state respinte anche le eccezioni su presunti vizi di notifica e sulla legittimità delle domande autonome degli intervenienti.

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Azione Revocatoria: La Cassazione ne Conferma l’Ammissibilità nell’Opposizione di Terzo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale: la possibilità per un creditore di esperire un’azione revocatoria all’interno di un giudizio di opposizione di terzo all’esecuzione. Questa pronuncia chiarisce i confini tra tutela del credito ed esecuzione forzata, offrendo spunti fondamentali per professionisti e operatori del diritto. Analizziamo insieme i fatti, il percorso logico seguito dai giudici e le implicazioni pratiche della decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’azione esecutiva immobiliare avviata da un istituto di credito nei confronti di un proprio debitore, fideiussore di una società. Avverso il pignoramento, i figli del debitore proponevano opposizione di terzo all’esecuzione, sostenendo che i beni pignorati fossero stati conferiti in un trust, di cui uno dei figli era trustee e l’altro protector.

Il creditore procedente, a sua volta, instaurava un giudizio di merito chiedendo la revoca dell’atto di conferimento dei beni nel trust, ritenendolo lesivo delle proprie ragioni creditorie. Nel corso del giudizio intervenivano altri due istituti di credito, i quali avanzavano a loro volta autonome domande di revocatoria.

Dopo alterne vicende processuali tra primo e secondo grado, la Corte d’Appello rigettava le doglianze dei debitori, confermando la legittimità dell’azione revocatoria. I debitori e i loro figli ricorrevano quindi per Cassazione, sollevando diverse questioni di natura processuale.

La Questione dell’Azione Revocatoria nell’Opposizione

Il cuore del ricorso verteva sulla presunta inammissibilità dell’azione revocatoria (art. 2901 c.c.) nel contesto di un’opposizione di terzo all’esecuzione (art. 619 c.p.c.). Secondo i ricorrenti, le due azioni avrebbero natura e finalità incompatibili. Inoltre, veniva contestata la legittimità delle domande revocatorie proposte dagli altri creditori intervenuti nel processo e la correttezza di alcuni atti di notifica.

I ricorrenti sostenevano che l’opposizione di terzo fosse un procedimento speciale, non idoneo ad accogliere una domanda complessa come quella revocatoria. Contestavano, inoltre, che gli intervenienti potessero introdurre domande nuove e autonome, ampliando l’oggetto del contendere.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e stabilendo principi di notevole rilevanza pratica.

Ammissibilità dell’Azione Revocatoria in Opposizione di Terzo

La Corte ha chiarito che il giudizio di opposizione di terzo all’esecuzione, una volta superata la fase sommaria, si configura come un ordinario giudizio di cognizione. In tale contesto, non vi è alcun ostacolo a proporre tutte le domande che mirano a contestare il diritto del terzo opponente, inclusa l’azione revocatoria. Quest’ultima, infatti, è lo strumento principale con cui il creditore può rendere inefficace l’atto dispositivo (come il conferimento in trust) che pregiudica la garanzia patrimoniale del debitore.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno innanzitutto rigettato i motivi relativi ai vizi di notifica, affermando che un mero errore materiale nel nome del legale destinatario non rende l’atto inesistente, specialmente quando lo scopo della notifica è stato comunque raggiunto. Successivamente, la Corte ha affrontato il punto centrale, ribadendo che l’opposizione di terzo (ex art. 619 c.p.c.) è a tutti gli effetti un giudizio di merito. Pertanto, il creditore procedente può legittimamente difendersi non solo negando il diritto del terzo, ma anche proponendo domande, come quella revocatoria, volte a paralizzare la pretesa dell’opponente. Allo stesso modo, è stata confermata la facoltà per i creditori intervenuti di proporre domande autonome, purché accettino lo stato del processo al momento del loro ingresso. Infine, la Corte ha ritenuto corretta la condanna alle spese basata sul principio della soccombenza, identificando i ricorrenti come la parte sostanzialmente sconfitta rispetto alla domanda principale di revocatoria.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole alla tutela del creditore. Viene confermato che gli strumenti di difesa processuale, come l’opposizione di terzo, non possono essere utilizzati per creare zone franche inattaccabili. Il creditore ha il diritto di utilizzare, anche nello stesso contesto processuale, tutti gli strumenti che l’ordinamento gli mette a disposizione per proteggere le proprie ragioni, compresa l’azione revocatoria. Questa decisione rafforza l’efficacia del processo esecutivo, garantendo che atti potenzialmente fraudolenti, come la costituzione di trust strumentali, possano essere efficacemente contestati e resi inefficaci.

È ammissibile proporre un’azione revocatoria nell’ambito di un giudizio di opposizione di terzo all’esecuzione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il giudizio di opposizione di terzo all’esecuzione è un ordinario giudizio di cognizione. Pertanto, al suo interno possono essere proposte tutte le domande funzionali a contestare il diritto del terzo, inclusa l’azione revocatoria per rendere inefficace l’atto di disposizione del bene.

Gli intervenienti in un processo possono proporre domande nuove e autonome come l’azione revocatoria?
Sì, secondo la giurisprudenza costante citata dalla Corte, agli intervenienti non sono precluse domande autonome, anche se nuove. L’unico limite è che essi devono accettare la causa nello stato processuale in cui si trova al momento del loro intervento, senza poter riaprire fasi istruttorie già concluse.

Un errore materiale nel nome del destinatario su una notifica la rende giuridicamente inesistente?
No, un mero errore materiale (come l’indicazione di un nome di battesimo errato per l’avvocato destinatario) non causa l’inesistenza giuridica della notifica, a condizione che non generi un’incertezza assoluta sul destinatario e che l’atto raggiunga comunque il suo scopo di portare a conoscenza il contenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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