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Azione revocatoria fondo patrimoniale: la decisione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, ritenendo ammissibile l’azione revocatoria contro la costituzione di fondi patrimoniali da parte di alcuni fideiussori. La Corte ha stabilito che, per l’esercizio dell’azione revocatoria fondo patrimoniale, non è necessaria la prova dell’opponibilità dell’atto ai creditori, essendo sufficiente il pericolo di danno (eventus damni) derivante dalla maggiore difficoltà nel soddisfare il credito. Inoltre, è stata negata la qualifica di consumatori ai fideiussori che avevano stretti legami funzionali con la società debitrice.

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Azione Revocatoria Fondo Patrimoniale: La Cassazione Chiarisce i Limiti

La costituzione di un fondo patrimoniale è uno strumento di protezione dei beni familiari, ma non rappresenta uno scudo invalicabile contro le pretese dei creditori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso, offrendo importanti chiarimenti sui presupposti dell’azione revocatoria fondo patrimoniale, sull’interesse ad agire del creditore e sulla nozione di consumatore per i fideiussori. Questa analisi è fondamentale per comprendere quando un atto dispositivo, come la creazione di un fondo, può essere reso inefficace.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da finanziamenti concessi da un istituto di credito a una società. A garanzia di tali prestiti, alcuni soci e amministratori della società si erano costituiti fideiussori. Successivamente, questi ultimi avevano costituito tre distinti fondi patrimoniali, conferendovi parte dei loro beni.

L’istituto di credito, vedendo diminuita la garanzia patrimoniale su cui poteva fare affidamento, ha intentato un’azione revocatoria per rendere inefficaci tali atti. Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, ritenendola inammissibile per la mancata produzione dell’estratto dell’atto di matrimonio con l’annotazione del fondo. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della banca e dichiarando la revocabilità degli atti. I fideiussori hanno quindi proposto ricorso per cassazione, basato su undici motivi.

L’Azione Revocatoria del Fondo Patrimoniale e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la sentenza d’appello. Le motivazioni della Corte offrono una disamina dettagliata dei principi che regolano l’azione revocatoria in relazione ai fondi patrimoniali, consolidando orientamenti giurisprudenziali di grande rilevanza pratica.

L’Opponibilità dell’Atto non è Requisito per l’Azione Revocatoria

Uno dei punti centrali del ricorso era la tesi secondo cui il creditore non avrebbe avuto interesse ad agire, dato che il fondo patrimoniale, non essendo stato annotato sull’atto di matrimonio, non era a lui opponibile. La Corte ha smontato questa argomentazione, chiarendo che l’azione revocatoria non ha tra i suoi presupposti l’opponibilità dell’atto dispositivo. Il suo scopo è preventivo: mira a neutralizzare il pericolo di danno (il cosiddetto eventus damni) che l’atto stesso genera. Anche un atto non ancora opponibile ai terzi può rendere più incerta e difficile la futura realizzazione del credito, legittimando quindi l’interesse del creditore a chiederne la revoca.

Fideiussori e Qualifica di Consumatore

I ricorrenti avevano tentato di far valere le tutele previste dal Codice del Consumo. La Cassazione ha escluso tale possibilità, ribadendo un principio consolidato: la qualifica di consumatore non può essere riconosciuta al fideiussore che abbia un collegamento funzionale con la società debitrice. Nel caso di specie, i garanti erano soci e amministratori della società beneficiaria del finanziamento. Avevano agito, quindi, nell’ambito della propria attività professionale e imprenditoriale, al fine di rafforzare la posizione della loro società sul mercato, e non per scopi estranei alla loro attività.

La Sussistenza del Pregiudizio nell’Azione Revocatoria Fondo Patrimoniale

Un altro motivo di doglianza riguardava la sussistenza dell’eventus damni. I ricorrenti sostenevano che, avendo conferito solo una parte dei loro beni nel fondo e avendo la banca altre garanzie (ipoteca), non vi fosse un pregiudizio concreto. La Corte ha respinto anche questa tesi. L’orientamento costante è che l’eventus damni non consiste necessariamente in una diminuzione totale del patrimonio del debitore o nel suo stato di insolvenza. È sufficiente che l’atto dispositivo comporti una modifica qualitativa o quantitativa del patrimonio che renda più difficile o incerto il soddisfacimento del credito. La sostituzione di beni facilmente aggredibili con altri di più difficile esecuzione (come quelli vincolati in un fondo) integra di per sé il requisito del pregiudizio.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso analizzando punto per punto i vari motivi sollevati. In sintesi, i giudici hanno affermato che:
1. L’interesse ad agire del creditore per l’azione revocatoria sussiste anche se l’atto di costituzione del fondo patrimoniale non è stato ancora annotato e reso opponibile, poiché la semplice creazione del vincolo di destinazione è sufficiente a generare un pericolo per la garanzia patrimoniale del creditore.
2. I fideiussori, in quanto soci e amministratori della società debitrice, non potevano essere qualificati come consumatori, poiché la garanzia era stata prestata nell’ambito della loro attività professionale, escludendo l’applicazione delle relative tutele.
3. L’eventus damni non richiede la compromissione totale del patrimonio del debitore. La costituzione di un fondo patrimoniale, vincolando determinati beni e limitandone l’espropriabilità, costituisce di per sé un atto pregiudizievole che rende più incerta la riscossione del credito.
4. La costituzione di un fondo patrimoniale è un atto a titolo gratuito e, come tale, soggetto ad azione revocatoria se il debitore era a conoscenza del pregiudizio che arrecava alle ragioni del creditore.
5. In tema di legittimazione passiva (litisconsorzio necessario), entrambi i coniugi devono essere convenuti in giudizio nell’azione revocatoria del fondo, data la natura del vincolo impresso sui beni, ma non i figli, che non sono titolari di un diritto soggettivo sui beni stessi.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione consolida la funzione dell’azione revocatoria come strumento essenziale a tutela del credito. La costituzione di un fondo patrimoniale non può essere utilizzata come un espediente per sottrarre beni alla garanzia dei creditori, soprattutto quando il debito è preesistente o sorto contestualmente. La Corte ha ribadito che la valutazione del pregiudizio va fatta in una prospettiva futura, considerando la potenziale difficoltà di recupero del credito, e non solo la situazione patrimoniale attuale del debitore. Questa pronuncia serve da monito: la protezione del patrimonio familiare attraverso il fondo incontra un limite invalicabile nella tutela dei diritti dei creditori, garantita dall’efficacia dell’azione revocatoria.

Un creditore può esercitare l’azione revocatoria contro un fondo patrimoniale anche se questo non è ancora stato annotato sull’atto di matrimonio e quindi non è opponibile ai terzi?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’azione revocatoria non ha come presupposto l’opponibilità dell’atto, ma il pericolo di danno (eventus damni) che l’atto stesso può arrecare al creditore, rendendo più incerta o difficile la futura esecuzione del credito.

Un socio e amministratore che presta una fideiussione a favore della propria società può essere considerato un consumatore?
No. Secondo la giurisprudenza costante, la qualifica di consumatore è esclusa quando esiste un collegamento funzionale tra il garante e la società debitrice. In questo caso, il fideiussore agisce nell’ambito della propria attività professionale o imprenditoriale, non per scopi personali estranei a tale attività.

Per dimostrare il pregiudizio necessario per l’azione revocatoria (eventus damni) è necessario provare che il debitore è diventato insolvente?
No. Non è necessario dimostrare l’insolvenza del debitore. È sufficiente che l’atto di disposizione, come la costituzione di un fondo patrimoniale, abbia reso più difficile o incerto il soddisfacimento del credito, anche solo attraverso una modifica qualitativa del patrimonio che sostituisce beni facilmente aggredibili con beni protetti da un vincolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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