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Azione revocatoria fondo patrimoniale: la guida

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9355/2025, ha rigettato il ricorso di una coppia che aveva costituito un fondo patrimoniale per sottrarre i propri beni alla garanzia dei creditori. La Corte ha chiarito che l’azione revocatoria fondo patrimoniale è esperibile anche per atti anteriori al sorgere del credito, a condizione che sia provata la ‘dolosa preordinazione’ del debitore. Inoltre, ha stabilito che la mancata annotazione del fondo a margine dell’atto di matrimonio non impedisce al creditore di agire, in quanto tale pubblicità serve a rendere l’atto opponibile ai terzi, ma non è un presupposto dell’azione revocatoria.

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Azione Revocatoria Fondo Patrimoniale: Quando il Creditore Può Agire?

L’istituto del fondo patrimoniale è spesso visto come uno scudo per proteggere i beni familiari. Tuttavia, quando la sua costituzione mira a frodare i creditori, questo scudo può essere infranto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui presupposti per esperire un’azione revocatoria fondo patrimoniale, anche quando questo è stato creato prima del sorgere del debito.

I Fatti di Causa: La Costituzione del Fondo e l’Azione del Creditore

Una società creditrice, titolare di un credito derivante da un decreto ingiuntivo non opposto nei confronti di una società di persone e dei suoi soci illimitatamente responsabili, conveniva in giudizio uno dei soci e il suo coniuge. L’obiettivo era ottenere la dichiarazione di inefficacia, tramite azione revocatoria, di un fondo patrimoniale costituito dalla coppia anni prima. In tale fondo erano confluiti tutti i beni immobili di proprietà della socia debitrice, di fatto azzerando la sua garanzia patrimoniale.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello accoglievano la domanda della creditrice, ritenendo che la costituzione del fondo fosse stata preordinata a danneggiare le ragioni creditorie. La coppia soccombente proponeva quindi ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la decisione sull’Azione Revocatoria Fondo Patrimoniale

I ricorrenti basavano la loro difesa su tre argomenti principali:
1. Omesso esame di un fatto decisivo e violazione di legge: Sostenevano che la Corte d’Appello non avesse considerato una perizia che attestava la capienza del patrimonio residuo della società debitrice e che, essendo l’atto di costituzione del fondo a titolo gratuito e anteriore al credito, fosse necessaria la prova di una ‘dolosa preordinazione’ non dimostrata dalla creditrice.
2. Nullità della procura alle liti: Eccepivano un vizio procedurale relativo alla rinnovazione della procura conferita dalla società creditrice ai propri difensori nel giudizio d’appello.
3. Mancanza di pregiudizio: Affermavano che il creditore non avesse provato la lesività dell’atto, anche perché non era stata prodotta l’annotazione del fondo a margine dell’atto di matrimonio, formalità necessaria per la sua opponibilità ai terzi.

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, confermando la decisione dei giudici di merito.

La Prova della “Dolosa Preordinazione”

Sul punto centrale, la Corte ha confermato che, quando l’atto dispositivo è anteriore al sorgere del credito, non basta la mera consapevolezza del pregiudizio (dolo generico), ma è necessaria la prova della ‘dolosa preordinazione’. Questa consiste nell’intenzione specifica di sottrarre i beni alla garanzia di un debito futuro. Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto provato tale intento fraudolento dalla scelta della socia di destinare tutti i suoi beni personali al fondo patrimoniale proprio in funzione delle future obbligazioni che sarebbero sorte in capo alla società, di cui era partecipe, e che versava già in una situazione di difficoltà economica.

L’Irrilevanza della Mancata Annotazione del Fondo

La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale: la mancata annotazione del fondo patrimoniale a margine dell’atto di matrimonio non osta all’azione revocatoria fondo patrimoniale. L’annotazione, prevista dall’art. 162 c.c., serve a rendere la convenzione matrimoniale opponibile ai terzi, ma non è un elemento costitutivo dell’azione revocatoria. L’obiettivo di quest’ultima non è far rientrare il bene nel patrimonio del debitore, ma consentire al creditore di aggredirlo come se non ne fosse mai uscito. Pertanto, che l’atto sia opponibile o meno è irrilevante; ciò che conta è che sia stato compiuto e che abbia arrecato pregiudizio al creditore.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando consolidati orientamenti giurisprudenziali, inclusa una recente pronuncia delle Sezioni Unite. Ha ribadito che l’onere di provare la dolosa preordinazione è a carico del creditore, ma tale prova può essere raggiunta anche tramite presunzioni, come avvenuto nel caso in esame. La Corte territoriale aveva correttamente desunto l’intento fraudolento dalla concomitanza di diversi fattori: la qualità di socia illimitatamente responsabile della debitrice, la destinazione dell’intero suo patrimonio immobiliare al fondo e la situazione di difficoltà economica della società, che avrebbe a breve cessato l’attività.

Per quanto riguarda la questione della pubblicità, la Corte ha spiegato che confondere i presupposti dell’opponibilità del fondo con quelli dell’azione revocatoria è un errore. L’azione revocatoria ha come unico presupposto un atto dispositivo che crei un eventus damni (un pregiudizio, anche solo potenziale, per il creditore) e il consilium fraudis del debitore. La prova della mancata annotazione, semmai, spetterebbe al debitore come eccezione per paralizzare l’azione, ma la sua assenza non fa venir meno l’interesse del creditore ad agire per rendere inefficace l’atto dispositivo.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela dei creditori di fronte ad atti volti a svuotare il patrimonio del debitore. Emerge con chiarezza che la costituzione di un fondo patrimoniale non è uno strumento intoccabile se posto in essere con l’intento specifico di eludere future responsabilità debitorie. Per i debitori, la decisione serve da monito: la pianificazione patrimoniale deve avvenire nel rispetto della buona fede e non può essere utilizzata come un mezzo per pregiudicare i diritti altrui. Per i creditori, si conferma la possibilità di utilizzare l’azione revocatoria anche contro atti risalenti nel tempo, a patto di riuscire a dimostrare, anche tramite presunzioni, l’originario intento fraudolento del debitore.

È possibile esperire un’azione revocatoria contro un fondo patrimoniale costituito prima del sorgere del credito?
Sì, è possibile. Tuttavia, il creditore deve dimostrare la cosiddetta ‘dolosa preordinazione’, ovvero che l’atto di costituzione del fondo è stato compiuto specificamente con l’intenzione di pregiudicare il soddisfacimento di quel futuro credito.

La mancata annotazione del fondo patrimoniale a margine dell’atto di matrimonio impedisce al creditore di agire in revocatoria?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’annotazione serve a rendere il fondo opponibile ai terzi, ma non è un elemento costitutivo dell’azione revocatoria. L’azione mira a rendere inefficace l’atto di disposizione verso il creditore, a prescindere dalla sua opponibilità generale.

Cosa deve dimostrare il creditore per vincere un’azione revocatoria fondo patrimoniale anteriore al credito?
Il creditore deve provare l’esistenza del suo credito, il pregiudizio (anche potenziale) arrecato dall’atto dispositivo alle sue ragioni (eventus damni) e l’intento fraudolento specifico del debitore di sottrarre i beni a garanzia di quel debito futuro (dolosa preordinazione o consilium fraudis).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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