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Azione revocatoria: quando interrompe la prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8659/2025, ha chiarito che l’azione revocatoria ha un effetto interruttivo-sospensivo sulla prescrizione del credito che mira a tutelare. Nel caso esaminato, alcuni fideiussori si opponevano a un decreto ingiuntivo sostenendo che il credito fosse prescritto. La Corte ha respinto il ricorso, confermando che l’intervento della banca in un precedente giudizio di revocatoria era stato un atto idoneo a interrompere il decorso della prescrizione, anche per gli interessi. Questa decisione consolida il principio secondo cui le azioni conservative, come l’azione revocatoria, sono strumenti efficaci non solo per proteggere la garanzia patrimoniale del debitore, ma anche per mantenere vivo il diritto di credito.

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Azione Revocatoria: La Cassazione Conferma l’Effetto Interruttivo della Prescrizione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di tutela del credito: l’azione revocatoria non solo serve a conservare la garanzia patrimoniale del debitore, ma ha anche l’importante effetto di interrompere la prescrizione del diritto di credito. Questa decisione offre spunti cruciali per creditori, debitori e garanti, chiarendo la portata di uno degli strumenti più importanti a disposizione di chi deve recuperare un credito.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo promossa da due fideiussori. Questi ultimi sostenevano che il credito vantato da un istituto bancario, relativo al saldo debitore di un conto corrente, fosse ormai estinto per prescrizione, essendo trascorsi più di dieci anni dalla chiusura del conto alla notifica del decreto. La banca, divenuta poi una società di gestione crediti, si difendeva affermando che il termine di prescrizione era stato interrotto. L’interruzione, secondo la creditrice, era avvenuta grazie al suo intervento in un giudizio di azione revocatoria che un altro istituto di credito aveva intentato anni prima nei confronti degli stessi debitori. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla società creditrice, ritenendo valido l’effetto interruttivo dell’intervento nel processo revocatorio. I fideiussori, non soddisfatti, hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

L’Azione Revocatoria e l’Efficacia Interruttiva della Prescrizione

Il cuore della questione legale ruotava attorno al primo motivo di ricorso. I fideiussori argomentavano che l’azione revocatoria non potesse interrompere la prescrizione del credito sottostante. A loro dire, tale azione appartiene alla categoria dei diritti potestativi, che pongono il debitore in una mera situazione di soggezione e non di obbligo, e quindi non costituirebbe un atto di messa in mora. Sostenevano inoltre che l’intervento della banca nel precedente giudizio fosse stato meramente “adesivo”, finalizzato a sostenere le ragioni di un altro creditore, e non a far valere un proprio diritto in modo autonomo.

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi, allineandosi a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Gli Ermellini hanno chiarito che la proposizione dell’azione revocatoria è un atto univocamente finalizzato a manifestare la volontà di esercitare il proprio diritto di credito, conservandone la garanzia patrimoniale. Proprio per questa sua finalità, essa produce un effetto interruttivo-sospensivo della prescrizione del diritto tutelato, ai sensi degli artt. 2943 e 2945 del codice civile.

Le Altre Censure e la Decisione della Corte

La Corte ha rigettato anche gli altri motivi di ricorso. In particolare, ha ritenuto infondata la doglianza sulla presunta motivazione apparente riguardo alla prescrizione degli interessi, poiché anche questi erano stati esplicitamente inclusi nell’atto di intervento. Sono state inoltre dichiarate inammissibili le censure relative alla presunta erronea valutazione delle prove e alla violazione del diritto di difesa. Infine, è stata respinta la questione sulla nullità delle fideiussioni per violazione della normativa antitrust, in quanto sollevata in modo generico e tardivo, senza che i fatti a suo fondamento fossero stati allegati e provati nei gradi di merito.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su un principio di coerenza e finalità del sistema giuridico. L’azione revocatoria, sebbene non miri a un accertamento diretto del credito o a una condanna al pagamento, è teleologicamente connessa alla sua soddisfazione. È un comportamento che manifesta in modo inequivocabile la volontà del creditore di non rimanere inerte e di voler tutelare il proprio diritto. Per questo motivo, la giurisprudenza costante le attribuisce efficacia interruttiva della prescrizione. Questo effetto si estende a tutti i diritti strettamente connessi al rapporto principale, senza la necessità di proporre una domanda di condanna specifica nello stesso giudizio.

La Corte ha inoltre precisato che anche un intervento adesivo dipendente, come quello effettuato dalla banca nel caso di specie, produce l’effetto interruttivo. Sebbene l’interveniente agisca per sostenere una delle parti, la legittimazione a intervenire si fonda proprio sulla titolarità di un proprio diritto di credito. Affermare quel diritto nel processo, anche in via adesiva, è sufficiente a interrompere la prescrizione, a condizione che l’atto di intervento giunga a conoscenza (legale o di fatto) della controparte, cioè del debitore.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio a tutela dei creditori. L’azione revocatoria si conferma uno strumento potente, con una duplice valenza: da un lato, rende inefficaci gli atti fraudolenti del debitore, preservando il patrimonio su cui il creditore potrà rivalersi; dall’altro, funge da efficace atto interruttivo della prescrizione, impedendo che il diritto di credito si estingua per il decorso del tempo durante le lungaggini processuali. Per i debitori e i fideiussori, questa pronuncia rappresenta un monito: la proposizione di un’azione revocatoria da parte di un creditore è un atto formale che mantiene vivo il debito e ne impedisce la prescrizione, con tutte le conseguenze del caso.

L’azione revocatoria può interrompere la prescrizione di un diritto di credito?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato l’orientamento consolidato secondo cui la proposizione dell’azione revocatoria, essendo finalizzata a garantire la soddisfazione di un diritto di credito, produce l’effetto interruttivo-sospensivo della prescrizione di tale diritto.

L’intervento di un creditore in un’azione revocatoria già iniziata da altri ha lo stesso effetto interruttivo?
Sì. Anche l’intervento adesivo in un giudizio di revocatoria interrompe la prescrizione del proprio credito, poiché costituisce un atto con cui il creditore manifesta la volontà di esercitare il proprio diritto. È necessario, però, che l’atto di intervento pervenga a conoscenza, di fatto o legale, della controparte (il debitore).

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione una questione di nullità del contratto per violazione di norme antitrust?
No, non è possibile se i presupposti di fatto necessari per valutare tale nullità non sono stati tempestivamente allegati e provati nel corso del giudizio di merito. La rilevazione d’ufficio della nullità da parte della Corte è limitata ai fatti già acquisiti nel processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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