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Azione revocatoria: effetti sulla cessione d’azienda

Un ente sanitario locale ha erroneamente richiesto la restituzione di un pagamento indebito al fallimento di una società, dopo che la cessione d’azienda a un terzo era stata colpita da azione revocatoria. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che l’azione revocatoria non comporta la ‘retrocessione’ del bene e che il diritto alla restituzione sorge verso chi ha materialmente ricevuto il pagamento.

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Azione Revocatoria Fallimentare: La Cassazione Chiarisce gli Effetti sulla Cessione d’Azienda

L’azione revocatoria è uno strumento fondamentale a tutela dei creditori, ma quali sono i suoi esatti confini e le sue conseguenze pratiche? Con la recente ordinanza n. 27812/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sugli effetti della revocatoria di una cessione d’azienda, chiarendo un punto cruciale: la revoca non comporta una ‘retrocessione’ automatica del bene e non modifica l’identità del soggetto tenuto a restituire pagamenti indebitamente ricevuti. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Pagamento Indebito e una Cessione Revocata

La vicenda ha origine dal rapporto tra un Ente Sanitario Locale (ESL) e una società di fisioterapia, successivamente dichiarata fallita. Prima del fallimento, la società aveva ceduto la propria azienda a un’altra impresa (la ‘cessionaria’). L’ESL, a seguito di un decreto ingiuntivo, effettuava un cospicuo pagamento alla società cessionaria.

Tuttavia, questo pagamento si rivelava parzialmente indebito. L’ESL aveva infatti già soddisfatto alcuni debiti verso i dipendenti della società originaria, debiti di cui anche la cessionaria era responsabile. L’ESL, quindi, intendeva recuperare la somma pagata in eccesso.

La situazione si complica quando il curatore del fallimento della società originaria riesce a ottenere, con una sentenza passata in giudicato, la revoca dell’atto di cessione d’azienda. Convinto che, a seguito della revoca, il soggetto a cui richiedere la restituzione fosse tornato ad essere la società fallita, l’ESL presenta una domanda tardiva di ammissione al passivo del fallimento per recuperare il proprio credito.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il giudice delegato che il Tribunale in sede di opposizione respingono la richiesta dell’ESL. La motivazione di fondo è che l’accoglimento della domanda revocatoria non aveva causato alcuna ‘retrocessione’ dell’azienda. La società cessionaria, seppur colpita dalla revoca, continuava a esistere e, soprattutto, era stata l’unica a incassare il pagamento non dovuto. Di conseguenza, era la cessionaria, e non il fallimento, il soggetto passivamente legittimato rispetto alla richiesta di restituzione (ripetizione di indebito).

L’Azione Revocatoria e i suoi Effetti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, conferma la decisione del Tribunale e respinge il ricorso dell’ESL. I giudici supremi colgono l’occasione per ribadire la corretta interpretazione degli effetti dell’azione revocatoria.

Il punto centrale della pronuncia è che l’esperimento vittorioso dell’azione revocatoria (sia essa ordinaria o fallimentare) non determina il ritrasferimento della proprietà del bene al debitore originario. Il suo effetto è quello di produrre un’inefficacia ‘relativa’: l’atto di disposizione del bene (in questo caso, la cessione d’azienda) diventa semplicemente inopponibile ai creditori che hanno agito.

In pratica, i creditori possono soddisfare le proprie pretese sul bene ceduto come se esso non fosse mai uscito dal patrimonio del debitore fallito. Questo, però, non significa che l’azienda sia tornata giuridicamente nella titolarità del fallimento.

Le motivazioni

La ratio decidendi della Corte risiede nella natura stessa dell’azione revocatoria. L’obiettivo non è annullare il contratto di cessione tra le parti (cedente e cessionario), ma reintegrare la garanzia patrimoniale generica dei creditori. L’atto revocato rimane valido ed efficace tra le parti che lo hanno stipulato.

Di conseguenza, l’obbligazione di restituire una somma indebitamente percepita (art. 2033 c.c.) sorge in capo a chi ha ricevuto il pagamento. Nel caso di specie, a incassare la somma dall’ESL era stata la società cessionaria. Il fatto che, successivamente, la cessione d’azienda sia stata dichiarata inefficace nei confronti della massa dei creditori del fallimento non sposta questa obbligazione. L’ESL ha, quindi, commesso un errore nell’individuare il debitore, rivolgendo la propria pretesa al fallimento anziché alla società che aveva effettivamente beneficiato del pagamento.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: i creditori devono prestare massima attenzione nell’identificare il corretto soggetto passivo delle loro azioni legali, anche in contesti complessi come le procedure fallimentari. L’azione revocatoria è un potente strumento di tutela, ma i suoi effetti sono specifici e non possono essere interpretati estensivamente. L’inefficacia dell’atto non equivale a un suo annullamento totale e non altera i rapporti obbligatori sorti con terzi, come l’obbligo di restituzione di un pagamento indebito, che resta in capo a chi lo ha materialmente ricevuto.

L’azione revocatoria di una cessione d’azienda comporta il ritorno dell’azienda al cedente fallito?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’azione revocatoria non causa una “retrocessione” del bene. Rende l’atto di cessione inefficace solo nei confronti dei creditori, i quali possono agire sul bene come se fosse ancora nel patrimonio del fallito, ma non ne trasferisce nuovamente la proprietà.

A chi deve essere richiesto un pagamento non dovuto (indebito) se è stato effettuato al cessionario di un’azienda la cui cessione è stata poi revocata?
La richiesta di restituzione deve essere rivolta a chi ha materialmente ricevuto il pagamento, ovvero il cessionario dell’azienda. L’obbligo di restituire l’indebito sorge in capo a chi lo ha percepito, indipendentemente dalla successiva inefficacia dell’atto di cessione.

Perché la domanda dell’Ente Sanitario Locale contro il fallimento è stata respinta?
È stata respinta perché era stata indirizzata al soggetto sbagliato. Il credito per la ripetizione dell’indebito era sorto nei confronti della società cessionaria, che aveva incassato la somma, e non nei confronti della società cedente, poi fallita. La revoca della cessione non ha modificato questo rapporto obbligatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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