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Atti di straordinaria amministrazione: il caso deciso

A una società di stampa è stato negato il carattere prededucibile del proprio credito nel fallimento di un’azienda cliente. La Cassazione ha confermato che la prosecuzione di un oneroso contratto di fornitura dopo la domanda di ‘concordato con riserva’ costituisce un atto di straordinaria amministrazione se non adeguatamente giustificato in funzione del piano di risanamento, rendendo il debito non privilegiato.

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Atti di straordinaria amministrazione: quando il credito del fornitore non è privilegiato

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto fallimentare: la distinzione tra atti di ordinaria e atti di straordinaria amministrazione compiuti da un’impresa dopo aver depositato domanda di concordato ‘con riserva’. La Suprema Corte di Cassazione, con questa decisione, consolida un principio fondamentale: la prosecuzione di un contratto, anche se essenziale per l’attività, può essere qualificata come straordinaria amministrazione se non è funzionale al piano di risanamento, con importanti conseguenze sulla prededucibilità dei crediti che ne derivano.

Il Contesto: Un Contratto di Stampa e la Crisi Aziendale

Una società di stampa aveva un contratto per la fornitura di quotidiani e della relativa carta con una casa editrice. Quest’ultima, entrata in crisi, presentava domanda di ammissione al concordato preventivo con riserva. Nonostante ciò, la società di stampa continuava le forniture, maturando un ingente credito. Successivamente, la casa editrice veniva dichiarata fallita. La società fornitrice chiedeva quindi che il proprio credito fosse ammesso al passivo fallimentare in prededuzione, cioè con priorità rispetto agli altri creditori, sostenendo che derivasse da atti legalmente compiuti dal debitore.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Sia il giudice delegato sia il Tribunale respingevano la richiesta di prededuzione. Secondo il Tribunale, il credito originava da un atto di straordinaria amministrazione non autorizzato. La motivazione si basava sulla rilevanza economica del debito e sul fatto che la casa editrice, per far fronte ai pagamenti, era stata costretta a cedere futuri contributi pubblici, dimostrando una mancanza di liquidità corrente. Contro questa decisione, la società di stampa proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che la stampa dei quotidiani fosse un’attività indispensabile e, quindi, di ordinaria amministrazione, a prescindere dall’entità del debito.

La Valutazione degli atti di straordinaria amministrazione nel concordato

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, fornendo chiarimenti essenziali sulla qualificazione degli atti di straordinaria amministrazione nel contesto di una crisi d’impresa.

Il Criterio della Funzionalità alla Crisi

Il punto centrale della decisione è che il criterio per distinguere tra amministrazione ordinaria e straordinaria per un’impresa in crisi non è lo stesso che si applica a un’impresa sana (in bonis). Durante una procedura concorsuale, un atto deve essere valutato secondo il ‘criterio di funzionalità’. Bisogna cioè verificare se l’atto è funzionale al raggiungimento degli obiettivi del piano di concordato (liquidatorio o in continuità) e se tutela la migliore soddisfazione dei creditori.

L’Onere della Prova a Carico del Debitore

Nel caso specifico del concordato con riserva, dove il piano non è ancora stato presentato, diventa difficile valutare questa funzionalità. La Corte ribadisce che spetta al debitore l’onere di fornire al giudice ‘informazioni sul tipo di proposta o anche sul contenuto del piano in via di formazione’. In assenza di tali informazioni, un atto economicamente rilevante, che impegna risorse future e non correnti, deve essere considerato di straordinaria amministrazione e, se non autorizzato, i crediti che ne derivano non godono della prededuzione.

L’irrilevanza della Data del Contratto e delle Prassi Commerciali

La ricorrente aveva anche sostenuto che il contratto era stato stipulato prima della crisi. La Corte ha ritenuto questo fatto irrilevante. Ciò che conta non è la data di stipula del contratto-quadro, ma la valutazione dei singoli atti esecutivi posti in essere dopo la domanda di concordato. Anche la presunta ‘prassi’ di settore di pagare i fornitori tramite cessione di crediti futuri è stata considerata una mera affermazione di parte e, comunque, non sufficiente a trasformare un’operazione finanziariamente straordinaria in un atto di ordinaria amministrazione nel contesto di una crisi.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha concluso che il Tribunale ha correttamente applicato la legge. Ha apprezzato la rilevanza economica del rapporto e le modalità di pagamento anomale (cessione di crediti futuri) come indici del carattere straordinario dell’operazione. Mancando la prova che la prosecuzione del contratto fosse funzionale a un piano di risanamento credibile, la qualificazione come atto di straordinaria amministrazione non autorizzato era corretta. Di conseguenza, il credito sorto da tale attività non poteva essere ammesso in prededuzione, ma solo come credito chirografario.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio di rigore a tutela del ceto creditorio. I fornitori che continuano a operare con un’impresa dopo la domanda di concordato con riserva devono essere consapevoli del rischio. Affinché il loro credito sia considerato prededucibile, non è sufficiente che la fornitura sia ‘essenziale’ per l’attività, ma è necessario che l’operazione si inserisca in un contesto di ordinaria gestione o, se straordinaria, che sia stata debitamente autorizzata dal giudice. In assenza di un piano chiaro, gli atti che impegnano significativamente il patrimonio dell’impresa sono considerati atti di straordinaria amministrazione, con il conseguente declassamento del credito in caso di successivo fallimento.

La prosecuzione di un contratto essenziale per l’attività d’impresa dopo la domanda di concordato con riserva è sempre un atto di ordinaria amministrazione?
No. La Corte ha chiarito che anche un contratto essenziale può configurare un atto di straordinaria amministrazione. La valutazione va fatta in base alla sua funzionalità rispetto al piano di risoluzione della crisi e alla sua rilevanza economica, specialmente se l’impresa non ha liquidità corrente per farvi fronte e deve ricorrere a mezzi di pagamento non ordinari.

Se un contratto è stato firmato quando l’azienda era sana, i crediti maturati durante il successivo concordato sono automaticamente prededucibili?
No. Il momento rilevante per la qualificazione dell’atto e del relativo credito non è la stipula del contratto originario, ma la sua esecuzione dopo la presentazione della domanda di concordato. I singoli atti esecutivi e gli ordini devono essere valutati nel contesto della procedura concorsuale in atto.

Chi deve dimostrare che un atto compiuto durante il concordato con riserva è di ‘ordinaria amministrazione’?
L’onere spetta al debitore (l’impresa in crisi). Deve fornire al giudice informazioni sul tipo di proposta o sul contenuto del piano in formazione, per permettere di valutare se l’atto è coerente e funzionale al superamento della crisi. In assenza di tali informazioni, l’atto deve essere considerato di straordinaria amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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