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Azione revocatoria: il credito da lavoro è anteriore

Un lavoratore agisce con un’azione revocatoria contro gli ex datori di lavoro che avevano donato i loro immobili ai figli. La Cassazione chiarisce che il credito del lavoratore, derivante da differenze retributive, sorge durante il rapporto di lavoro e non con la sentenza che lo accerta. Pertanto, il credito è anteriore alle donazioni, rendendo sufficiente la prova della consapevolezza del debitore di arrecare pregiudizio (scientia damni) per dichiarare l’inefficacia dell’atto.

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Azione Revocatoria: il Credito da Lavoro Nasce con la Prestazione, non con la Sentenza

L’azione revocatoria è un pilastro della tutela del credito. Ma cosa succede quando un datore di lavoro dona i suoi beni prima che un giudice accerti formalmente il debito verso un dipendente? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: il momento in cui sorge il credito da lavoro, stabilendo un principio fondamentale per la protezione dei lavoratori creditori.

Il Contesto del Caso: Donazioni Immobiliari e Crediti da Lavoro

La vicenda trae origine dalla richiesta di un lavoratore che vantava crediti per differenze retributive nei confronti dei suoi ex datori di lavoro, una coppia di coniugi. Il rapporto di lavoro si era svolto per un lungo periodo, dal 1982 al 2008. Proprio nel 2008, i coniugi avevano donato ai propri figli la proprietà di alcuni immobili, cedendo anche un diritto di usufrutto.

Il lavoratore, temendo che tali donazioni potessero pregiudicare il soddisfacimento del suo credito, ha avviato un’azione revocatoria per far dichiarare quegli atti inefficaci nei suoi confronti. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva respinto la domanda, ritenendo che il credito fosse sorto solo con il suo accertamento giudiziale, e quindi dopo le donazioni. In questo scenario, il lavoratore avrebbe dovuto provare la dolosa preordinazione dell’atto (il cosiddetto consilium fraudis), prova che non era stata fornita.

La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, accogliendo la tesi del lavoratore e dichiarando l’inefficacia delle donazioni. Contro questa sentenza, i datori di lavoro e i loro figli hanno proposto ricorso in Cassazione.

Il Principio di Diritto: la Nascita del Credito nell’Azione Revocatoria

Il cuore della controversia ruota attorno alla determinazione del momento in cui il credito del lavoratore è sorto. Questo aspetto è decisivo perché l’azione revocatoria prevede un onere della prova differente per il creditore a seconda che il suo credito sia anteriore o posteriore all’atto dispositivo del debitore.

Il Credito Anteriore all’Atto di Disposizione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello e ribadendo un principio consolidato: per i crediti di fonte contrattuale, come quelli derivanti da un rapporto di lavoro, l’insorgenza del credito va fatta risalire al momento in cui sorge l’obbligazione, non al momento del suo accertamento giudiziale.

Nel caso specifico, i crediti per differenze retributive sono maturati progressivamente durante l’intero corso del rapporto di lavoro (1982-2008). Di conseguenza, erano già esistenti al momento delle donazioni, avvenute nel giugno e luglio 2008. Il credito, anche se litigioso o non ancora accertato in via definitiva, è sufficiente a qualificare il soggetto come creditore ai fini della revocatoria.

L’Onere della Prova: dalla Scientia Damni al Consilium Fraudis

Stabilita l’anteriorità del credito, cambia l’onere probatorio a carico del creditore. Non è più necessario dimostrare il consilium fraudis, ossia che l’atto dispositivo sia stato dolosamente preordinato al fine di pregiudicare il futuro credito. È sufficiente provare la cosiddetta scientia damni: la semplice consapevolezza, da parte del debitore, che l’atto di disposizione avrebbe arrecato pregiudizio alle ragioni creditorie. La Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto provata questa consapevolezza, poiché il lavoratore aveva manifestato le sue pretese in via stragiudiziale già nel febbraio 2008, prima delle donazioni.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondati entrambi i motivi di ricorso. Sul primo motivo, relativo alla violazione dell’art. 2901 c.c., ha applicato il principio secondo cui, per stabilire se un credito sia sorto prima o dopo l’atto dispositivo, è necessario fare riferimento alla data del contratto o dell’illecito da cui origina, e non alla data della sentenza che lo accerta. Essendo il credito del lavoratore sorto nel corso del rapporto di lavoro, era innegabilmente anteriore alle donazioni del 2008.

Sul secondo motivo, concernente la violazione dell’onere della prova (art. 2697 c.c.), la Corte ha concluso che, data l’anteriorità del credito, la Corte d’Appello ha correttamente richiesto al lavoratore la sola prova della scientia damni da parte dei debitori. Questa prova è stata considerata raggiunta, in quanto i debitori erano stati formalmente informati delle pretese del lavoratore prima di spogliarsi dei loro beni.

le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la tutela dei creditori, in particolare dei lavoratori, chiarendo che la protezione offerta dall’azione revocatoria non è subordinata all’accertamento giudiziale definitivo del credito. Il diritto di credito sorge con l’obbligazione stessa (la prestazione lavorativa) e, se anteriore all’atto di disposizione patrimoniale del debitore, consente al creditore di agire in revocatoria con un onere probatorio alleggerito. Questa decisione rappresenta un importante monito per i debitori che tentano di eludere le proprie responsabilità attraverso atti di donazione o altre forme di disposizione del proprio patrimonio.

Quando sorge un credito da lavoro ai fini dell’azione revocatoria?
Il credito derivante da un rapporto di lavoro sorge progressivamente durante l’esecuzione della prestazione lavorativa e non nel momento in cui viene accertato da una sentenza. Pertanto, è considerato anteriore agli atti dispositivi compiuti dal datore di lavoro dopo la maturazione di tali crediti.

Quale prova deve fornire il creditore in un’azione revocatoria se il suo credito è anteriore all’atto?
Se il credito è anteriore all’atto di disposizione patrimoniale, è sufficiente che il creditore dimostri la cosiddetta scientia damni, ovvero la generica consapevolezza da parte del debitore che l’atto avrebbe pregiudicato le ragioni dei creditori. Non è richiesta la prova più stringente della dolosa preordinazione (consilium fraudis).

Un credito oggetto di contestazione giudiziale può giustificare un’azione revocatoria?
Sì, anche un credito litigioso, non ancora accertato con sentenza definitiva, è considerato idoneo a determinare la qualità di creditore e a legittimare l’esperimento dell’azione revocatoria, poiché è sufficiente una ragione di credito, anche eventuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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