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Aumento canone locazione: valido per migliorie?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità di un aumento canone locazione commerciale in corso di contratto. La Corte ha chiarito che l’incremento è valido se connesso a significativi lavori di miglioria finanziati dal locatore che alterano l’equilibrio originario del rapporto, differenziandolo da un mero adeguamento ISTAT. Il ricorso della società conduttrice, che lamentava anche la mancata riduzione di una penale per ritardata riconsegna e il diritto di ritenzione, è stato interamente rigettato.

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Aumento Canone Locazione: Quando è Legittimo in Corso di Contratto?

L’aumento canone locazione per immobili commerciali durante la vigenza del contratto è una questione complessa, rigidamente normata per tutelare la parte conduttrice. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’incremento è valido se rappresenta il corrispettivo di un’ulteriore e nuova prestazione del locatore, come il finanziamento di ingenti lavori di miglioria. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società di gestione alberghiera, conduttrice di un prestigioso hotel, citava in giudizio la proprietà per far dichiarare la nullità di un accordo che, nel 2003, aveva modificato il contratto di locazione originario del 1997, prevedendo un significativo aumento del canone. Secondo la società conduttrice, tale accordo violava l’articolo 79 della Legge 392/1978, che sancisce la nullità di ogni pattuizione volta a limitare la durata legale del contratto o ad attribuire al locatore un canone maggiore rispetto a quello previsto dalla legge.

La proprietà si difendeva sostenendo che l’aumento non era un’illegittima elusione delle norme, ma era giustificato da un completo riequilibrio del sinallagma contrattuale. Infatti, contestualmente all’accordo, la proprietà aveva sostenuto ingenti investimenti per lavori di miglioria e ristrutturazione dell’hotel, eseguiti direttamente dalla società conduttrice ma finanziati dalla locatrice. Tali lavori avevano trasformato un albergo obsoleto in una struttura moderna ed evoluta, aumentando notevolmente il suo valore.

Il Tribunale prima, e la Corte d’Appello poi, davano ragione alla proprietà, ritenendo legittimo l’aumento del canone. La società conduttrice, insoddisfatta, proponeva quindi ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Validità dell’Aumento Canone Locazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società conduttrice, confermando le sentenze dei gradi precedenti. Gli Ermellini hanno affrontato diversi motivi di ricorso, tra cui:

1. La validità dell’aumento del canone: Il cuore della controversia.
2. La ritardata riconsegna dell’immobile: La legittimità del rifiuto del locatore di accettare una riconsegna parziale, dato che una porzione dell’immobile era ancora occupata da un sub-conduttore.
3. Il diritto di ritenzione: La presunta facoltà del conduttore di trattenere l’immobile fino al pagamento dell’indennità di avviamento.
4. La riduzione della penale: La richiesta di diminuire la penale contrattuale per la ritardata riconsegna.

Su tutti i fronti, la Corte ha dato torto alla società ricorrente, fornendo importanti chiarimenti su ciascun punto.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati. Riguardo al punto centrale, l’aumento canone locazione, ha ribadito che la nullità prevista dall’art. 79 della L. 392/1978 si applica quando l’incremento serve solo a neutralizzare gli effetti della svalutazione monetaria, eludendo i limiti legali sull’adeguamento ISTAT. Al contrario, la maggiorazione del canone è pienamente legittima quando è “collegata sinallagmaticamente all’ampliamento della controprestazione” del locatore.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano accertato, con una valutazione non sindacabile in sede di legittimità, che i lavori di ristrutturazione integrale, sebbene eseguiti dal conduttore, erano stati finanziati dalla proprietà. Questa operazione aveva profondamente modificato le caratteristiche dell’immobile, giustificando una variazione della controprestazione (il canone) per ristabilire l’equilibrio economico del contratto. L’aumento non era, quindi, un artifizio, ma la giusta compensazione per un bene locato di valore superiore.

In merito agli altri motivi di ricorso, la Corte ha precisato che:

* Il rifiuto del locatore di accettare la riconsegna era giustificato, poiché l’immobile non era stato restituito libero da persone e cose, come previsto dal contratto e dalla legge (art. 1590 c.c.). La presenza di un sub-conduttore costituiva un serio ostacolo per la proprietà.
* Il diritto di ritenzione non poteva essere esercitato, poiché il conduttore non era pronto a eseguire la propria prestazione principale, ossia la riconsegna completa e incondizionata dell’immobile.
* La richiesta di riduzione della penale è stata respinta perché la Corte ha riconosciuto il pieno interesse del locatore a ottenere l’esatto adempimento, ovvero la restituzione totale dell’immobile, date le difficoltà create dalla presenza del terzo occupante.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre spunti di riflessione cruciali per gli operatori del settore immobiliare. La decisione conferma che il principio di protezione del conduttore, cardine della Legge 392/1978, non è assoluto. Le parti possono concordare un aumento canone locazione in corso di rapporto, a condizione che tale incremento sia ancorato a elementi oggettivi e predeterminati che modificano sostanzialmente l’oggetto del contratto, come una ristrutturazione finanziata dal locatore. Questo apre la porta a rinegoziazioni contrattuali che, se ben strutturate, possono beneficiare entrambe le parti, consentendo l’ammodernamento degli immobili a fronte di un adeguamento del valore locativo.

Quando è legittimo un aumento del canone in un contratto di locazione commerciale in corso?
Un aumento del canone è legittimo quando non è finalizzato a eludere i limiti di adeguamento ISTAT, ma è collegato a un’alterazione dell’equilibrio contrattuale, come nel caso di significative migliorie sull’immobile finanziate dal locatore che aumentano il valore del bene e giustificano una maggiore controprestazione.

Il conduttore può rifiutarsi di riconsegnare l’immobile se il locatore non paga l’indennità di avviamento?
No, il diritto di ritenzione può essere esercitato solo se il conduttore è pronto a eseguire la sua prestazione, ovvero offrire la riconsegna completa e incondizionata dell’immobile libero da persone e cose. Se l’offerta di riconsegna non è completa (ad esempio, per la presenza di un sub-conduttore), il diritto di ritenzione non può essere validamente esercitato.

Il locatore è obbligato ad accettare una riconsegna parziale dell’immobile?
No, il locatore ha diritto a ottenere la restituzione integrale dell’immobile libero da persone e cose, come previsto dal contratto e dall’art. 1590 c.c. Un’offerta di riconsegna parziale non costituisce un adempimento esatto e il locatore può legittimamente rifiutarla senza incorrere in mora del creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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