LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione revocatoria: onere della prova del creditore

Il Tribunale di Roma ha rigettato un’azione revocatoria promossa dall’amministrazione straordinaria di una società contro un suo fornitore. La richiesta mirava a recuperare pagamenti per circa 78.000 euro effettuati nel ‘periodo sospetto’ prima della dichiarazione di insolvenza. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte dell’attore, della ‘scientia decoctionis’, ovvero della conoscenza effettiva dello stato di insolvenza da parte del creditore. Il giudice ha ritenuto che i ritardi nei pagamenti e gli accordi di rateizzazione rientrassero nella normale prassi commerciale e non costituissero prova sufficiente a fondare la domanda di revoca.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione Revocatoria e Scientia Decoctionis: Quando i Pagamenti sono Salvi?

L’azione revocatoria è uno degli strumenti più incisivi a disposizione del curatore fallimentare per tutelare la massa dei creditori. Essa consente di ‘revocare’ determinati pagamenti o atti compiuti dall’impresa prima della dichiarazione di insolvenza. Tuttavia, il suo successo non è scontato. Una recente sentenza del Tribunale di Roma chiarisce un punto fondamentale: l’onere di provare che il creditore fosse a conoscenza dello stato di crisi del debitore ricade interamente sul curatore, e non sono sufficienti semplici indizi di difficoltà finanziaria.

I Fatti di Causa: una Richiesta di Revoca

Il caso ha origine dall’azione legale intentata dall’amministrazione straordinaria di una società, operante nel settore delle costruzioni, contro una ditta sua fornitrice. L’amministrazione chiedeva la revoca di due pagamenti, per un totale di 78.196,04 euro, effettuati nei sei mesi precedenti all’ammissione della società debitrice alla procedura di amministrazione straordinaria (il cosiddetto ‘periodo sospetto’).

Secondo la tesi dell’attore, tali pagamenti erano lesivi della par condicio creditorum, in quanto effettuati quando la società versava già in un conclamato stato di insolvenza, noto anche alla controllante. Di conseguenza, si chiedeva la restituzione delle somme alla procedura per soddisfare in modo paritario tutti i creditori.

La Difesa del Creditore e la Decisione del Tribunale

La società convenuta si è difesa sostenendo di non essere mai stata a conoscenza dello stato di insolvenza della sua cliente. Ha sottolineato che i pagamenti ricevuti erano semplici acconti su un credito molto più cospicuo, derivante da un contratto di subappalto, e che erano stati effettuati con strumenti ordinari (bonifico bancario).

Inoltre, ha evidenziato che l’ultimo bilancio pubblico della società debitrice (relativo al 2016) mostrava una situazione solida e attiva, con un fatturato e un utile in crescita. La difesa ha quindi concluso che mancava il presupposto soggettivo dell’azione revocatoria: la scientia decoctionis.

Il Tribunale, dopo aver analizzato la documentazione e le argomentazioni, ha dato ragione alla società convenuta, rigettando la domanda.

L’Onere della Prova nell’Azione Revocatoria: il Cuore della Sentenza

Il punto cruciale della decisione risiede nella ripartizione dell’onere probatorio. Il giudice ha ribadito che, in tema di azione revocatoria fallimentare, spetta al curatore (o, come in questo caso, al commissario straordinario) dimostrare che il terzo creditore fosse a conoscenza dello stato di insolvenza del debitore.

Questa conoscenza deve essere effettiva e non meramente potenziale. Non basta, quindi, che vi fossero dei ‘sintomi’ di crisi. L’attore deve fornire prove basate su presunzioni ‘gravi, precise e concordanti’ che, valutate nel loro complesso, conducano logicamente a ritenere che il creditore, usando la normale prudenza e avvedutezza, non potesse non aver percepito lo stato di decozione del debitore.

Le Motivazioni: Perché la Domanda è Stata Rigettata?

Il Tribunale ha rigettato la domanda di revoca per una serie di motivi specifici:

1. Natura del creditore: La società convenuta era un’operatrice del settore edile, non un istituto bancario o un operatore finanziario qualificato. Pertanto, non aveva alcun obbligo legale o prassi commerciale di visionare i bilanci o i certificati camerali dei propri clienti.
2. Prassi commerciale: Ritardi nei pagamenti, accordi di rateizzazione o dilazioni sono comuni nei rapporti commerciali e, da soli, non costituiscono un indice inequivocabile di insolvenza. Possono essere dovuti a temporanea illiquidità, ma non denotano necessariamente uno stato di crisi irreversibile.
3. Assenza di pubblicità: Non risultavano atti con pubblicità esterna che avrebbero potuto allertare il creditore, come pignoramenti immobiliari o protesti, che sono tipicamente accessibili a terzi.
4. Bilancio rassicurante: L’ultimo bilancio disponibile pubblicamente dipingeva un quadro di un’azienda solida e in crescita, non di una società sull’orlo del fallimento.
5. Modalità di pagamento: I pagamenti erano avvenuti tramite bonifico bancario, uno strumento normale e non anomalo, e rappresentavano solo acconti su un debito complessivo molto più elevato e in gran parte scaduto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa sentenza offre un importante monito per le procedure concorsuali e una rassicurazione per le imprese che operano sul mercato. Per avere successo in un’azione revocatoria, non è sufficiente per il curatore allegare una generica situazione di crisi del debitore. È necessario fornire una prova rigorosa e circostanziata del fatto che il creditore specifico, al momento di ricevere il pagamento, fosse concretamente consapevole dello stato di insolvenza. La mera ‘conoscibilità’ non basta. Questo approccio garantisce certezza nei rapporti commerciali, evitando che un’impresa creditrice possa essere penalizzata per aver semplicemente incassato un pagamento dovuto, senza avere reali e comprovate ragioni per dubitare della solvibilità del proprio cliente.

Chi deve provare che il creditore conosceva lo stato di insolvenza del debitore in un’azione revocatoria?
L’onere della prova grava interamente sulla parte attrice, ovvero sul curatore fallimentare o sul commissario straordinario. Deve dimostrare, tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, che il creditore aveva una conoscenza effettiva dello stato di decozione.

Un ritardo nei pagamenti è una prova sufficiente per dimostrare la conoscenza dello stato di insolvenza?
No. Secondo la sentenza, il ritardo nei pagamenti, così come le proposte di rateizzazione o dilazione, possono rientrare nella normale prassi commerciale in casi di temporanea illiquidità e, da soli, non costituiscono un indice sufficiente a provare la conoscenza dello stato di insolvenza.

Un fornitore è obbligato a controllare i bilanci dei propri clienti per tutelarsi da una futura azione revocatoria?
No. Il Tribunale ha specificato che un’impresa operatrice in un settore non finanziario (in questo caso, l’edilizia) non ha l’obbligo di visionare il certificato camerale o i bilanci della propria controparte contrattuale. La conoscenza dello stato di insolvenza non può essere presunta sulla base di una mancata attività di indagine finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati