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Azione revocatoria: donazione con ipoteca si può?

Una debitrice dona un immobile ipotecato alla figlia. Un suo creditore agisce con un’azione revocatoria per rendere inefficace la donazione. Mentre i giudici di merito respingono la richiesta, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso. La Suprema Corte stabilisce che la presenza di un’ipoteca non esclude il pregiudizio per il creditore (eventus damni), essendo sufficiente che l’atto renda più incerta o difficile la riscossione del credito. Per la consapevolezza del danno (scientia damni), basta che il debitore sia a conoscenza del proprio debito al momento della donazione.

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Azione revocatoria: la donazione di un immobile con ipoteca è revocabile

L’azione revocatoria è uno strumento fondamentale a tutela del creditore. Ma cosa succede se il debitore dona un bene già gravato da ipoteca? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre chiarimenti cruciali, ribaltando le decisioni dei gradi inferiori e riaffermando i principi cardine in materia di eventus damni e scientia damni.

I fatti del caso: la donazione di un immobile ipotecato

Una persona, condannata a risarcire un’altra per una somma superiore a 20.000 euro, decideva di donare alla propria figlia la sua quota di nuda proprietà su un immobile. Il creditore, vedendo diminuita la garanzia patrimoniale generica offerta dal patrimonio della debitrice, intentava un’azione revocatoria per far dichiarare inefficace tale donazione nei suoi confronti.

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda. La motivazione si basava su due punti principali: l’assenza di un reale pregiudizio per il creditore (eventus damni), dato che l’immobile era già gravato da un’ipoteca di primo grado a favore di un altro creditore (una banca), e l’assenza della consapevolezza di arrecare un danno (scientia damni), poiché la donazione era stata effettuata con il fine di aiutare la figlia a rinegoziare il mutuo. Tale decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello.

L’analisi della Corte di Cassazione sull’azione revocatoria

Il creditore ricorreva in Cassazione, e la Suprema Corte ha ritenuto il motivo fondato, cassando la sentenza e rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame. L’analisi dei giudici di legittimità si è concentrata sulla corretta interpretazione dei presupposti dell’azione revocatoria.

Il principio dell’eventus damni in presenza di ipoteca

La Corte ha stabilito che i giudici di merito hanno errato nel considerare l’ipoteca come un elemento sufficiente a escludere il pregiudizio per il creditore. L’eventus damni non richiede un danno attuale e certo, ma consiste nel semplice pericolo che l’atto dispositivo renda più difficile o incerta la futura esecuzione del credito.

Secondo la Cassazione, la valutazione va fatta con un giudizio prognostico, proiettato al futuro. La presenza di un’ipoteca non elimina l’interesse del creditore a revocare l’atto, poiché le garanzie reali possono subire vicende modificative o estintive. L’atto di donazione, anche di un bene ipotecato, comporta una variazione qualitativa o quantitativa del patrimonio del debitore che è sufficiente a integrare il requisito del pregiudizio.

La valutazione della scientia damni

Anche riguardo alla scientia damni, la Corte ha corretto l’interpretazione dei giudici di merito. Trattandosi di un atto a titolo gratuito (la donazione) successivo al sorgere del credito, è sufficiente la mera consapevolezza da parte del debitore che l’atto di disposizione possa pregiudicare le ragioni creditorie. Non è necessario dimostrare un’intenzione specifica di frodare.

Le finalità “onorevoli”, come quella di aiutare la figlia, sono irrilevanti. La debitrice era consapevole di avere un debito e, disponendo di un bene immobile, non poteva non essere consapevole di ridurre la garanzia patrimoniale a disposizione del suo creditore.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione ribadendo che la funzione dell’azione revocatoria è quella di ricostituire la garanzia generica del creditore sul patrimonio del debitore. Questa azione non mira a recuperare il bene nel patrimonio del debitore, ma a renderlo aggredibile dal creditore revocante, nonostante la sua alienazione. Pertanto, il presupposto del pregiudizio (eventus damni) va inteso in senso ampio, come qualsiasi atto che introduca una maggiore incertezza o difficoltà nel soddisfacimento del credito. L’esistenza di un’ipoteca non esclude questa incertezza, ma ne è solo una componente da valutare in una prospettiva futura e non statica.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante promemoria sui principi che governano l’azione revocatoria. Stabilisce chiaramente che la donazione di un bene ipotecato può essere soggetta a revoca, poiché il pregiudizio per il creditore non è escluso a priori dalla presenza della garanzia reale. Per il creditore, è sufficiente dimostrare che l’atto dispositivo ha reso più rischioso il recupero del credito. Per il debitore, la consapevolezza del debito è sufficiente a integrare la scientia damni in caso di atti gratuiti, a prescindere dalle sue intenzioni.

È possibile intentare un’azione revocatoria per la donazione di un immobile che è già ipotecato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la presenza di un’ipoteca su un immobile donato non esclude di per sé il pregiudizio per il creditore (eventus damni). È sufficiente che l’atto di donazione renda più incerta o difficile la futura soddisfazione del credito.

Cosa si intende per ‘eventus damni’ (pregiudizio per il creditore) nell’azione revocatoria?
L’eventus damni non è un danno concreto ed effettivo, ma un pericolo di danno. Si verifica quando l’atto di disposizione del debitore (es. una donazione) comporta una modifica, anche solo qualitativa, del suo patrimonio, tale da rendere più difficile o incerta la riscossione del credito. Anche la sostituzione di un bene facilmente aggredibile con uno più difficile da sottoporre a esecuzione costituisce pregiudizio.

Per revocare una donazione successiva al sorgere del credito, è necessario dimostrare che il debitore volesse specificamente danneggiare il creditore?
No. Per gli atti a titolo gratuito (come la donazione) compiuti dopo la nascita del debito, non è richiesta la prova dell’intenzione di frodare. È sufficiente la scientia damni, ovvero la semplice consapevolezza da parte del debitore che l’atto di disposizione patrimoniale è suscettibile di arrecare pregiudizio alle ragioni del creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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