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Avviso al debitore: l’obbligo del fideiussore

Un fideiussore paga il debito di una società senza averla prima informata. La società aveva però stipulato una transazione con il creditore che rendeva il debito non ancora esigibile. La Cassazione, applicando l’art. 1952 c.c., stabilisce che il momento decisivo per valutare le eccezioni opponibili dal debitore è quello del pagamento. Poiché al momento del pagamento la transazione era valida, il fideiussore, a causa del mancato avviso al debitore, ha perso il suo diritto di regresso, indipendentemente dai successivi inadempimenti del debitore.

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Fideiussione: l’importanza cruciale dell’avviso al debitore prima del pagamento

Nel complesso mondo delle garanzie personali, la figura del fideiussore svolge un ruolo essenziale, ma denso di responsabilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale a tutela del debitore principale: l’obbligo del fideiussore di comunicare la propria intenzione di pagare il debito. Questo avviso al debitore non è una mera formalità, ma un presidio legale che, se omesso, può costare al garante la perdita del diritto di recuperare le somme versate. L’ordinanza in esame chiarisce in modo netto che le sorti del rapporto tra garante e debitore si decidono al momento del pagamento, e non in base a eventi successivi.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un mutuo fondiario concesso da un istituto di credito a una società. A garanzia parziale del finanziamento, era intervenuta una società cooperativa in qualità di fideiussore. Trovatasi in difficoltà, la società debitrice aveva stipulato un accordo transattivo con la banca, ottenendo un piano di rientro rateale.

Nonostante la società avesse pagato puntualmente la prima rata dell’accordo, la banca escuteva la garanzia, chiedendo il pagamento al fideiussore. Quest’ultimo, senza dare alcun preavviso alla società debitrice, provvedeva a saldare quanto richiesto dalla banca. Successivamente, il garante agiva in regresso contro la società per ottenere il rimborso della somma pagata.

La società si opponeva, sostenendo che al momento del pagamento da parte del garante, il suo debito non era esigibile nella sua interezza, grazie all’accordo transattivo ancora in vigore e rispettato. Il fideiussore, non avendola avvisata, le aveva impedito di opporre questa valida eccezione alla banca.

Mentre il tribunale di primo grado accoglieva le ragioni della società debitrice, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, ritenendo che i successivi inadempimenti della società al piano di rientro avessero reso il debito nuovamente esigibile, legittimando a posteriori l’azione del garante.

La decisione della Cassazione e le conseguenze del mancato avviso al debitore

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello, riaffermando la centralità dell’art. 1952, secondo comma, del codice civile. Questa norma stabilisce che se il fideiussore paga senza averne dato avviso al debitore principale, quest’ultimo può opporgli tutte le eccezioni che avrebbe potuto opporre al creditore originario al momento del pagamento.

La Corte ha chiarito che il riferimento temporale è cristallizzato: ciò che conta è la situazione giuridica esistente “all’atto del pagamento” del fideiussore. Nel caso specifico, al momento del pagamento, la transazione tra la società e la banca era pienamente efficace. La società debitrice avrebbe potuto legittimamente eccepire alla banca che il debito non era scaduto e che stava rispettando il piano rateale. L’omissione dell’avviso da parte del fideiussore ha privato il debitore di questa difesa.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha sottolineato che il meccanismo sanzionatorio previsto dall’art. 1952 c.c. ha lo scopo di proteggere il debitore dalla negligenza del garante. Il fideiussore che intende pagare ha l’onere di informarsi sulla situazione del rapporto principale e di avvisare il debitore, mettendolo in condizione di comunicare eventuali eccezioni che potrebbero evitare o ridurre il pagamento.

I giudici hanno specificato che i fatti successivi al pagamento, come i ritardi nei versamenti delle rate successive da parte della società, sono irrilevanti. La condotta negligente del fideiussore ha creato una situazione che non può essere sanata da eventi posteriori. La situazione tra le parti rimane “cristallizzata” a quel preciso momento.

Inoltre, la Corte ha ribadito che il fideiussore che paga e si surroga nei diritti del creditore non diventa parte del contratto originario (in questo caso, la transazione). Pertanto, non può esercitare azioni contrattuali come quella di far valere la decadenza del debitore dal beneficio del termine previsto nell’accordo, un diritto che spetta esclusivamente al creditore originario.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica per tutti i soggetti coinvolti in un rapporto di fideiussione. Per i fideiussori, emerge con chiarezza l’imperativo di non procedere mai al pagamento del debito garantito senza aver prima formalmente avvisato il debitore principale, consentendogli di esprimere eventuali eccezioni. Ignorare questo passaggio significa esporsi al rischio concreto di non poter più recuperare le somme versate.

Per i debitori, questa pronuncia conferma l’esistenza di un’efficace tutela contro azioni premature o ingiustificate da parte dei propri garanti. Se un fideiussore paga senza preavviso, il debitore ha il diritto di difendersi opponendo tutte le ragioni che avrebbe fatto valere contro il creditore originario, come l’esistenza di un accordo di rateizzazione, l’avvenuta prescrizione del debito o altre cause di inesigibilità del credito.

Cosa succede se il fideiussore paga il creditore senza avvisare prima il debitore principale?
Il debitore principale può opporre al fideiussore, che agisce in regresso, tutte le eccezioni che avrebbe potuto opporre al creditore originario al momento del pagamento. Se tali eccezioni sono fondate (ad esempio, l’esistenza di un piano di rateizzazione), il fideiussore perde il diritto al rimborso.

Qual è il momento rilevante per valutare le eccezioni che il debitore può opporre al fideiussore?
Il momento determinante è esclusivamente quello “all’atto del pagamento” effettuato dal fideiussore. I fatti accaduti successivamente, come un successivo inadempimento del debitore, sono irrilevanti per giudicare la legittimità dell’azione di regresso del fideiussore.

Il fideiussore che si surroga nei diritti del creditore può esercitare azioni contrattuali, come la risoluzione di una transazione?
No. Il fideiussore, subentrando nei diritti del creditore, acquisisce solo il diritto di credito con i suoi accessori, ma non diventa parte del contratto da cui il credito è sorto. Pertanto, non può esercitare azioni strettamente contrattuali (come l’azione di risoluzione o l’esercizio di una clausola risolutiva espressa) che spettano solo alle parti originarie del contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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