LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione revocatoria: bene ipotecato e pregiudizio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17479/2025, ha rigettato il ricorso di un debitore che aveva conferito i propri beni immobili in una società per sottrarli ai creditori. La Corte ha chiarito che l’azione revocatoria è ammissibile anche se i beni sono gravati da ipoteca, poiché il pregiudizio per il creditore (eventus damni) consiste anche solo nel rendere più incerta o difficile la soddisfazione del credito. La valutazione del pregiudizio va fatta con una prognosi futura, considerando che le ipoteche possono essere modificate o estinte. È stata inoltre confermata la consapevolezza del debitore di arrecare danno ai creditori, respingendo l’argomentazione che l’atto fosse finalizzato a pagare un debito scaduto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione Revocatoria: anche un bene ipotecato può essere oggetto di revoca

L’azione revocatoria è uno degli strumenti più importanti a tutela del credito. Consente ai creditori di rendere inefficaci gli atti con cui un debitore si spoglia dei propri beni per evitare di pagare i debiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, chiarendo che la presenza di un’ipoteca su un immobile non impedisce di per sé l’esercizio di tale azione.

Il Fatto: la cessione dei beni per sottrarli ai creditori

Il caso riguarda un debitore che, a seguito di azioni esecutive intraprese da alcuni creditori, conferiva i propri beni immobili in una società a responsabilità limitata. I ricorrenti, tra cui il debitore stesso e la società beneficiaria, sostenevano che tale atto non avesse arrecato alcun pregiudizio ai creditori. Le loro argomentazioni si basavano su due punti principali: primo, i beni erano già gravati da un’ipoteca di valore tale da coprire l’intero valore degli immobili; secondo, l’atto di conferimento era parte di un accordo più ampio che, attraverso la rinuncia alle azioni esecutive e l’emissione di nuovi titoli di credito, avrebbe dovuto estinguere le obbligazioni precedenti.

I creditori, tuttavia, agivano in giudizio con l’azione revocatoria, sostenendo che il conferimento dei beni immobili nella società avesse di fatto diminuito la garanzia patrimoniale del debitore, rendendo più difficile il recupero del loro credito.

L’Azione Revocatoria e il bene ipotecato: i motivi del ricorso

I ricorrenti hanno contestato la decisione dei giudici di merito su più fronti. Sostenevano, in particolare, la violazione dell’art. 2901 c.c., lamentando l’errata valutazione sia del presupposto oggettivo (eventus damni, ovvero il pregiudizio) sia di quello soggettivo (la consapevolezza del debitore di arrecare danno).

Secondo la loro tesi, la presenza di un creditore ipotecario, il cui credito assorbiva l’intero valore degli immobili, escludeva in radice la possibilità di un pregiudizio per gli altri creditori chirografari. Inoltre, affermavano che l’atto dispositivo era anteriore al sorgere del ‘nuovo’ credito (rappresentato dai titoli cambiari) e che, pertanto, i creditori avrebbero dovuto dimostrare il dolo specifico del debitore, cosa che non era avvenuta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la validità dell’azione revocatoria promossa dai creditori. Gli Ermellini hanno smontato le argomentazioni dei ricorrenti, ribadendo principi consolidati in materia.

L’insussistenza dell’esenzione per adempimento di debito scaduto

Un altro motivo di ricorso si basava sull’esenzione prevista dall’art. 2901, terzo comma, c.c., che esclude dalla revocatoria gli atti compiuti per adempiere a un debito scaduto. I ricorrenti sostenevano che il conferimento fosse strumentale a ottenere un finanziamento per pagare i creditori. La Corte ha respinto questa tesi, evidenziando che i ricorrenti non avevano fornito alcuna prova né del finanziamento ottenuto, né del suo effettivo utilizzo per estinguere i debiti, che di fatto risultavano ancora esistenti.

Le Motivazioni: i principi sull’azione revocatoria

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha chiarito la nozione di eventus damni. La Cassazione ha spiegato che la presenza di un’ipoteca, anche se di valore pari o superiore a quello del bene, non esclude automaticamente il pregiudizio per gli altri creditori. La valutazione del danno, infatti, non va fatta in modo statico al momento dell’atto, ma con un giudizio prognostico proiettato nel futuro. Le ipoteche possono subire vicende modificative o estintive (ad esempio, per pagamento del debito garantito, per prescrizione, per rinuncia del creditore). L’atto dispositivo, pertanto, rende più incerta e difficoltosa la soddisfazione dei creditori, e questo è sufficiente a integrare il requisito dell’ eventus damni. Non è necessario un danno concreto ed effettivo, ma basta un pericolo di danno. Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, la Corte ha ritenuto sufficiente la consapevolezza del debitore di diminuire il proprio patrimonio, rendendolo insufficiente a garantire i creditori, consapevolezza desumibile dal fatto che il debitore si era spogliato di tutti i suoi beni.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza rafforza la tutela dei creditori, confermando un’interpretazione ampia dei presupposti dell’azione revocatoria. La decisione sottolinea due principi pratici fondamentali: 1) Un debitore non può pensare di mettere al riparo i propri beni trasferendoli, anche se questi sono già ipotecati, poiché tale atto può comunque essere revocato. 2) Il pregiudizio per il creditore non è solo la perdita secca, ma anche la maggiore difficoltà e incertezza nel recuperare il proprio credito. La valutazione deve essere dinamica e proiettata al futuro, non statica e legata alla situazione esistente al momento dell’atto dispositivo.

È possibile esperire un’azione revocatoria su un bene immobile già gravato da ipoteca?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la presenza di un’ipoteca, anche se di valore pari a quello dell’immobile, non esclude di per sé il pregiudizio per il creditore (eventus damni). La valutazione del pregiudizio va compiuta con una prognosi futura, considerando che l’ipoteca potrebbe essere modificata o estinta, rendendo il bene aggredibile.

Cosa si intende per ‘pregiudizio alle ragioni del creditore’ (eventus damni) nell’azione revocatoria?
Non è necessario un danno concreto ed effettivo, ma è sufficiente un pericolo di danno derivante dall’atto di disposizione. Il pregiudizio sussiste quando l’atto modifica la situazione patrimoniale del debitore in modo da rendere incerta o più difficoltosa la futura esecuzione coattiva del debito.

L’atto di disposizione compiuto per pagare un debito scaduto è sempre esente da revocatoria?
No. L’esenzione prevista dall’art. 2901, terzo comma, c.c., si applica solo a condizioni rigorose. La parte che la invoca deve dimostrare non solo l’esistenza di un debito scaduto, ma anche un ‘rapporto di strumentalità necessaria’ tra l’atto dispositivo e il pagamento, e che tale atto fosse il ‘solo mezzo’ disponibile per pagare quel creditore. Nel caso di specie, queste prove non sono state fornite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati