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Azione revocatoria: pagamenti pre-fallimento revocati

Il Tribunale di Torino ha accolto un’azione revocatoria promossa da una società in amministrazione straordinaria. Ha dichiarato inefficaci due pagamenti per oltre 183.000 euro, effettuati a favore di un fornitore nei sei mesi antecedenti la dichiarazione di insolvenza. La decisione si basa sulla presunzione di conoscenza dello stato di crisi del debitore da parte del creditore, desunta dalla necessità di quest’ultimo di intraprendere ripetute azioni legali per ottenere il pagamento dei propri crediti.

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Azione Revocatoria: Quando i Pagamenti Ricevuti Vanno Restituiti

Ricevere un pagamento da un cliente in difficoltà finanziaria può sembrare una vittoria, ma una recente sentenza del Tribunale di Torino ci ricorda che non è sempre così. Quando un’impresa fallisce, i pagamenti effettuati poco prima della dichiarazione di insolvenza possono essere annullati tramite un’azione revocatoria. Questo strumento legale mira a ripristinare il patrimonio del debitore per garantire la parità di trattamento tra tutti i creditori. Analizziamo un caso pratico che illustra perfettamente i presupposti e le conseguenze di questa azione.

I Fatti: Un Debitore in Crisi e i Pagamenti Contestati

Una grande società, poi ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ha citato in giudizio una sua fornitrice per ottenere la revoca di due pagamenti, per un totale di oltre 183.000 euro, ricevuti da quest’ultima.

La società fornitrice vantava crediti significativi nei confronti della committente, la quale, a partire dal 2017, aveva iniziato a manifestare gravi difficoltà nei pagamenti. A causa dei continui ritardi e inadempimenti, la creditrice era stata costretta a intraprendere un lungo e complesso percorso giudiziario per recuperare le somme dovute, ottenendo decreti ingiuntivi e promuovendo procedure esecutive, tra cui pignoramenti presso terzi.

Proprio a seguito di queste azioni, erano stati effettuati i due pagamenti contestati, avvenuti però nei sei mesi immediatamente precedenti alla data in cui il Tribunale ha dichiarato lo stato di insolvenza della società debitrice. Questo arco temporale, noto come “periodo sospetto”, è cruciale ai fini dell’azione revocatoria.

La Decisione del Tribunale: L’Azione Revocatoria Accolta

Il Tribunale di Torino ha accolto la domanda della società in amministrazione straordinaria, dichiarando inefficaci i pagamenti e condannando la fornitrice a restituire l’intera somma ricevuta, oltre agli interessi e alle spese legali.

La decisione si fonda sull’analisi di due elementi chiave previsti dalla legge fallimentare.

Il Presupposto Oggettivo: Pagamenti nel “Periodo Sospetto”

Il primo presupposto, quello oggettivo, è stato facilmente accertato. I pagamenti sono avvenuti per estinguere debiti liquidi ed esigibili, ma sono stati eseguiti nel “periodo sospetto” di sei mesi antecedente la dichiarazione di insolvenza. La legge considera tali atti come potenzialmente dannosi per la massa dei creditori, poiché alterano la par condicio creditorum, ovvero il principio secondo cui tutti i creditori dovrebbero essere trattati allo stesso modo.

Il Presupposto Soggettivo e l’Azione Revocatoria: La Conoscenza dello Stato di Insolvenza

Il punto cruciale della controversia è stato il presupposto soggettivo: la scientia decoctionis. La legge presume che il creditore che riceve un pagamento nel periodo sospetto fosse a conoscenza dello stato di insolvenza del debitore. Spetta al creditore fornire la prova contraria.

Nel caso di specie, il Tribunale ha ritenuto che la fornitrice non solo non avesse superato tale presunzione, ma che vi fossero numerosi e inequivocabili indizi della sua piena consapevolezza della crisi del debitore. Il fatto di aver dovuto ricorrere ripetutamente ad azioni legali (decreti ingiuntivi, precetti, pignoramenti) per incassare le proprie fatture è stato considerato un sintomo evidente e innegabile dello stato di decozione della controparte. Secondo i giudici, queste azioni rappresentano “elementi indiziari dello stato di decozione, evidentemente conosciuti” dalla creditrice.

Le Motivazioni

Il Giudice ha ritenuto che la difesa della società convenuta fosse assolutamente generica e non avesse fornito elementi concreti per dimostrare la propria inconsapevolezza. Affermare semplicemente che i ritardi nei pagamenti non fossero un indicatore sufficiente della crisi non è bastato. Al contrario, la storia del rapporto commerciale, caratterizzata da un inadempimento divenuto “più pesante” nel tempo e dalla necessità di avviare azioni ingiuntive, ha costituito la prova logica della conoscenza dello stato di insolvenza.

La corte ha sottolineato che un creditore che deve lottare in sede giudiziaria per ottenere il pagamento di fatture commerciali non può ragionevolmente ignorare la grave difficoltà finanziaria del proprio debitore. Il cambio di rotta nei pagamenti, passati da semplici ritardi a veri e propri inadempimenti che hanno richiesto l’intervento del Tribunale, era un segnale inequivocabile della crisi.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre una lezione importante per tutte le imprese: ottenere un pagamento da un cliente in difficoltà non è sempre la fine del problema. Se il debitore viene dichiarato insolvente poco dopo, quel pagamento può essere revocato. La necessità di ricorrere a vie legali per l’incasso di un credito, sebbene sia un diritto del creditore, può diventare un’arma a doppio taglio, poiché costituisce una prova quasi inconfutabile della conoscenza dello stato di crisi del debitore. Di conseguenza, la somma ricevuta dovrà essere restituita alla procedura concorsuale per essere ridistribuita equamente tra tutti i creditori, con l’unica magra consolazione per il creditore originario di potersi insinuare al passivo fallimentare.

Quando un pagamento ricevuto da un’impresa può essere soggetto ad azione revocatoria?
Un pagamento può essere soggetto ad azione revocatoria se è stato eseguito nel cosiddetto “periodo sospetto” (solitamente sei mesi prima della dichiarazione di insolvenza del debitore) per estinguere un debito già scaduto e se il creditore era a conoscenza dello stato di insolvenza del debitore. La legge presume tale conoscenza, e il creditore deve dimostrare il contrario.

Come ha fatto il Tribunale a stabilire che il creditore conosceva lo stato di insolvenza del debitore?
Il Tribunale ha dedotto la conoscenza dello stato di insolvenza (scientia decoctionis) da una serie di elementi indiziari. In particolare, il fatto che il creditore sia stato costretto ad avviare ripetute azioni giudiziarie, come decreti ingiuntivi e pignoramenti, per recuperare i propri crediti è stato considerato una prova evidente della sua consapevolezza delle gravi difficoltà finanziarie del debitore.

Quali sono le conseguenze per il creditore se l’azione revocatoria viene accolta?
Se l’azione revocatoria viene accolta, il pagamento viene dichiarato “inefficace”. Di conseguenza, il creditore è obbligato a restituire l’intera somma ricevuta alla procedura concorsuale (in questo caso, l’amministrazione straordinaria), maggiorata degli interessi. Inoltre, viene condannato al pagamento delle spese legali del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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