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Azione revocatoria: sì alla scissione societaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società beneficiaria di una scissione, confermando la possibilità per i creditori di agire con l’azione revocatoria. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la scissione societaria, avendo natura di atto dispositivo del patrimonio, può essere soggetta a revocatoria se pregiudica le ragioni dei creditori della società scissa, anche in caso di successivo fallimento di quest’ultima.

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Azione Revocatoria e Scissione Societaria: La Cassazione Conferma la Tutela dei Creditori

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per la tutela dei creditori nel contesto delle operazioni societarie straordinarie. La suprema Corte ha stabilito che l’azione revocatoria è pienamente ammissibile anche nei confronti di un atto di scissione societaria. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale che considera la scissione un atto dispositivo del patrimonio, e come tale potenzialmente lesivo della garanzia patrimoniale dei creditori.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’azione intentata dal curatore fallimentare di una società, denominata Azienda Radiofonica Alfa S.r.l., per ottenere la dichiarazione di inefficacia di un’operazione di scissione. Con tale operazione, la società (poi fallita) aveva trasferito una parte significativa dei suoi beni, inclusi concessioni ministeriali e frequenze radio, a una nuova società beneficiaria, la Società Radiofonica Beta S.r.l.

Il Tribunale di primo grado aveva inizialmente respinto la domanda, ritenendo che l’azione revocatoria non fosse applicabile agli atti di scissione. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni del curatore e dichiarando l’inefficacia della scissione nei confronti del fallimento. Contro questa sentenza, la Società Radiofonica Beta S.r.l. ha proposto ricorso per cassazione.

L’Azione Revocatoria e la Natura della Scissione

Il fulcro del dibattito legale verteva sulla compatibilità tra lo strumento dell’azione revocatoria e la natura giuridica della scissione societaria. La società ricorrente sosteneva che la scissione fosse un’operazione meramente organizzativa e neutrale, non assimilabile a un atto di disposizione del patrimonio e che, in ogni caso, i creditori fossero già tutelati da altri strumenti, come l’opposizione prevista dall’art. 2503 c.c.

La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, aderendo a un orientamento ormai consolidato sia a livello nazionale che europeo (richiamando una sentenza della Corte di Giustizia UE).

La Natura Traslativa della Scissione

Il punto centrale della motivazione risiede nella qualificazione della scissione come ‘fattispecie traslativa’. Secondo la Corte, la scissione non è un semplice riassetto organizzativo interno, ma comporta un effettivo trasferimento di patrimonio da una società a un’altra. Questo trasferimento, riducendo la consistenza del patrimonio della società scissa, può concretamente diminuire la garanzia patrimoniale su cui i creditori facevano affidamento (ex art. 2740 c.c.). Di conseguenza, rientra a pieno titolo tra gli ‘atti di disposizione’ che possono essere oggetto di azione revocatoria.

Distinzione con l’Opposizione dei Creditori

La Corte ha inoltre chiarito la fondamentale differenza tra l’azione revocatoria e l’opposizione alla scissione. L’opposizione (art. 2503 c.c.) è uno strumento preventivo che mira a far dichiarare l’invalidità dell’intera operazione. L’azione revocatoria, invece, ha un obiettivo diverso: ottenere una ‘inefficacia relativa’. L’atto di scissione rimane valido ed efficace tra le parti, ma diventa inopponibile al creditore che ha agito in revocatoria, il quale potrà quindi soddisfare le proprie pretese sui beni trasferiti come se non fossero mai usciti dal patrimonio del debitore.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi sul principio, ormai fermo in giurisprudenza, secondo cui l’azione revocatoria ordinaria dell’atto di scissione societaria è ammissibile. Questo strumento mira a ottenere l’inefficacia relativa dell’atto, rendendolo inopponibile al solo creditore che agisce, a differenza dell’opposizione dei creditori (art. 2503 c.c.) che è finalizzata a farne valere l’invalidità generale. La Corte ha ribadito che la tutela dei creditori si estende a qualsiasi attribuzione patrimoniale, anche indiretta, che possa pregiudicare le loro ragioni. Citando le Sezioni Unite, ha confermato che la scissione si traduce in una ‘fattispecie traslativa’ e non meramente organizzativa, rientrando quindi tra gli ‘atti di disposizione’ soggetti a revocatoria. I motivi specifici del ricorso, relativi a presunti fatti decisivi omessi, sono stati giudicati inammissibili perché implicavano valutazioni di carattere giuridico e non vertevano su fatti realmente decisivi per il giudizio, la cui valutazione doveva essere ancorata al momento del compimento dell’atto dispositivo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha confermato che la scissione societaria non è uno scudo contro le pretese dei creditori. Se l’operazione diminuisce la garanzia patrimoniale del debitore, può essere attaccata con l’azione revocatoria. Questa pronuncia rafforza la posizione dei creditori, garantendo loro uno strumento efficace per proteggere i propri diritti anche di fronte a complesse operazioni di riorganizzazione aziendale. Per le imprese, ciò significa che ogni operazione di scissione deve essere attentamente pianificata non solo sotto il profilo societario, ma anche valutando il potenziale impatto sui creditori per evitare future contestazioni.

È possibile utilizzare l’azione revocatoria contro un’operazione di scissione societaria?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’azione revocatoria ordinaria è ammissibile nei confronti di un atto di scissione societaria, poiché mira a ottenere l’inefficacia relativa dell’atto a tutela del creditore pregiudicato.

Perché una scissione societaria può essere soggetta ad azione revocatoria?
Perché la scissione è considerata una ‘fattispecie traslativa’, ovvero un atto che trasferisce patrimonio da una società a un’altra. Questo trasferimento può ridurre la garanzia patrimoniale su cui i creditori della società scissa fanno affidamento, configurandosi quindi come un atto di disposizione del patrimonio revocabile.

Che differenza c’è tra l’azione revocatoria e l’opposizione dei creditori alla scissione?
L’azione revocatoria mira a ottenere l’inefficacia dell’atto solo nei confronti del creditore che agisce (inefficacia relativa), lasciando l’atto valido tra le parti. L’opposizione dei creditori, prevista dall’art. 2503 c.c., è invece uno strumento preventivo che, se accolto, porta all’invalidità dell’intera operazione di scissione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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