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Azione revocatoria: donazione al figlio annullata

Un creditore ha ottenuto la revoca di una donazione con cui un padre aveva trasferito al figlio il proprio patrimonio immobiliare e l’azienda. La Corte d’Appello ha confermato la decisione, ritenendo sufficienti per l’azione revocatoria la semplice consapevolezza del debitore di arrecare un pregiudizio (scientia damni) e il danno oggettivo alle ragioni del creditore (eventus damni), nonostante il debito fosse di importo relativamente contenuto rispetto al valore dei beni donati.

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Azione revocatoria: la donazione al figlio non ferma il creditore

L’azione revocatoria è uno degli strumenti più efficaci a disposizione dei creditori per proteggere le proprie ragioni. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Napoli chiarisce i presupposti per la sua applicazione, anche quando l’atto di disposizione del patrimonio, come una donazione a un familiare, sembri motivato da ragioni personali e il debito sia di importo modesto. Questo caso dimostra come il trasferimento di beni al figlio per spogliarsi del proprio patrimonio non sia una strategia efficace per eludere gli obblighi verso i creditori.

I fatti di causa: una donazione sospetta

Un imprenditore, a fronte di un debito di circa 9.500 euro per forniture non pagate risalenti al biennio 2007-2008, decideva nel 2010 di donare al proprio figlio l’intero patrimonio immobiliare, compresa un’azienda alberghiera. Il creditore, una volta ottenuto un accertamento giudiziale del proprio credito, agiva in giudizio con l’azione revocatoria per far dichiarare inefficace tale donazione nei suoi confronti.

La decisione del Tribunale e i motivi dell’appello

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda del creditore, ritenendo sussistenti tutti i presupposti dell’azione revocatoria: l’esistenza del credito, il pregiudizio per il creditore (eventus damni) e la consapevolezza del debitore di arrecare tale danno (scientia damni).

Il debitore e il figlio proponevano appello, lamentando due aspetti principali:
1. Violazione del diritto di difesa: Sostenevano che la decisione era stata presa dopo un’udienza svoltasi con il solo scambio di note scritte (modalità introdotta durante l’emergenza pandemica), impedendo loro un’adeguata discussione orale.
2. Insussistenza dei presupposti: Negavano la sussistenza della scientia damni, affermando che il padre fosse inconsapevole del debito all’epoca della donazione, e dell’eventus damni, sostenendo che il patrimonio residuo (tre autovetture e due motocicli) fosse sufficiente a garantire un debito così esiguo.

Le motivazioni della Corte d’Appello sull’azione revocatoria

La Corte d’Appello ha rigettato integralmente l’appello, confermando la sentenza di primo grado sulla base di solide argomentazioni.

Analisi dei presupposti dell’azione revocatoria

I giudici hanno ribadito i principi cardine dell’azione revocatoria secondo l’art. 2901 c.c.:

* Esistenza del credito: Il credito non deve essere necessariamente liquido ed esigibile. È sufficiente una ragione di credito o un’aspettativa, anche se oggetto di contenzioso. Nel caso di specie, il credito era sorto prima della donazione, anche se accertato giudizialmente solo in seguito.
Eventus damni*: Il pregiudizio non consiste solo nella totale perdita della garanzia patrimoniale, ma anche in una variazione qualitativa che renda più difficile o incerta la riscossione del credito. La sostituzione di beni immobili e di un’azienda con beni mobili di scarso e incerto valore (vecchi veicoli) integra pienamente questo requisito. Spetta al debitore, e non al creditore, dimostrare che il patrimonio residuo è sufficiente a soddisfare il creditore senza difficoltà.
Scientia damni: Per gli atti a titolo gratuito (come la donazione) successivi al sorgere del credito, non è richiesta l’intenzione di frodare (consilium fraudis*), ma la semplice consapevolezza del debitore che l’atto possa pregiudicare le ragioni del creditore. Donare l’intero patrimonio immobiliare, pur a fronte di un debito relativamente piccolo, dimostra questa consapevolezza.

Sulla presunta violazione del diritto di difesa

La Corte ha ritenuto infondata anche la censura processuale. La normativa emergenziale consentiva lo svolgimento delle udienze tramite scambio di note scritte e gli appellanti non solo non si erano opposti, ma avevano depositato memorie difensive complete, esercitando appieno il loro diritto.

Conclusioni: cosa insegna questa sentenza

La decisione in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che l’azione revocatoria tutela il creditore non solo da atti di disposizione fraudolenti, ma anche da quelli che, pur mossi da altre intenzioni, rendono più difficile il recupero del credito. In secondo luogo, chiarisce che il debitore non può difendersi sostenendo di aver conservato beni di valore esiguo o di difficile realizzo. Il pregiudizio per il creditore è anche qualitativo. Infine, la sentenza sottolinea che la donazione ai familiari, una pratica comune per tentare di mettere al riparo il patrimonio, è pienamente soggetta all’azione revocatoria quando sussistono i presupposti di legge, indipendentemente dall’entità del debito.

Quando un creditore può usare l’azione revocatoria per una donazione?
Un creditore può chiedere la revoca di una donazione quando questa pregiudica la sua capacità di soddisfare il proprio credito. È necessario che il credito sia sorto prima dell’atto di donazione e che il debitore fosse consapevole del potenziale danno che avrebbe arrecato al creditore, anche se non aveva una specifica intenzione di frodarlo.

Per l’azione revocatoria, il debitore deve avere l’intenzione di frodare il creditore?
No. Secondo la sentenza, per gli atti a titolo gratuito (come una donazione) compiuti dopo la nascita del debito, è sufficiente la ‘scientia damni’, ovvero la semplice consapevolezza del debitore che il proprio atto di disposizione patrimoniale possa rendere più difficile o incerto il recupero del credito. Non è richiesta la prova di un intento fraudolento.

Se il debitore conserva altri beni, la donazione è al sicuro dall’azione revocatoria?
Non necessariamente. Il pregiudizio per il creditore (‘eventus damni’) non è solo quantitativo ma anche qualitativo. Se i beni residui, come nel caso di specie (vecchie auto e moto), sono di valore esiguo, incerto e di difficile liquidazione rispetto ai beni donati (immobili e azienda), l’azione revocatoria può essere comunque accolta. È onere del debitore dimostrare che il suo patrimonio residuo è sufficiente a garantire il credito senza difficoltà.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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