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Azione revocatoria donazione: la Cassazione decide

Un figlio riceve immobili in dono dal padre, la cui azienda successivamente fallisce. La Cassazione conferma l’inefficacia del dono verso i creditori. La decisione chiarisce i requisiti per un’azione revocatoria donazione, specificando che per gli atti gratuiti il danno è presunto ed è sufficiente provare la consapevolezza del pregiudizio da parte del debitore. La corte ha respinto le eccezioni procedurali relative alla composizione del tribunale e all’autorizzazione del curatore.

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Azione Revocatoria Donazione: Quando un Regalo può Essere Annullato

L’azione revocatoria donazione è uno strumento legale cruciale a tutela dei creditori quando un debitore, attraverso un atto di generosità, diminuisce il proprio patrimonio rendendo più difficile il soddisfacimento dei debiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito importanti principi su questo tema, analizzando un caso in cui una donazione immobiliare da padre a figlio è stata resa inefficace a seguito del fallimento dell’azienda paterna. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Una Donazione Sotto la Lente del Fallimento

La vicenda ha origine da un atto di donazione di unità immobiliari e terreni, stipulato da un imprenditore in favore del proprio figlio. Qualche tempo dopo, l’azienda dell’imprenditore veniva dichiarata fallita. Il curatore fallimentare, agendo nell’interesse della massa dei creditori, intentava un’azione legale per far dichiarare l’inefficacia della donazione, sostenendo che tale atto avesse sottratto beni preziosi alla garanzia patrimoniale su cui i creditori potevano fare affidamento.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione al curatore, ritenendo sussistenti i presupposti per la revoca. Il figlio, beneficiario della donazione, decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sollevando questioni sia procedurali che di merito.

Le Obiezioni Processuali e l’Azione Revocatoria Donazione

Il ricorrente basava la sua difesa su tre motivi principali. I primi due erano di natura procedurale:

1. Composizione del Giudice: Si sosteneva che la causa dovesse essere decisa da un collegio di giudici del tribunale fallimentare e non da un giudice unico, chiedendo la nullità della sentenza di primo grado.
2. Autorizzazione del Curatore: Si contestava la validità dell’autorizzazione concessa dal Giudice Delegato al curatore per avviare l’azione legale, ritenendola troppo generica.

La Corte di Cassazione ha respinto entrambe le obiezioni. Sul primo punto, ha chiarito che la Sezione Fallimentare è solo una divisione organizzativa interna al Tribunale e, soprattutto, che l’azione revocatoria donazione (nella sua forma ordinaria ex art. 2901 c.c.) non rientra nell’elenco tassativo delle cause che richiedono la decisione collegiale. Sul secondo punto, ha ritenuto che l’autorizzazione fosse sufficientemente specifica, in quanto il curatore aveva identificato l’atto da impugnare (la donazione del 2016) e richiesto la nomina di un legale, rendendo chiara la sua intenzione di procedere giudizialmente.

La Prova nell’Azione Revocatoria di una Donazione

Il terzo motivo di ricorso toccava il cuore della questione: i presupposti per la revoca. Il figlio sosteneva che il curatore non avesse fornito prove adeguate riguardo a:

* L’esistenza stessa della donazione (non essendo stato prodotto l’atto notarile).
Il danno effettivo per i creditori (eventus damni*).
L’intento fraudolento del donante (consilium fraudis*).

Anche queste argomentazioni sono state giudicate infondate e, in parte, inammissibili dalla Corte.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha fornito chiarimenti essenziali sui requisiti probatori dell’azione revocatoria donazione. La decisione si è basata su principi consolidati:

1. Prova dell’Atto: La prova della donazione era stata adeguatamente fornita tramite la produzione della nota di trascrizione, un documento ufficiale che contiene tutti gli elementi essenziali dell’atto per l’esercizio dell’azione.
2. Prova del Danno (Eventus Damni): Per gli atti a titolo gratuito, come una donazione, il pregiudizio per i creditori è considerato in re ipsa, ovvero implicito nell’atto stesso. Una donazione, infatti, causa un impoverimento del patrimonio del donante senza che vi sia alcun corrispettivo. Non è quindi necessario che il creditore (o il curatore per esso) fornisca una prova specifica del danno; è sufficiente dimostrare l’esistenza della donazione.
3. Prova dell’Intento (Consilium Fraudis): Trattandosi sempre di un atto a titolo gratuito, la legge non richiede la dimostrazione di un’intenzione specifica del donante di frodare i creditori. È sufficiente provare la sua semplice consapevolezza del pregiudizio che l’atto avrebbe arrecato alle ragioni dei creditori. In altre parole, basta che il donante fosse a conoscenza del fatto che, privandosi di beni importanti, avrebbe ridotto la garanzia per i suoi debiti.

La Corte ha concluso che il ricorso del figlio era basato su affermazioni generiche che non si confrontavano adeguatamente con la solida motivazione della sentenza d’appello, rigettandolo e confermando l’inefficacia della donazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma alcuni capisaldi fondamentali in materia di tutela del credito. Per chi si trova a compiere atti di disposizione patrimoniale, come una donazione, è essenziale essere consapevoli che tali atti possono essere messi in discussione se pregiudicano i diritti dei creditori. Per i creditori, invece, la sentenza conferma che l’azione revocatoria donazione è uno strumento efficace, con un onere della prova alleggerito rispetto agli atti a titolo oneroso: il danno si presume e l’elemento soggettivo richiesto è la semplice consapevolezza del debitore.

Per un’azione revocatoria ordinaria in ambito fallimentare è necessaria la competenza del tribunale in composizione collegiale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che le cause di revocatoria ordinaria, anche se promosse dal curatore fallimentare, non rientrano tra quelle che richiedono la trattazione da parte del Tribunale in composizione collegiale.

In una azione revocatoria donazione, come si prova il danno per i creditori (eventus damni)?
Secondo la sentenza, in caso di un atto a titolo gratuito come una donazione, il danno (eventus damni) è “in re ipsa”, cioè è insito nell’atto stesso. La donazione impoverisce il patrimonio del donante senza alcun corrispettivo, e questo è sufficiente a dimostrare il pregiudizio per i creditori, senza bisogno di ulteriori prove.

Quale tipo di “intento fraudolento” (consilium fraudis) deve essere provato per revocare una donazione?
Per un atto a titolo gratuito come la donazione, non è necessario dimostrare la specifica intenzione del donante di nuocere ai creditori. È sufficiente provare la sua consapevolezza del pregiudizio che l’atto avrebbe arrecato alle ragioni dei creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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