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Azione di responsabilità curatore: la Cassazione chiarisce

Una società fallita, tramite il suo curatore, ha intentato un’azione di responsabilità contro ex amministratori e sindaci. I tribunali di merito l’hanno rigettata, qualificandola come sola azione sociale e quindi prescritta. La Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che l’azione di responsabilità del curatore, ex art. 146 l. fall., cumula in sé sia l’azione sociale sia quella dei creditori. In assenza di una specificazione, si presume che il curatore le eserciti entrambe, con diverse decorrenze per la prescrizione, imponendo una nuova valutazione del caso.

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Azione di Responsabilità del Curatore: Cumulo e Prescrizione

L’azione di responsabilità del curatore fallimentare è uno strumento cruciale per recuperare il patrimonio sociale a beneficio dei creditori. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali sulla natura di questa azione, specificando come vada interpretata quando l’atto introduttivo non distingue tra responsabilità verso la società e responsabilità verso i creditori. Questa pronuncia ribadisce un principio giurisprudenziale consolidato, offrendo una guida preziosa per i professionisti del settore.

I Fatti di Causa

Il curatore fallimentare di una società per azioni citava in giudizio gli ex amministratori e sindaci, chiedendo il risarcimento dei danni derivanti da gravi violazioni gestionali. Le accuse includevano falso in bilancio, creazione di liquidità occulta, operazioni in conflitto di interessi e, soprattutto, l’illegittima appostazione a riserva di contributi pubblici non ancora approvati, al fine di mascherare ingenti perdite d’esercizio e proseguire l’attività sociale a danno dei creditori. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello rigettavano la domanda, qualificandola unicamente come azione di responsabilità sociale (ex art. 2393 c.c.) e ritenendola, di conseguenza, prescritta, dato che il termine quinquennale era decorso.

La Questione Giuridica: Natura dell’Azione di Responsabilità del Curatore

Il fulcro del ricorso in Cassazione è stata la corretta qualificazione giuridica dell’azione esercitata dal curatore ai sensi dell’art. 146 della Legge Fallimentare. Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente ignorato che l’azione del curatore cumula in sé sia l’azione sociale (a tutela del patrimonio della società) sia quella dei creditori (a tutela della garanzia patrimoniale generica).

Secondo la tesi del fallimento, i fatti contestati, come l’artificiosa copertura delle perdite, avevano causato un danno diretto non solo alla società, ma anche ai creditori, la cui possibilità di soddisfarsi sul patrimonio sociale era stata compromessa dalla prosecuzione dell’attività in stato di decozione. Di conseguenza, il termine di prescrizione avrebbe dovuto essere valutato separatamente per entrambe le azioni, impedendo l’estinzione del diritto al risarcimento se anche una sola delle due non fosse risultata prescritta.

L’errore della Corte d’Appello sulla prescrizione

La Corte territoriale aveva qualificato l’azione come meramente sociale, facendo decorrere la prescrizione dal momento della cessazione dalla carica degli amministratori o, al più tardi, dalla data di dichiarazione del fallimento. Questa interpretazione, secondo il ricorrente, non teneva conto della duplice natura dell’azione di responsabilità del curatore e della specifica tutela accordata ai creditori sociali, il cui diritto al risarcimento sorge quando il patrimonio sociale diviene insufficiente a soddisfarli, un momento che spesso coincide con la dichiarazione di fallimento stessa.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto i primi tre motivi del ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: l’azione ex art. 146 l. fall. cumula in sé le diverse azioni previste dagli artt. 2393 e 2394 c.c. (azione sociale e azione dei creditori), le quali, pur essendo esercitate congiuntamente dal curatore, mantengono la loro autonomia in termini di presupposti e disciplina, inclusa la decorrenza della prescrizione.

Il Collegio ha chiarito che, in assenza di una specifica indicazione nell’atto di citazione che limiti la domanda a una sola delle due azioni, si deve presumere che il curatore abbia inteso esercitarle entrambe. Nel caso di specie, la stessa esposizione dei fatti, che evidenziava come le condotte illecite degli amministratori avessero nascosto ai creditori la reale situazione patrimoniale, era sufficiente a configurare anche i presupposti dell’azione a tutela di questi ultimi. La Corte d’Appello ha quindi errato nel limitare la sua analisi alla sola azione sociale, omettendo di valutare se i fatti allegati potessero fondare la domanda anche sotto il profilo della responsabilità verso i creditori.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione riafferma la funzione dell’azione di responsabilità del curatore come strumento unitario ma polivalente, volto alla reintegrazione del patrimonio a garanzia sia dei soci che dei creditori. La sentenza impugnata è stata annullata perché, interpretando restrittivamente la domanda del curatore, ha violato il principio secondo cui l’azione ex art. 146 l. fall. si presume cumulativa. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, dovrà riesaminare integralmente l’eccezione di prescrizione, tenendo conto della duplice natura dell’azione e delle diverse decorrenze dei termini prescrizionali applicabili all’azione sociale e a quella dei creditori, sulla base dei principi riaffermati dalla Suprema Corte.

Che natura ha l’azione di responsabilità esercitata dal curatore fallimentare ai sensi dell’art. 146 l. fall.?
L’azione di responsabilità del curatore fallimentare cumula in sé sia l’azione sociale (prevista dall’art. 2393 c.c. a tutela del patrimonio sociale) sia l’azione dei creditori sociali (prevista dall’art. 2394 c.c. a tutela della garanzia patrimoniale). Sebbene esercitate unitariamente, le due azioni mantengono presupposti e disciplina distinti.

Cosa accade se nell’atto di citazione il curatore non specifica quale azione intende esercitare?
In assenza di una specificazione o di un contenuto che implicitamente limiti la domanda a una sola delle due azioni, la giurisprudenza presume che il curatore abbia inteso esercitarle congiuntamente entrambe. Il giudice deve quindi valutare la sussistenza dei presupposti per ambedue le azioni.

Come si calcola la prescrizione per l’azione di responsabilità del curatore?
Poiché l’azione del curatore cumula due azioni autonome, anche il regime di decorrenza della prescrizione è distinto. Per l’azione sociale, la prescrizione decorre, di regola, dalla cessazione dalla carica dell’amministratore; per l’azione dei creditori, il termine decorre dal momento in cui l’insufficienza del patrimonio sociale a soddisfare i crediti diventa oggettivamente percepibile, evento che spesso coincide con la dichiarazione di fallimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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