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Azione revocatoria: inammissibile il ricorso in Cassazione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un debitore contro un’azione revocatoria. La Corte conferma la decisione di merito che ha ritenuto l’atto di vendita di immobili a una società collegata pregiudizievole per il creditore, sottolineando che la valutazione sull’esistenza del danno (eventus damni) e sulla necessità di una perizia tecnica (CTU) è un potere discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e coerente.

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Azione Revocatoria: Quando la Valutazione del Giudice di Merito è Insindacabile

L’azione revocatoria rappresenta uno degli strumenti più importanti a tutela del credito. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui presupposti di tale azione, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sulle valutazioni compiute dai giudici di merito, in particolare riguardo al pregiudizio per il creditore (eventus damni). Il caso analizzato riguarda il ricorso di un debitore che, dopo aver trasferito i propri beni immobili a una società a lui riconducibile, si è visto soccombere nei primi due gradi di giudizio.

Il Contesto: La Vendita di Immobili a Prezzo Vile

I fatti traggono origine dalla decisione di un debitore di trasferire diversi appezzamenti di terreni agricoli e fabbricati rurali a una società di capitali, di cui egli stesso era proprietario. L’operazione era avvenuta a un prezzo dichiarato di soli 10.500 euro, a fronte di un valore stimato dall’Agenzia delle Entrate in oltre 2,2 milioni di euro. Una società creditrice, ritenendo tale atto lesivo della propria garanzia patrimoniale, ha intentato un’azione revocatoria per far dichiarare l’inefficacia della vendita nei suoi confronti.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla creditrice, accogliendo la domanda revocatoria. I giudici di merito hanno ritenuto che l’atto di disposizione avesse effettivamente diminuito la garanzia patrimoniale del debitore e che quest’ultimo fosse pienamente consapevole del pregiudizio arrecato al creditore.

I Motivi del Ricorso e la Difesa sull’Azione Revocatoria

Il debitore ha presentato ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Mancata ammissione della CTU: Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente respinto la richiesta, avanzata da entrambe le parti, di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per accertare il reale valore dei beni. A suo dire, una perizia avrebbe dimostrato un valore quasi nullo, escludendo così l’esistenza di un danno per il creditore.
2. Assenza della Scientia Damni: Secondo il debitore, la Corte non avrebbe considerato che il trasferimento era finalizzato unicamente a riunire la proprietà fondiaria, già di fatto unica, in capo a un unico soggetto giuridico, escludendo quindi la consapevolezza di arrecare un danno.
3. Insussistenza dell’Eventus Damni: Il ricorrente contestava l’esistenza stessa del pregiudizio, sostenendo che le prove fornite non erano state adeguatamente valutate dai giudici di merito.

L’Analisi della Cassazione sull’Azione Revocatoria

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi proposti e confermando la solidità della decisione d’appello.

Sul Rigetto della Consulenza Tecnica (CTU)

La Corte ha ribadito che la decisione di ammettere o meno una CTU rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale decisione non è censurabile in Cassazione se non per vizio di motivazione, anomalia che nel caso di specie non sussisteva. La Corte d’Appello aveva infatti spiegato in modo logico perché la CTU fosse superflua: a fronte di una sproporzione così evidente tra il prezzo di vendita e il valore accertato dall’Agenzia delle Entrate, la questione centrale non era il valore esatto, ma la possibilità prognostica per il creditore chirografario di soddisfarsi in futuro su quei beni, anche in presenza di ipoteche.

Sulla Consapevolezza del Danno (Scientia Damni)

Anche su questo punto, la Cassazione ha ritenuto la censura inammissibile. I giudici di merito avevano logicamente presunto la scientia damni dal fatto che il debitore, dopo il sorgere del credito, avesse disposto degli unici beni immobili presenti nel suo patrimonio. La finalità di “riunione della proprietà” è stata considerata irrilevante di fronte all’evidente effetto pregiudizievole dell’atto.

Sulla Sussistenza del Pregiudizio (Eventus Damni)

Infine, la Corte ha rilevato che il ricorrente non si era confrontato adeguatamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata. La Corte d’Appello aveva sottolineato come il debitore non avesse fornito prove concrete (contratti di mutuo, piani di ammortamento) per dimostrare che il valore dei beni fosse interamente assorbito dalle ipoteche esistenti. La semplice affermazione della presenza di garanzie reali non è sufficiente a escludere il pregiudizio per gli altri creditori.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sul principio consolidato secondo cui il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Le valutazioni dei fatti, l’apprezzamento delle prove e la scelta di quali elementi istruttori considerare decisivi sono attività riservate esclusivamente al giudice di merito. Il sindacato di legittimità è confinato al controllo della coerenza logica e della correttezza giuridica della motivazione, non può entrare nel merito delle scelte effettuate.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione completa e non contraddittoria su tutti i punti contestati. Aveva correttamente applicato i principi dell’azione revocatoria, valutando il pregiudizio non solo in termini attuali, ma anche potenziali e futuri, e aveva desunto la consapevolezza del debitore da elementi oggettivi e presuntivi. Il tentativo del ricorrente di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione delle prove è stato quindi ritenuto inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza alcuni punti fermi in materia di azione revocatoria e di processo civile:

1. Discrezionalità del Giudice di Merito: La scelta di disporre una CTU non è un obbligo, ma una facoltà del giudice, il cui mancato esercizio è difficilmente criticabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato.
2. Onere della Prova: Spetta al debitore che si oppone alla revocatoria dimostrare con prove concrete l’assenza di pregiudizio, ad esempio provando che il valore dei beni è interamente coperto da debiti garantiti da ipoteca.
3. Valutazione Prognostica del Danno: L’eventus damni non va valutato solo allo stato attuale, ma anche in prospettiva, considerando la possibilità che in futuro la garanzia patrimoniale possa diventare più capiente per il creditore chirografario.
4. Limiti del Ricorso in Cassazione: Non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione per sollecitare una nuova e diversa lettura delle risultanze processuali. Il controllo della Suprema Corte è limitato alla violazione di legge e ai vizi motivazionali gravi, come la mancanza assoluta o l’illogicità manifesta della motivazione.

È sempre necessario disporre una perizia (CTU) per valutare il danno in un’azione revocatoria?
No. Secondo la Corte, la decisione di ammettere o meno una CTU rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Se questi ritiene di avere già elementi sufficienti per decidere, come una valutazione dell’Agenzia delle Entrate che mostra una palese sproporzione, può legittimamente rigettare la richiesta di perizia, motivando adeguatamente la sua scelta.

Come si dimostra la consapevolezza del debitore di danneggiare il creditore (scientia damni) in un’azione revocatoria?
La scientia damni può essere dimostrata anche tramite presunzioni logiche. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto sufficiente il fatto che il debitore, dopo la nascita del credito, avesse venduto gli unici beni immobili del suo patrimonio a una società a lui riconducibile, rendendo così più difficile o incerto il soddisfacimento del creditore.

La presenza di ipoteche su un immobile esclude automaticamente il pregiudizio per i creditori non garantiti (eventus damni)?
No. La Corte ha chiarito che il giudice deve effettuare una valutazione prognostica. Il pregiudizio sussiste anche se l’atto di disposizione rende semplicemente più incerta o difficile la soddisfazione del credito. La mera esistenza di ipoteche non basta a escludere il danno, in quanto in futuro tali garanzie potrebbero essere ridimensionate o estinte, rendendo il bene aggredibile anche dai creditori chirografari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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