LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione di accertamento e liquidazione: i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27796/2024, ha stabilito che l’azione di accertamento contro un ente in liquidazione coatta amministrativa è inammissibile se non sussiste uno specifico interesse non tutelabile tramite l’insinuazione al passivo. Nel caso esaminato, alcuni lavoratori chiedevano l’accertamento del diritto a mantenere il loro livello retributivo, ma la Corte ha ritenuto l’azione improponibile poiché, al momento della causa, non avevano più un rapporto di lavoro con l’ente convenuto e la loro pretesa aveva natura sostanzialmente creditoria, da far valere esclusivamente nella procedura concorsuale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione di Accertamento e Liquidazione Coatta: Quando si Può Agire Fuori dalla Procedura Concorsuale?

In un contesto di crisi aziendale, i diritti dei lavoratori possono trovarsi di fronte a un bivio procedurale. È possibile agire in un tribunale ordinario o è necessario inserirsi nella procedura concorsuale? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27796 del 28 ottobre 2024, ha fornito un chiarimento cruciale sui limiti dell’azione di accertamento nei confronti di un ente in liquidazione coatta amministrativa. La decisione analizza il caso di un gruppo di lavoratori che, dopo il trasferimento dal loro ente originario a un nuovo soggetto giuridico posto in liquidazione, avevano avviato una causa per veder riconosciuto il diritto al mantenimento del loro precedente livello retributivo.

I Fatti di Causa: La Richiesta dei Lavoratori

La vicenda trae origine dalla domanda di alcuni lavoratori, facenti parte del personale richiamato presso un corpo militare di un’associazione pubblica, volta a far accertare il loro diritto a conservare il trattamento economico goduto anche dopo il passaggio al nuovo Ente Strumentale, quest’ultimo successivamente posto in liquidazione coatta amministrativa (L.C.A.).

La loro richiesta non era di condanna al pagamento di somme, ma una mera azione di accertamento. L’obiettivo era ottenere una sentenza che attestasse il loro diritto, con la prospettiva di utilizzarla nei futuri rapporti di lavoro con le altre amministrazioni pubbliche a cui sarebbero stati trasferiti.
Mentre il Tribunale aveva dichiarato la domanda improcedibile, la Corte d’Appello, pur riconoscendone l’ammissibilità, l’aveva rigettata nel merito.

La Decisione della Cassazione e l’Azione di Accertamento

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione di secondo grado, dichiarando l’azione inammissibile fin dall’origine. Il cuore della sentenza risiede nell’analisi del secondo motivo del ricorso incidentale presentato dall’ente in liquidazione.

La regola generale, stabilita dalla legge fallimentare e applicabile anche alla L.C.A., prevede che ogni credito e ogni diritto reale o personale nei confronti di un soggetto insolvente debba essere accertato esclusivamente attraverso la procedura di verificazione del passivo (insinuazione al passivo). Questo principio garantisce la par condicio creditorum, ovvero la parità di trattamento tra tutti i creditori.

Tuttavia, la giurisprudenza ammette un’eccezione per le azioni di mero accertamento o costitutive. Queste sono ammissibili in sede ordinaria solo se perseguono un interesse specifico che non potrebbe essere adeguatamente tutelato all’interno della procedura concorsuale.

Le Motivazioni: L’Interesse Specifico come Requisito Fondamentale

La Corte ha spiegato che l’interesse specifico che giustifica un’azione di accertamento esterna alla procedura fallimentare deve essere concreto e non altrimenti realizzabile. Esempi tipici sono:

1. L’azione di reintegrazione nel posto di lavoro a seguito di licenziamento illegittimo, che riguarda lo status del lavoratore e la continuità del rapporto.
2. Il riconoscimento di una qualifica superiore, che incide sulla posizione professionale del dipendente all’interno dell’azienda.

Nel caso di specie, i giudici hanno rilevato due elementi decisivi. In primo luogo, al momento dell’instaurazione della causa, i lavoratori erano già stati trasferiti ad altre amministrazioni da diversi mesi. Non esisteva più alcun rapporto di lavoro con l’ente in liquidazione. Veniva quindi a mancare l’interesse a definire l’assetto di un rapporto contrattuale pendente o futuro con il convenuto.

In secondo luogo, la pretesa, sebbene formalmente presentata come azione di accertamento, mirava in sostanza a fondare un diritto di natura patrimoniale e creditoria. Un diritto di questo tipo, ha chiarito la Corte, deve essere necessariamente fatto valere tramite l’insinuazione al passivo. L’utilità del giudicato per futuri contenziosi con i nuovi datori di lavoro non costituisce quell’interesse specifico e diretto richiesto dalla legge per derogare alla competenza esclusiva della procedura concorsuale.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza senza rinvio, poiché l’azione non avrebbe potuto essere proposta, e ha enunciato un importante principio di diritto: le azioni di accertamento o costitutive contro un ente in liquidazione possono essere proposte fuori dalla verificazione concorsuale solo se sussiste uno specifico interesse, non tutelabile altrimenti. Questo interesse è ravvisabile, ad esempio, nella definizione di rapporti contrattuali pendenti (come la reintegrazione o l’attribuzione di una qualifica), ma non quando la pretesa, pur mascherata da accertamento, ha una natura puramente creditoria (retributiva, risarcitoria, etc.). In questi ultimi casi, l’unica via percorribile è l’insinuazione al passivo.

Questa sentenza rafforza il principio di esclusività delle procedure concorsuali per l’accertamento dei crediti, limitando le deroghe a situazioni eccezionali in cui sono in gioco diritti non meramente patrimoniali, la cui tutela non può essere soddisfatta dalla partecipazione alla ripartizione dell’attivo.

È possibile intentare una causa ordinaria contro un ente in liquidazione coatta amministrativa?
Di regola, no. Qualsiasi pretesa di natura creditoria deve essere fatta valere attraverso la procedura di insinuazione al passivo. Un’azione giudiziaria ordinaria è ammessa solo in via eccezionale per le azioni di mero accertamento o costitutive, a condizione che sussista uno specifico interesse non tutelabile altrimenti.

Cos’è l’interesse specifico che giustifica un’azione di accertamento al di fuori della procedura fallimentare?
È un interesse che non può essere soddisfatto dalla semplice ammissione al passivo. Riguarda principalmente la definizione di rapporti contrattuali ancora in essere o da instaurare con la procedura, come la reintegrazione nel posto di lavoro o il riconoscimento di una qualifica superiore, che incidono sullo status del lavoratore e non solo su un diritto di credito.

Un lavoratore può chiedere l’accertamento di un diritto retributivo contro l’ex datore di lavoro in liquidazione, se tale diritto serve per il nuovo rapporto di lavoro con un altro ente?
No. Secondo la sentenza, questa finalità non costituisce l’interesse specifico richiesto per agire in sede ordinaria. Poiché il diritto ha natura patrimoniale e non vi è più un rapporto di lavoro con l’ente in liquidazione, l’unica via per l’accertamento del credito è l’insinuazione al passivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati