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Azione revocatoria preliminare: quando si valuta?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17480/2025, si è pronunciata su un caso di azione revocatoria preliminare. Ha ribadito il principio secondo cui, in caso di vendita immobiliare preceduta da un contratto preliminare, il danno per il creditore (eventus damni) va valutato al momento del contratto definitivo. Invece, lo stato soggettivo del terzo acquirente (scientia damni) va accertato con riferimento alla data di stipula del preliminare. La Corte ha inoltre precisato che, nel caso di contratto per persona da nominare, il “terzo” rilevante ai fini della valutazione è la persona nominata, e la sua consapevolezza va verificata al momento dell’accettazione della nomina, applicando le regole sulla rappresentanza.

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Azione Revocatoria Preliminare: Quando si Valutano Danno e Consapevolezza?

L’azione revocatoria preliminare è uno strumento cruciale per la tutela del credito, ma solleva complesse questioni quando la vendita di un bene è scandita da un contratto preliminare seguito da uno definitivo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su come e, soprattutto, quando valutare i presupposti per l’esercizio di tale azione. La decisione analizza la scissione temporale tra la valutazione del danno per il creditore e quella della consapevolezza del terzo acquirente, fornendo una guida preziosa.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un’azione revocatoria avviata da un creditore per rendere inefficace la vendita di un immobile. La particolarità della vicenda risiedeva nel fatto che l’operazione si era svolta in due fasi: prima la stipula di un contratto preliminare e, successivamente, la conclusione del contratto definitivo. A rendere la situazione ancora più complessa, l’acquirente finale non era lo stesso soggetto che aveva firmato il preliminare. Si trattava, infatti, di una società costituita pochi giorni prima dell’atto di vendita, che era subentrata nella posizione di promittente acquirente in virtù di un contratto per persona da nominare.

Il creditore sosteneva che l’intera operazione fosse preordinata a sottrarre il bene alla sua garanzia patrimoniale. La Corte d’Appello aveva accolto questa tesi, basando la sua decisione su una serie di indizi gravi, precisi e concordanti, come la costituzione della società acquirente a ridosso dell’atto e la mancanza di prove di un effettivo passaggio di denaro.

Azione Revocatoria Preliminare: Il Principio di Diritto

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato in materia di azione revocatoria preliminare. Vi è una distinzione fondamentale nel momento in cui devono essere valutati i due presupposti cardine dell’azione:

1. L’Elemento Oggettivo (Eventus Damni): Il pregiudizio effettivo per il creditore, consistente nella diminuzione del patrimonio del debitore, si concretizza solo con il trasferimento della proprietà. Di conseguenza, l’esistenza dell’eventus damni deve essere valutata al momento della stipula del contratto definitivo, poiché è solo in quel momento che l’atto dispositivo produce i suoi effetti reali.

2. L’Elemento Soggettivo (Scientia Damni): La consapevolezza del terzo acquirente di arrecare un pregiudizio al creditore deve essere valutata in un momento diverso. Per tutelare l’affidamento e la certezza dei traffici giuridici, questo accertamento va fatto risalire al momento della stipula del contratto preliminare. È in questa fase che il terzo assume l’obbligo di acquistare e che si deve bilanciare la tutela del creditore con la conservazione della scelta negoziale del terzo in buona fede.

Il Caso Specifico: Contratto per Persona da Nominare

La Corte ha poi affrontato la specificità del contratto per persona da nominare. In questo scenario, chi è il “terzo” la cui consapevolezza deve essere valutata? La Cassazione chiarisce che il soggetto rilevante non è colui che stipula il preliminare (il cosiddetto stipulante), ma la persona che viene successivamente nominata e che accetta la nomina. Quest’ultima, infatti, acquista i diritti e assume gli obblighi del contratto con effetto retroattivo, fin dal momento della stipula originaria.

Di conseguenza, si applicano le regole della rappresentanza (art. 1391 c.c.). La consapevolezza del pregiudizio (o la partecipazione alla dolosa preordinazione) deve essere verificata in capo al soggetto nominato (il rappresentato) al momento dell’accettazione della nomina. La malafede del nominato prevale sull’eventuale buona fede dello stipulante originario.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente applicato questi principi. La Corte d’Appello aveva desunto l’elemento soggettivo del terzo acquirente (la società nominata) da una serie di presunzioni, tra cui la costituzione della società pochi giorni prima dell’atto, l’assenza di una logica aziendale nell’operazione se non quella di ostacolare i creditori, e la prova del mancato trasferimento di denaro.

La Suprema Corte ha sottolineato che il ricorso presentato non contestava una violazione di legge, ma mirava a ottenere una diversa ricostruzione dei fatti (quaestio facti), attività preclusa in sede di legittimità. Il ragionamento presuntivo svolto dalla Corte d’Appello è stato giudicato logico e coerente, e pertanto non sindacabile. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Stabilisce una chiara linea di demarcazione temporale per la valutazione dei presupposti dell’azione revocatoria in presenza di una sequenza preliminare-definitivo. La decisione offre certezza agli operatori del diritto e ai cittadini, chiarendo che la buona fede del terzo acquirente va protetta se presente al momento dell’assunzione dell’obbligo (il preliminare), mentre il danno per il creditore si cristallizza solo con l’effettivo trasferimento del bene (il definitivo). La specificazione sul contratto per persona da nominare aggiunge un ulteriore tassello, allineando la disciplina della revocatoria a quella della rappresentanza.

In un’azione revocatoria di una vendita preceduta da preliminare, quando si valuta il danno al creditore (eventus damni)?
Il danno al creditore, ovvero l’effettiva diminuzione del patrimonio del debitore, deve essere valutato con riferimento al momento della stipula del contratto definitivo, perché è solo in quel momento che si realizza l’effetto dispositivo del trasferimento del bene.

Quando va accertata la consapevolezza del pregiudizio (scientia damni) da parte del terzo acquirente?
La consapevolezza del terzo acquirente di arrecare pregiudizio al creditore deve essere accertata con riferimento al momento della stipula del contratto preliminare. Questo per bilanciare la tutela del creditore con la necessità di proteggere l’affidamento del terzo che si impegna in buona fede.

Come si applicano queste regole in caso di contratto per persona da nominare?
Nel contratto per persona da nominare, il “terzo” rilevante ai fini della valutazione dello stato soggettivo è la persona nominata che accetta. La sua consapevolezza del pregiudizio va verificata al momento dell’accettazione della nomina, applicando le norme sulla rappresentanza, secondo cui rileva lo stato soggettivo del rappresentato (il nominato).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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