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Azione revocatoria: il credito non deve essere certo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4709/2024, si è occupata di un caso di azione revocatoria promossa da creditori contro la costituzione di un fondo patrimoniale da parte del loro debitore. I giudici di merito avevano accolto la domanda, ribadendo che per l’azione revocatoria non è necessario un credito certo e determinato, ma è sufficiente una ragione di credito non manifestamente infondata. La Cassazione, tuttavia, non ha deciso nel merito, ma ha disposto il rinvio della causa per acquisire una sentenza, passata in giudicato, emessa in un procedimento connesso, al fine di valutarne gli effetti sul giudizio in corso.

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Azione Revocatoria: Quando il Credito Non Deve Essere Certo

L’azione revocatoria rappresenta uno degli strumenti più efficaci a tutela dei creditori. Essa consente di neutralizzare gli atti con cui un debitore tenta di sottrarre i propri beni alla garanzia del credito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4709/2024) offre spunti interessanti non solo sui presupposti di tale azione, ma anche su complesse dinamiche processuali, come l’effetto di un giudicato formatosi in una causa connessa.

I Fatti del Caso: La Costituzione del Fondo Patrimoniale

La vicenda trae origine da una controversia legata alla compravendita di alcuni immobili. Gli acquirenti, riscontrati gravi vizi e difetti che compromettevano l’agibilità degli stessi, si sono rivolti al venditore per ottenere il dovuto risarcimento, diventando così suoi creditori.

Successivamente, il venditore e sua moglie hanno costituito due fondi patrimoniali, vincolando parte dei loro beni per far fronte ai bisogni della famiglia. Ritenendo che tale operazione fosse finalizzata a ridurre la garanzia patrimoniale su cui avrebbero potuto soddisfarsi, i creditori hanno avviato un’azione revocatoria ai sensi dell’art. 2901 c.c., chiedendo al giudice di dichiarare inefficaci nei loro confronti gli atti di costituzione dei fondi.

La Decisione dei Giudici di Merito e i Principi sull’Azione Revocatoria

Sia il Tribunale di Spoleto che la Corte d’Appello di Perugia hanno dato ragione ai creditori. Le sentenze di merito hanno ribadito due principi fondamentali in materia di azione revocatoria:

1. La natura del credito: Non è necessario che il credito sia certo, liquido ed esigibile. È sufficiente l’esistenza di una ‘ragione di credito’, anche se oggetto di accertamento giudiziale, purché non sia palesemente infondata. Nel caso specifico, il credito è stato considerato sorto al momento della denuncia dei vizi, ben prima della costituzione del fondo patrimoniale.
2. Il pregiudizio per il creditore (eventus damni): Non occorre un totale depauperamento del patrimonio del debitore. Il pregiudizio sussiste anche quando l’atto di disposizione rende semplicemente più difficile o incerta la riscossione del credito. Spetta al debitore, inoltre, dimostrare di possedere altri beni di valore sufficiente a garantire il soddisfacimento del creditore.

Sulla base di questi presupposti, i giudici hanno dichiarato inefficaci gli atti costitutivi del fondo, consentendo ai creditori di poter aggredire anche quei beni.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione e il Giudicato Esterno

Il debitore ha impugnato la decisione della Corte d’Appello dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, il giudizio di legittimità ha preso una piega inaspettata. Durante il procedimento è emerso che, in una causa parallela ma connessa, era stata emessa una sentenza dalla Corte d’Appello di Perugia, passata in giudicato (cioè divenuta definitiva).

Di fronte a questa novità, la Suprema Corte ha ritenuto opportuno non decidere immediatamente sul ricorso. Ha invece disposto il rinvio della causa a una nuova udienza pubblica, ordinando alla cancelleria di acquisire la sentenza divenuta definitiva.

Le Motivazioni della Sospensione

La decisione della Corte di Cassazione è un esempio di estrema prudenza processuale. Il ‘giudicato’ ha un effetto vincolante tra le parti e copre sia ciò che è stato deciso (il dedotto) sia ciò che si sarebbe potuto decidere (il deducibile). Se la sentenza definitiva della causa connessa ha già risolto questioni rilevanti anche per il giudizio in corso, la Corte non può ignorarla.

Pertanto, per evitare decisioni contrastanti e per rispettare il principio del ne bis in idem (non si può essere giudicati due volte per la stessa questione), i giudici hanno deciso di fermarsi e analizzare l’impatto del giudicato esterno. La causa sarà quindi discussa in una pubblica udienza, alla presenza delle parti e del Procuratore Generale, per valutare compiutamente la portata e gli effetti di questa nuova pronuncia.

Conclusioni

L’ordinanza in esame, pur essendo interlocutoria, offre due importanti lezioni. Sul piano sostanziale, conferma l’orientamento consolidato che amplia le tutele per i creditori, i quali possono agire con l’azione revocatoria anche sulla base di un credito ancora da accertare giudizialmente. Sul piano processuale, dimostra il rigore con cui la Corte di Cassazione affronta le interferenze tra giudizi, privilegiando la coerenza del sistema e il rispetto del giudicato, anche a costo di allungare i tempi del processo per garantire una decisione giusta e corretta.

Per esercitare l’azione revocatoria è necessario che il credito sia già stato accertato con una sentenza definitiva?
No, l’ordinanza conferma che è sufficiente una ragione di credito anche solo eventuale, a condizione che non sia manifestamente infondata. Non è richiesto che il credito sia certo, liquido ed esigibile.

Cosa si intende per pregiudizio alle ragioni del creditore nell’azione revocatoria?
Non è necessario che l’atto del debitore azzeri completamente il suo patrimonio. Il pregiudizio si configura anche solo se l’atto rende più difficile, incerta o dispendiosa la riscossione del credito.

Perché la Corte di Cassazione ha rinviato la causa invece di decidere sul ricorso?
La Corte ha rinviato la causa perché è venuta a conoscenza di una sentenza, divenuta definitiva (passata in giudicato), emessa in un altro procedimento connesso a quello in esame. Ha ritenuto indispensabile acquisire tale sentenza per valutarne l’impatto sul giudizio in corso prima di emettere una decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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