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Azione di riduzione: obbligo del beneficio d’inventario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8666/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di successioni. Quando un erede legittimario agisce per far dichiarare che una vendita del defunto a un terzo era in realtà una donazione (simulazione), al fine di recuperare la propria quota di eredità lesa (azione di riduzione), deve obbligatoriamente aver accettato l’eredità con beneficio d’inventario. Il caso riguardava due sorelle che contestavano vendite immobiliari fatte dal padre al fratello e alla cognata, sostenendo che fossero donazioni mascherate. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei convenuti, cassando la sentenza d’appello e stabilendo che l’azione di simulazione, se finalizzata alla riduzione verso un non coerede, non può prescindere da tale adempimento preventivo.

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Azione di riduzione: l’obbligo del beneficio d’inventario se si agisce contro terzi

Quando un erede ritiene che la propria quota di legittima sia stata lesa da atti di disposizione del defunto, come vendite che mascherano donazioni, può intraprendere un percorso legale per tutelare i propri diritti. Tuttavia, questo percorso è disseminato di requisiti procedurali molto specifici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: se l’ azione di riduzione è diretta contro soggetti che non sono coeredi, l’erede deve prima accettare l’eredità con beneficio d’inventario. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dalla domanda di due sorelle contro i propri fratelli e le rispettive mogli. Le attrici sostenevano che due atti di compravendita, con cui il padre defunto aveva trasferito una casa e un terreno ai convenuti, fossero in realtà delle donazioni simulate. Tali atti, a loro dire, avevano leso la loro quota di eredità legittima. Chiedevano quindi, in via subordinata alla dichiarazione di nullità, che venisse accertata la simulazione e che si procedesse con l’azione di riduzione per reintegrare la loro quota.

I tribunali di merito avevano dato ragione alle sorelle, accertando che il prezzo delle vendite non era mai stato corrisposto e che, di conseguenza, si trattava di donazioni dissimulate. Tuttavia, avevano rigettato l’eccezione dei convenuti secondo cui le attrici avrebbero dovuto, prima di agire, accettare l’eredità con beneficio d’inventario, essendo l’azione rivolta anche contro le cognate, soggetti terzi estranei all’asse ereditario.

La decisione della Corte di Cassazione e l’Azione di Riduzione

La questione è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha ribaltato la decisione dei giudici d’appello. La Suprema Corte ha chiarito che l’azione di simulazione e l’ azione di riduzione non possono essere considerate come due procedimenti separati quando la prima è strumentale alla seconda.

Il punto centrale della controversia risiede nell’applicazione dell’articolo 564 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che il legittimario che intende agire in riduzione contro persone che non sono coeredi ha l’onere di accettare l’eredità con beneficio d’inventario. Nel caso di specie, le cognate delle attrici non erano eredi del suocero, ma semplici terze acquirenti (o, come si è rivelato, donatarie). Pertanto, l’azione promossa nei loro confronti rientrava pienamente nella previsione normativa.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che l’azione di simulazione, quando proposta da un erede legittimario per far emergere una donazione lesiva della sua quota, è funzionalmente collegata all’ azione di riduzione. Non si tratta di una semplice azione di accertamento, ma del primo passo necessario per poter poi ridurre la donazione e recuperare il bene all’asse ereditario.

I giudici hanno enunciato il seguente principio di diritto: “l’azione di simulazione relativa proposta dall’erede in ordine ad un atto di disposizione patrimoniale del de cuius, stipulato (anche o solo) con un terzo che non sia chiamato come coerede, che si assume lesivo della quota di legittima ed abbia tutti i requisiti di validità del negozio dissimulato deve ritenersi proposta esclusivamente in funzione dell’azione di riduzione prevista dall’art.564 c.c., con la conseguenza che l’ammissibilità dell’azione è condizionata dalla preventiva accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario”.

L’errore della Corte d’Appello è stato quello di ritenere che l’azione di simulazione fosse finalizzata solo a una “mera determinazione della quota disponibile”, scindendola dall’effettiva domanda di riduzione. Al contrario, la Cassazione ha ribadito che, quando si agisce contro terzi non coeredi, la condizione posta dall’art. 564 c.c. è imprescindibile per la procedibilità della domanda.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica per chi intende tutelare la propria quota di legittima. L’erede che sospetta che il defunto abbia effettuato donazioni simulate a favore di terzi (come una nuora, un genero o un estraneo) deve prestare la massima attenzione agli adempimenti preliminari. Prima di intraprendere qualsiasi azione legale, è essenziale procedere con l’accettazione dell’eredità con beneficio d’inventario. Omettere questo passaggio rende l’azione improcedibile, con il rischio di perdere la possibilità di recuperare quanto spettante per legge. La decisione serve a tutelare anche l’affidamento dei terzi, garantendo che l’erede che agisce contro di loro abbia prima cristallizzato la consistenza del patrimonio ereditario attraverso la redazione dell’inventario.

Quando un erede deve accettare l’eredità con beneficio d’inventario per esercitare l’azione di riduzione?
Secondo la sentenza, l’accettazione con beneficio d’inventario è una condizione obbligatoria e preventiva quando l’azione di riduzione (preceduta da un’azione di simulazione) è proposta contro soggetti che non sono coeredi del defunto, come ad esempio le nuore nel caso specifico.

Perché è necessaria l’accettazione con beneficio d’inventario in questi casi?
La norma (art. 564 c.c.) è posta a tutela dei terzi donatari ed estranei all’eredità. L’inventario serve a definire con certezza la consistenza del patrimonio ereditario, permettendo di calcolare correttamente la quota disponibile e la quota di legittima, e garantendo trasparenza nell’azione di recupero dei beni.

Un erede legittimario può provare con testimoni che una vendita fatta dal defunto era una donazione simulata?
Sì. La Corte afferma che il legittimario che agisce per la tutela della propria quota di legittima è considerato ‘terzo’ rispetto all’atto simulato. Pertanto, può provare la simulazione senza limiti, anche tramite testimoni o presunzioni, a condizione che la sua azione sia fondata sulla lesione della sua quota di legittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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