LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione revocatoria: inefficacia cessione immobiliare

Una banca ha promosso un’azione revocatoria contro un garante e il beneficiario di un trasferimento immobiliare. Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda, dichiarando l’atto di cessione inefficace nei confronti della banca. La decisione si fonda sulla prova che la cessione pregiudicava la garanzia patrimoniale del creditore (eventus damni) e che sia il debitore sia il terzo acquirente erano consapevoli di tale pregiudizio (scientia damni), desunta dal loro stretto e pregresso rapporto d’affari.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione Revocatoria: Quando la Cessione di un Immobile Diventa Inefficace

L’azione revocatoria è uno strumento cruciale a tutela dei creditori. Ma cosa succede quando un debitore cede un immobile per saldare un altro debito? Una recente sentenza del Tribunale di Roma chiarisce i presupposti per cui un simile atto può essere dichiarato inefficace, evidenziando l’importanza della consapevolezza del danno arrecato al creditore. Analizziamo questo caso emblematico che coinvolge un istituto di credito, un garante e un trasferimento immobiliare avvenuto tramite un accordo di mediazione.

I Fatti di Causa: una Cessione Immobiliare Sotto la Lente

Un istituto finanziario vantava un cospicuo credito nei confronti di una società, garantito personalmente da un fideiussore. Successivamente all’insorgere del debito, il fideiussore cedeva la piena proprietà di due appartamenti a un’altra persona per estinguere un presunto debito pregresso tra loro. Tale trasferimento avveniva attraverso un accordo di mediazione, successivamente formalizzato da un notaio.

Ritenendo che questa operazione pregiudicasse la propria garanzia patrimoniale, la banca creditrice ha intrapreso un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 c.c. L’obiettivo era far dichiarare l’inefficacia di tale cessione nei propri confronti, per poter, in futuro, pignorare gli immobili come se non fossero mai usciti dal patrimonio del garante.

I convenuti si difendevano sostenendo la legittimità dell’operazione e negando di essere consapevoli di arrecare un danno alla banca, dato che la cessione era volta a estinguere un debito ancora più vecchio di quello bancario.

La Decisione del Tribunale: Accolta l’Azione Revocatoria

Il Tribunale di Roma ha accolto integralmente la domanda della banca. Ha dichiarato inopponibile e inefficace, nei confronti dell’istituto di credito, il trasferimento immobiliare. Di conseguenza, la banca potrà aggredire esecutivamente i due appartamenti per soddisfare il proprio credito, nonostante questi siano stati formalmente trasferiti al terzo acquirente. I convenuti sono stati inoltre condannati al pagamento delle spese legali.

I Presupposti per l’Azione Revocatoria Analizzati dal Giudice

La sentenza ribadisce i tre pilastri su cui si fonda l’azione revocatoria per atti a titolo oneroso (come la cessione per estinguere un debito, o datio in solutum) successivi al sorgere del credito:

1. L’esistenza di un credito: Il Tribunale ha specificato che è sufficiente un ‘credito litigioso’, ovvero anche solo una ragione di credito non ancora accertata con sentenza definitiva. La pendenza di un’opposizione a decreto ingiuntivo non impedisce di agire in revocatoria.
2. L’eventus damni: Il pregiudizio per il creditore. Questo non richiede la prova di un danno attuale e certo, ma la semplice dimostrazione che l’atto di disposizione abbia reso più difficile o incerto il futuro recupero del credito. La cessione di beni immobili di valore integra quasi automaticamente questo requisito.
3. La scientia damni: La consapevolezza del pregiudizio. Essendo un atto oneroso, la banca doveva dimostrare che sia il debitore-disponente (il garante) sia il terzo acquirente fossero consapevoli che l’operazione avrebbe ridotto la garanzia patrimoniale a disposizione del creditore.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’accertamento della scientia damni anche in capo al terzo acquirente. Il Tribunale ha valorizzato il principio secondo cui la prova di un atteggiamento soggettivo come la consapevolezza può essere fornita anche tramite presunzioni. Nel caso di specie, è emerso un ‘incontroverso rapporto di affari’ di lunga data tra i due convenuti. Questo stretto legame ha reso ‘verosimile’ che l’acquirente fosse a conoscenza della situazione debitoria del garante e, di conseguenza, del pregiudizio che la cessione degli immobili avrebbe arrecato alla banca.

In altre parole, il giudice ha ritenuto che la stretta relazione tra le parti del trasferimento immobiliare costituisse un indizio grave, preciso e concordante della loro comune consapevolezza del danno per il creditore. I convenuti, d’altra parte, non sono riusciti a provare che nel patrimonio del garante residuassero altri beni sufficienti a garantire il debito, onere che gravava su di loro.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa sentenza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che i creditori possono tutelarsi con l’azione revocatoria anche quando il loro credito non è ancora liquido ed esigibile. In secondo luogo, sottolinea come, nelle transazioni tra soggetti legati da rapporti d’affari o personali, la prova della ‘complicità’ del terzo acquirente possa essere raggiunta più agevolmente tramite presunzioni. Chi acquista un bene da un soggetto che sa essere in difficoltà finanziarie, specialmente se lo fa per regolare partite pregresse, corre il rischio concreto di vedere il proprio acquisto ‘revocato’ su istanza di altri creditori. La decisione è un monito a valutare con estrema attenzione non solo l’oggetto della compravendita, ma anche il contesto e la situazione patrimoniale della controparte.

Quando un creditore può contestare la vendita di un immobile da parte del suo debitore?
Un creditore può contestare un atto di disposizione, come una vendita, attraverso l’azione revocatoria quando tale atto diminuisce il patrimonio del debitore in modo da pregiudicare il soddisfacimento del credito. Per gli atti successivi al sorgere del credito, è necessario dimostrare il pregiudizio (eventus damni) e la consapevolezza di tale pregiudizio da parte del debitore (scientia damni). Se l’atto è a titolo oneroso (come una vendita), occorre provare anche la consapevolezza del terzo acquirente.

È necessario che il credito sia certo e definitivo per agire in revocatoria?
No. La sentenza conferma un orientamento consolidato secondo cui per esercitare l’azione revocatoria è sufficiente un ‘credito litigioso’ o una semplice ‘ragione di credito’, anche se non ancora accertato giudizialmente, liquido o esigibile. L’azione ha una funzione cautelare e conservativa della garanzia patrimoniale.

Come si può provare che il compratore di un immobile era a conoscenza del danno arrecato al creditore?
La prova della consapevolezza del terzo acquirente (scientia damni) può essere fornita anche tramite presunzioni. Come dimostra il caso in esame, un rapporto di affari stretto e di lunga data tra il venditore-debitore e l’acquirente può essere considerato un indizio sufficiente per ritenere che quest’ultimo fosse a conoscenza della situazione debitoria del primo e del conseguente pregiudizio per gli altri creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati