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Azione Revocatoria: quando sorge il credito?

Un imprenditore, dopo aver personalmente garantito un finanziamento aziendale con una fideiussione, vende i suoi principali beni immobili alla madre e alla compagna. Quando la società assicuratrice che ha concesso la garanzia è chiamata a pagare, agisce in revocatoria contro le vendite. La Corte di Cassazione conferma l’azione revocatoria, stabilendo che il credito del garante sorge al momento della concessione della fideiussione, non quando il pagamento viene richiesto. Le vendite, successive a tale momento, sono state quindi correttamente revocate data la consapevolezza del debitore e dei suoi familiari del potenziale danno al creditore.

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Azione Revocatoria: Quando Sorge il Credito del Garante? La Cassazione Fa Chiarezza

L’azione revocatoria è uno strumento fondamentale a tutela dei creditori. Ma cosa succede quando il credito deriva da una garanzia, come una fideiussione? E da quale momento un atto di vendita del garante può essere considerato pregiudizievole? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito principi cruciali su questo tema, analizzando un caso che coinvolge una società assicuratrice, un imprenditore e due vendite immobiliari a familiari stretti.

I Fatti del Caso: Una Garanzia e Due Vendite Sospette

La vicenda ha origine nel 2005, quando una società assicuratrice rilascia una polizza fideiussoria per garantire un finanziamento pubblico concesso a un’azienda. L’amministratore unico della società beneficiaria si impegna personalmente a rimborsare la compagnia assicuratrice qualora questa fosse stata chiamata a pagare.
Successivamente, l’imprenditore vende due importanti proprietà immobiliari: nel 2007 un terreno edificabile alla propria madre e nel 2008 una villa alla propria compagna, madre dei suoi figli.
Quando il finanziamento pubblico viene revocato, la società assicuratrice è costretta a pagare in virtù della garanzia prestata. Tuttavia, al momento di rivalersi sull’amministratore, scopre che questi si è spogliato dei suoi beni principali. La compagnia avvia quindi un’azione revocatoria per far dichiarare inefficaci le due vendite.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Azione Revocatoria

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accolgono la domanda della società assicuratrice. Il caso giunge in Cassazione, dove i giudici sono chiamati a valutare la correttezza delle decisioni di merito, in particolare riguardo al momento in cui è sorto il credito e alla sussistenza del requisito soggettivo (la consapevolezza del danno) in capo al debitore e ai suoi familiari acquirenti.
La Suprema Corte rigetta il ricorso, confermando in toto la sentenza d’appello e condannando i ricorrenti al pagamento delle spese legali. La decisione si basa su principi consolidati in materia di azione revocatoria e fideiussione.

Le Motivazioni: Il Momento in Cui Nasce il Credito

Il cuore della decisione risiede nell’individuazione del momento in cui sorge il credito del garante, elemento chiave per determinare i presupposti dell’azione revocatoria. I ricorrenti sostenevano che il credito fosse sorto solo quando la garanzia era stata escussa, quindi dopo le vendite.
La Cassazione, al contrario, ha ribadito un orientamento consolidato: ai fini della revocatoria, il credito del fideiussore non sorge quando egli paga, ma nel momento stesso in cui la garanzia viene prestata. L’obbligazione del garante, sebbene condizionata all’inadempimento del debitore principale, esiste giuridicamente fin dalla stipula del contratto di fideiussione.

Questa precisazione è fondamentale perché cambia i requisiti soggettivi richiesti per l’azione. Poiché gli atti di vendita sono avvenuti dopo la nascita del credito (la stipula della polizza nel 2005), non era necessario provare la dolosa preordinazione (consilium fraudis), ma era sufficiente la cosiddetta scientia damni: la mera consapevolezza, da parte del debitore, che l’atto di disposizione avrebbe diminuito la garanzia patrimoniale a disposizione del creditore.

La Corte ha inoltre ritenuto che tale consapevolezza fosse ampiamente provata. Il ruolo di amministratore unico della società beneficiaria del finanziamento rendeva l’imprenditore perfettamente conscio dei rischi di revoca del contributo e delle conseguenti responsabilità. Per quanto riguarda gli acquirenti (la madre e la compagna), la Corte ha sottolineato come lo stretto rapporto di parentela costituisca una presunzione grave, precisa e concordante della loro consapevolezza del pregiudizio che la vendita avrebbe arrecato alle ragioni della società creditrice.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame rafforza la tutela dei creditori, specialmente di coloro che prestano garanzie. Le conclusioni pratiche sono significative:
1. Anteriorità del Credito: Chi presta una fideiussione è considerato creditore fin dal momento della firma del contratto di garanzia. Qualsiasi atto di disposizione patrimoniale compiuto dal debitore garantito dopo tale data è considerato successivo al sorgere del credito.
2. Onere della Prova Semplificato: Per gli atti successivi, il creditore che agisce in revocatoria deve solo dimostrare la scientia damni (la consapevolezza del danno), un requisito meno gravoso rispetto alla dolosa preordinazione richiesta per gli atti anteriori.
3. Rilevanza dei Rapporti Familiari: Le transazioni immobiliari tra familiari stretti sono guardate con particolare attenzione. Il legame di parentela può essere utilizzato dal giudice come un forte indizio per provare la consapevolezza del terzo acquirente riguardo al carattere pregiudizievole dell’atto.

Quando sorge il credito ai fini dell’azione revocatoria in caso di fideiussione?
Il credito, ai fini dell’esperibilità dell’azione revocatoria, sorge nel momento in cui la garanzia (fideiussione) viene prestata, e non quando il debito principale diventa esigibile o quando il garante viene effettivamente chiamato a pagare.

Quale requisito soggettivo è necessario per l’azione revocatoria se l’atto di vendita è successivo alla nascita del credito?
Se l’atto di disposizione patrimoniale è successivo al sorgere del credito, è sufficiente dimostrare la cosiddetta ‘scientia damni’, ossia la semplice consapevolezza da parte del debitore (e del terzo acquirente, in caso di atto a titolo oneroso) che tale atto possa arrecare pregiudizio alle ragioni del creditore.

In un’azione revocatoria, che valore ha la vendita di un bene a un familiare stretto?
Lo stretto rapporto di parentela tra il debitore e l’acquirente (in questo caso, la madre e la compagna) costituisce un importante elemento indiziario che può essere utilizzato dal giudice per presumere la consapevolezza del terzo acquirente riguardo al pregiudizio arrecato al creditore, agevolando così la prova richiesta per l’azione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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