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Azione di arricchimento: inammissibile se c’è un’altra azione

In una controversia sulla vendita di quote latte con pagamento sospeso, la Corte di Cassazione ha chiarito i limiti dell’azione di arricchimento senza causa. La Corte ha stabilito che tale azione è inammissibile se il soggetto impoverito aveva a disposizione un’altra azione legale per ottenere un indennizzo, anche se quest’ultima doveva essere intentata contro un terzo, come la Pubblica Amministrazione responsabile di un ritardo.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Azione di Arricchimento: Inammissibile se Esiste un’Altra Tutela

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4246 del 16 febbraio 2024, torna a pronunciarsi sui confini applicativi dell’azione di arricchimento senza causa, un rimedio residuale previsto dal nostro ordinamento. La decisione chiarisce in modo netto che, se la parte danneggiata ha a disposizione un’altra azione per farsi indennizzare, anche verso un soggetto terzo, l’azione di arricchimento è inammissibile. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: la Cessione delle Quote Latte e il Pagamento Sospeso

La vicenda trae origine da un contratto del 1997 con cui un imprenditore agricolo vendeva una cospicua quantità di “quote latte” al titolare di un’altra azienda agricola. Il contratto prevedeva che il pagamento del prezzo fosse subordinato a una condizione sospensiva: il recepimento ufficiale del trasferimento delle quote in un apposito bollettino ministeriale.

Tuttavia, la pubblicazione tardava ad arrivare a causa di una controversia sulla titolarità stessa delle quote in capo al venditore. Questa controversia si risolse solo nel 2004 con una sentenza favorevole al venditore. Nel frattempo, l’acquirente aveva goduto delle quote per circa sette anni senza aver saldato il prezzo.

Il venditore, quindi, citava in giudizio l’acquirente chiedendo il saldo del prezzo e, in via subordinata, un indennizzo per ingiustificato arricchimento. Mentre il Tribunale respingeva entrambe le domande, la Corte d’Appello accoglieva la domanda subordinata, riconoscendo l’arricchimento dell’acquirente a danno del venditore.

Il Principio di Sussidiarietà dell’Azione di Arricchimento

L’acquirente ricorreva in Cassazione, basando la sua difesa sul principio fondamentale che regola l’azione di arricchimento: la sussidiarietà, sancita dall’articolo 2042 del Codice Civile. Tale norma stabilisce che l’azione non è proponibile “quando il danneggiato può esercitare un’altra azione per farsi indennizzare del pregiudizio subito”.

L’obiettivo di questa norma è duplice: preservare la certezza del diritto ed evitare che l’azione di arricchimento venga usata come una scorciatoia per eludere i requisiti o i termini di prescrizione di altre azioni specifiche previste dalla legge.

L'”Altra Azione” Disponibile: Risarcimento del Danno contro la Pubblica Amministrazione

Il punto cruciale sollevato dal ricorrente e accolto dalla Cassazione è che il venditore, dopo la sentenza del 2004 che ne aveva confermato la titolarità delle quote, aveva a disposizione un’altra azione. Egli avrebbe potuto, infatti, agire per il risarcimento del danno nei confronti della Pubblica Amministrazione per il ritardo con cui quest’ultima aveva proceduto alla validazione del contratto di cessione.

La Corte d’Appello aveva implicitamente riconosciuto che, dopo il 2004, il comportamento omissivo della P.A. non era più giustificato. Pertanto, da quel momento, il venditore aveva una chiara strada legale da percorrere per ottenere ristoro del danno subito, diversa e autonoma rispetto all’azione contro l’acquirente.

Le Motivazioni della Cassazione e l’Evoluzione Giurisprudenziale

La Suprema Corte, uniformandosi a un recente e importante orientamento delle Sezioni Unite (sentenza n. 33954/2023), ha fornito una lettura rigorosa e ampia del concetto di “altra azione”.

Il Collegio ha specificato che:
1. Atipicità dell'”Altra Azione”: L’azione che preclude il ricorso all’arricchimento non deve essere necessariamente una “azione tipica” (derivante da contratto, ad esempio), ma può essere qualsiasi azione, inclusa quella generale di risarcimento per fatto illecito (ex art. 2043 c.c.).
2. Irrilevanza del Soggetto Passivo: Non è necessario che l'”altra azione” sia esperibile contro lo stesso soggetto che si è arricchito. È sufficiente che l’impoverito abbia a disposizione un rimedio per essere indennizzato, a prescindere dal fatto che questo rimedio sia diretto contro l’arricchito o contro un terzo responsabile (in questo caso, la P.A.).

Questa interpretazione supera un precedente orientamento meno rigoroso che tendeva ad ammettere l’azione di arricchimento anche in presenza di azioni basate su “clausole generali” come quella per responsabilità extracontrattuale. La Cassazione ribadisce che la sussidiarietà va intesa in termini generali e assoluti.

Le Conclusioni: l’Accoglimento del Ricorso

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’acquirente, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa a quest’ultima in diversa composizione. La decisione si fonda sulla constatazione che il venditore aveva a disposizione un’azione risarcitoria verso la Pubblica Amministrazione per il danno derivante dal ritardo nella validazione. La presenza di questa “altra azione” rendeva, fin dall’origine, inammissibile la domanda sussidiaria di ingiustificato arricchimento nei confronti dell’acquirente. Questa sentenza consolida un principio fondamentale: l’azione di arricchimento è un rimedio estremo, da utilizzare solo quando l’ordinamento non offre alcuna altra via per tutelare chi ha subito un pregiudizio economico senza giusta causa.

Quando è inammissibile l’azione di arricchimento senza causa?
L’azione di arricchimento senza causa, secondo l’art. 2042 c.c., è inammissibile quando la parte che ha subito il pregiudizio può esercitare un’altra azione legale per farsi indennizzare. La presenza di un qualsiasi altro rimedio, tipico o atipico, esclude la possibilità di ricorrere a questa azione sussidiaria.

L'”altra azione” che impedisce di agire per arricchimento deve essere per forza contro lo stesso soggetto che si è arricchito?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l'”altra azione” disponibile non deve necessariamente essere rivolta contro il soggetto arricchito. Anche la possibilità di agire contro un terzo per ottenere l’indennizzo del pregiudizio è sufficiente a rendere inammissibile l’azione di arricchimento.

Un’azione di risarcimento del danno verso la Pubblica Amministrazione può escludere l’azione di arricchimento verso un privato?
Sì. Come stabilito nel caso di specie, la possibilità per il venditore di chiedere il risarcimento del danno alla Pubblica Amministrazione per il ritardo nella validazione di un contratto ha precluso la sua facoltà di agire con l’azione di arricchimento nei confronti dell’acquirente privato, anche se quest’ultimo aveva beneficiato del bene senza pagare il prezzo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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