LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione revocatoria: improcedibile se il creditore fallisce

La Corte di Cassazione chiarisce che l’azione revocatoria fallimentare diventa improcedibile se la società che ha ricevuto i pagamenti (creditore accipiens) viene a sua volta assoggettata a liquidazione giudiziale. L’azione non può proseguire in sede ordinaria ma deve essere convertita in una domanda di insinuazione al passivo nel fallimento del creditore. La decisione si fonda sul principio di cristallizzazione del patrimonio del soggetto fallito, che non può essere modificato da azioni costitutive successive.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione Revocatoria Fallimentare: Cosa Succede se il Creditore Fallisce?

L’azione revocatoria fallimentare è uno strumento fondamentale per la tutela dei creditori, ma cosa accade se la società che ha beneficiato dei pagamenti poi revocati fallisce a sua volta? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale: l’azione non può proseguire in un giudizio ordinario ma deve essere fatta valere all’interno della procedura concorsuale del creditore. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Dalla Revocatoria al Doppio Fallimento

La vicenda ha origine dalla domanda del Fallimento Beta S.r.l. di revocare pagamenti per oltre 150.000 euro, eseguiti dalla società (poi fallita) in favore della Società Alfa S.r.l. nei sei mesi precedenti la dichiarazione di fallimento. Il Tribunale accoglieva la domanda.

La Società Alfa S.r.l. proponeva appello, ma la Corte d’Appello lo dichiarava improcedibile per la mancata comparizione dell’appellante. Successivamente, la Società Alfa S.r.l. ricorreva in Cassazione. Tuttavia, nel corso del giudizio di legittimità, emergeva un fatto nuovo e decisivo: anche la Società Alfa S.r.l. era stata assoggettata a liquidazione giudiziale.

La Decisione della Corte sull’Azione Revocatoria Fallimentare

La Corte di Cassazione, rilevata la liquidazione giudiziale della società ricorrente (l’originario creditore accipiens), ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso. Il fulcro della decisione risiede nel principio secondo cui, una volta aperta una procedura concorsuale, le azioni dirette a modificare il patrimonio del soggetto insolvente non possono più essere esperite nelle sedi ordinarie.

L’azione revocatoria, infatti, ha natura costitutiva: mira a modificare una situazione giuridica preesistente per recuperare un bene o una somma alla garanzia patrimoniale dei creditori dell’impresa fallita. Quando anche il destinatario di quel bene o di quella somma fallisce, il suo patrimonio viene “cristallizzato” a tutela dei suoi creditori. Permettere il proseguimento di un’azione revocatoria in un tribunale ordinario significherebbe incidere su quel patrimonio cristallizzato, violando le regole del concorso tra creditori.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su consolidate argomentazioni giuridiche, distinguendo tra la finalità dell’azione e gli strumenti per realizzarla dopo il fallimento del convenuto.

La Cristallizzazione del Patrimonio e l’Intangibilità dell’Asse Fallimentare

La dichiarazione di fallimento (o di apertura della liquidazione giudiziale) comporta la cristallizzazione del patrimonio del debitore. Da quel momento, nessuna azione individuale esecutiva o costitutiva può essere intrapresa al di fuori della procedura concorsuale. L’azione revocatoria, avendo l’effetto di modificare ex post la titolarità di un bene o di una somma, rientra in questa categoria. Di conseguenza, non può essere proseguita contro un soggetto a sua volta fallito, perché andrebbe a sottrarre risorse alla massa dei suoi creditori in violazione del principio della par condicio creditorum.

La Trasformazione dell’Azione in Domanda di Insinuazione al Passivo

L’improcedibilità dell’azione in sede ordinaria non significa che il Fallimento Beta S.r.l. perda il suo diritto. La tutela, però, cambia forma. Anziché recuperare materialmente la somma, il curatore del Fallimento Beta S.r.l. deve insinuarsi al passivo della liquidazione giudiziale della Società Alfa S.r.l. per il controvalore della somma revocabile.

Sarà il Giudice Delegato della liquidazione della Società Alfa S.r.l. a dover valutare, in via pregiudiziale, la fondatezza della pretesa revocatoria per poi ammettere, o meno, il credito al passivo. In questo modo, il diritto viene tutelato nel rispetto delle regole del concorso, consentendo al Fallimento Beta S.r.l. di partecipare alla ripartizione dell’attivo della Società Alfa S.r.l. insieme a tutti gli altri creditori.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto fallimentare: l’apertura di una procedura concorsuale attrae a sé tutte le controversie che possono incidere sul patrimonio del debitore. L’azione revocatoria fallimentare contro un soggetto che, a sua volta, fallisce, si trasforma da azione di recupero in un’azione di accertamento del credito. Per gli operatori del diritto, ciò significa che, in tali circostanze, è necessario abbandonare il giudizio ordinario e attivare tempestivamente lo strumento dell’insinuazione al passivo nella procedura concorsuale del convenuto, per non vedere dichiarata d’ufficio, in ogni stato e grado, l’improcedibilità della propria azione.

Cosa succede a un’azione revocatoria fallimentare se la società che ha ricevuto il pagamento fallisce a sua volta?
L’azione revocatoria fallimentare, se già iniziata, diventa improcedibile e non può proseguire nel tribunale ordinario. Se non è ancora stata iniziata, diventa inammissibile.

Il curatore del primo fallimento perde il diritto di recuperare le somme?
No, il diritto non viene perso, ma la sua tutela si trasforma. Il curatore non può più recuperare direttamente la somma, ma deve presentare una domanda di insinuazione al passivo nel fallimento della società che aveva ricevuto il pagamento, chiedendo di essere ammesso come creditore per un importo pari al valore del pagamento revocato.

Perché l’azione non può continuare in un tribunale ordinario?
Perché la dichiarazione di fallimento (o di liquidazione giudiziale) ‘cristallizza’ il patrimonio del soggetto fallito a garanzia dei suoi creditori. Un’azione costitutiva come la revocatoria, proseguita in sede ordinaria, inciderebbe illegittimamente su tale patrimonio, violando le regole del concorso tra i creditori e il principio della par condicio creditorum.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati