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Azione di regresso: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un co-garante contro l’azione di regresso avviata da un altro garante che aveva saldato il debito principale. La decisione conferma che, in presenza di un’obbligazione solidale tra più garanti, chi paga ha diritto a richiedere agli altri la loro quota. L’ordinanza sottolinea come l’interpretazione del contratto da parte del giudice di merito sulla natura solidale dell’obbligazione sia insindacabile in sede di legittimità se non vengono provati specifici vizi di violazione di legge o di motivazione.

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Azione di regresso tra co-garanti: cosa stabilisce la Cassazione?

L’azione di regresso rappresenta uno strumento fondamentale per riequilibrare i rapporti interni tra più soggetti che hanno garantito in solido lo stesso debito. Quando uno dei garanti paga l’intera somma, ha il diritto di rivalersi sugli altri per ottenere la restituzione della loro parte. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi cardine che regolano tale azione, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sull’interpretazione dei contratti di garanzia.

I Fatti di Causa: Dalla Fideiussione all’Azione di Regresso

La vicenda trae origine da due decreti ingiuntivi emessi dal Giudice di Pace a favore di un co-garante, il quale, dopo aver saldato un debito verso un istituto di credito per conto di una società, aveva agito in regresso nei confronti di un altro co-garante per ottenere il rimborso delle quote di sua competenza. Le garanzie erano state prestate a favore di una banca per degli affidamenti concessi a una società a responsabilità limitata.

L’altro garante si era opposto ai decreti, sostenendo, tra le altre cose, che il pagamento fosse stato in realtà effettuato dal debitore principale e non dal garante che agiva in regresso, e che i contratti di garanzia, qualificati come autonomi, non prevedessero la solidarietà dell’obbligazione e, di conseguenza, non ammettessero l’azione di regresso. Mentre il Giudice di Pace aveva inizialmente accolto le opposizioni, il Tribunale, in secondo grado, aveva riformato la decisione, condannando il garante opponente al pagamento delle somme richieste. Il Tribunale aveva ritenuto che le obbligazioni fossero solidali, basandosi sull’interpretazione di una clausola contrattuale in un caso e su una previsione esplicita nell’altro, rendendo così esperibile l’azione di regresso.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. L’analisi della Corte si è concentrata sui tre motivi di ricorso presentati dal garante.

Primo Motivo: Onere della Prova e Legittimazione ad Agire

Il ricorrente lamentava la violazione delle norme sull’onere della prova (art. 2697 c.c.) e sulla valutazione delle prove (art. 116 c.p.c.), sostenendo che il giudice di secondo grado non avesse considerato adeguatamente la documentazione che, a suo dire, dimostrava che il pagamento era provenuto dal debitore principale. La Cassazione ha ritenuto il motivo inammissibile, chiarendo che una violazione dell’art. 2697 c.c. si verifica solo se il giudice attribuisce l’onere della prova a una parte diversa da quella onerata per legge, e non quando si contesta la valutazione delle prove. La censura si limitava a criticare l’omessa valutazione di documenti, senza peraltro specificare le modalità della loro produzione in giudizio.

Secondo Motivo: Interpretazione del Contratto e l’Azione di Regresso

Con il secondo motivo, il ricorrente contestava l’interpretazione delle clausole contrattuali da parte del Tribunale, che aveva desunto la natura solidale dell’obbligazione e, quindi, l’ammissibilità dell’azione di regresso. La Corte ha dichiarato anche questo motivo inammissibile, ricordando un principio consolidato: il sindacato di legittimità sull’interpretazione di un contratto non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il ricorso in Cassazione può censurare tale interpretazione solo se il giudice ha violato i canoni legali di ermeneutica contrattuale (artt. 1362 e ss. c.c.) o ha basato la sua decisione su un ragionamento illogico, vizi che il ricorrente non era riuscito a dimostrare, limitandosi a proporre una propria interpretazione alternativa.

Terzo Motivo: Violazione dell’Art. 1954 cod. civ.

Infine, il terzo motivo, che denunciava la violazione dell’art. 1954 c.c. relativo proprio al regresso tra fideiussori, è stato giudicato inammissibile perché formulato in modo generico. La Corte ha ribadito che, per denunciare una violazione di legge, non è sufficiente indicare la norma, ma è necessario specificare le affermazioni in diritto contenute nella sentenza impugnata che si ritengono in contrasto con essa, compito che il ricorrente non aveva adeguatamente assolto.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su principi procedurali e sostanziali consolidati. Dal punto di vista procedurale, la Cassazione ribadisce i rigorosi limiti del proprio sindacato. Non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti o le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione del giudice di merito. Il ricorrente che intende contestare l’interpretazione di un contratto o la valutazione di una prova deve farlo dimostrando un errore di diritto o un vizio logico manifesto, non semplicemente offrendo una lettura diversa.

Dal punto di vista sostanziale, l’ordinanza conferma che l’azione di regresso tra co-garanti è strettamente legata alla natura solidale dell’obbligazione. Se i garanti sono obbligati in solido, chi paga per tutti ha il diritto di chiedere a ciascuno degli altri la propria parte. La solidarietà può derivare da una clausola esplicita del contratto o essere il risultato dell’interpretazione della volontà delle parti. Una volta che il giudice di merito ha accertato, con motivazione adeguata, l’esistenza di un vincolo solidale, tale accertamento è difficilmente contestabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione per chi presta garanzie in concorso con altri soggetti. In primo luogo, evidenzia l’importanza di una chiara redazione delle clausole contrattuali, specialmente per quanto riguarda la natura (solidale o parziaria) dell’obbligazione e la regolamentazione dei rapporti interni tra i garanti. In secondo luogo, conferma che il garante che adempie l’obbligazione ha a disposizione il potente strumento dell’azione di regresso, a condizione che l’obbligazione sia solidale. Infine, ribadisce la difficoltà di contestare in Cassazione le valutazioni di merito, come l’interpretazione di un contratto, a meno che non si riesca a dimostrare un palese errore di diritto o un’irragionevolezza manifesta nella motivazione della sentenza impugnata.

Quando un co-garante può esercitare l’azione di regresso verso gli altri?
Un co-garante può esercitare l’azione di regresso dopo aver pagato il debito garantito, a condizione che l’obbligazione di garanzia sia solidale. La solidarietà può essere prevista espressamente nel contratto o risultare dall’interpretazione dello stesso da parte del giudice.

È possibile contestare in Cassazione l’interpretazione di un contratto di garanzia fatta dal giudice di merito?
Sì, ma solo entro limiti molto rigorosi. Non è sufficiente proporre un’interpretazione alternativa. Il ricorrente deve dimostrare che il giudice di merito ha violato le specifiche norme legali sull’interpretazione dei contratti (artt. 1362 e ss. c.c.) o che la sua motivazione è palesemente illogica o insufficiente.

Cosa deve provare il garante che agisce in regresso?
Il garante che agisce in regresso deve provare i fatti costitutivi della sua pretesa, ovvero l’esistenza del contratto di garanzia con obbligazione solidale e l’avvenuto pagamento del debito al creditore. Spetta poi al co-garante convenuto provare eventuali fatti estintivi o modificativi del diritto, come ad esempio il fatto che il pagamento sia stato effettuato dal debitore principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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