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Assegno postdatato: da quando decorre la prescrizione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19330/2024, ha rigettato il ricorso di un creditore che agiva sulla base di un assegno postdatato. È stato confermato che, in caso di data di emissione falsa apposta per evitare la prescrizione, il termine per l’azione decorre dal momento della reale sottoscrizione e consegna del titolo, non dalla data fittizia. La Corte ha valorizzato gli accertamenti del giudizio penale che avevano provato la falsità della data.

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Assegno postdatato: la data di consegna determina la prescrizione

L’uso di un assegno postdatato come garanzia di un pagamento futuro è una pratica diffusa, ma solleva complesse questioni legali, specialmente riguardo alla prescrizione del diritto di credito. Con l’ordinanza n. 19330 del 15 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: se la data apposta sull’assegno è falsa e successiva a quella di reale emissione, il termine di prescrizione decorre dal momento della consegna materiale del titolo, non dalla data fittizia. Analizziamo questa importante decisione.

I fatti di causa

Una società finanziaria si opponeva a un decreto ingiuntivo ottenuto da un creditore sulla base di due assegni bancari. La società sosteneva che gli assegni, emessi in origine senza data, fossero stati compilati abusivamente dal creditore con date successive per aggirare la prescrizione. Inoltre, eccepiva l’infondatezza della pretesa creditoria.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente l’opposizione, riducendo la somma dovuta. Tuttavia, la Corte d’Appello, riformando la decisione, accoglieva pienamente l’opposizione e revocava il decreto ingiuntivo. La Corte territoriale basava la sua decisione su un accertamento chiave emerso in un parallelo giudizio penale: gli assegni erano stati effettivamente rilasciati in bianco e le date di emissione erano state apposte falsamente in un secondo momento, proprio per evitare gli effetti della prescrizione.

La questione giuridica sull’assegno postdatato

Il cuore della controversia verteva sulla determinazione del dies a quo, ovvero il giorno dal quale far decorrere il termine di prescrizione dell’azione basata sull’assegno, quando questo viene utilizzato come promessa di pagamento. Secondo il creditore, doveva valere la data indicata sul titolo. Secondo la società debitrice, invece, doveva contare il momento in cui l’obbligazione era stata effettivamente assunta, cioè alla consegna dell’assegno ancora privo di data. La Corte d’Appello aveva stabilito che il termine prescrizionale decorreva dalla fine del mese di novembre del 2000, data effettiva della consegna dei titoli, rendendo prescritta l’azione del creditore. Contro questa sentenza, il creditore ha proposto ricorso in Cassazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno smontato uno per uno i motivi di ricorso, ritenendoli inammissibili o infondati.

Il punto centrale della motivazione risiede nel valore probatorio degli accertamenti fattuali del giudizio penale. La Cassazione ha ribadito che, sebbene il processo penale si fosse concluso con la prescrizione del reato di tentata truffa, i fatti materiali accertati in quella sede – ovvero il rilascio degli assegni in bianco e la successiva apposizione di una data falsa – avevano piena efficacia nel giudizio civile.

Di conseguenza, la Corte ha statuito che il giorno di decorrenza del termine prescrizionale per un assegno postdatato (o, più correttamente, un assegno con data falsa) non può essere quello fittizio indicato sul titolo, ma deve coincidere con il momento in cui la promessa di pagamento è stata assunta, ossia con la sottoscrizione e la consegna dell’assegno. Qualsiasi altra interpretazione premierebbe un comportamento fraudolento volto a eludere i termini di legge. La Corte ha ritenuto irrilevanti le altre censure del ricorrente, inclusa quella sulla presunta interruzione della prescrizione, giudicandole generiche e prive di autosufficienza.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza nella gestione dei titoli di credito. L’assegno postdatato o con data apposta a posteriori non può essere uno strumento per manipolare i termini di prescrizione. La decisione afferma la prevalenza della sostanza sulla forma: ciò che conta è il momento effettivo in cui l’obbligazione è sorta, non la data arbitrariamente inserita in seguito. Per i creditori, ciò significa che non è possibile “ringiovanire” un credito prescritto semplicemente alterando la data di un assegno ricevuto in garanzia. Per i debitori, rappresenta una tutela contro abusi e pretese basate su titoli formalmente validi ma sostanzialmente prescritti.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per un assegno rilasciato in bianco e con data falsa?
La prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui l’assegno è stato effettivamente sottoscritto e consegnato, non dalla data falsa che è stata apposta successivamente sul titolo.

Le prove raccolte in un processo penale possono essere usate in un processo civile?
Sì, gli accertamenti sui fatti materiali emersi in un processo penale, come la falsità della data di un assegno, possono spiegare i loro effetti e essere utilizzati come prova nel giudizio civile, anche se il reato si è prescritto.

Cosa succede se un assegno viene usato non come mezzo di pagamento immediato ma come promessa di pagamento?
Quando un assegno non è utilizzato per un pagamento immediato (ad esempio perché privo di data), perde la sua funzione tipica e vale come una promessa di pagamento. In questo caso, l’azione per ottenerne il pagamento si prescrive secondo i termini ordinari, che decorrono dal momento in cui l’obbligazione è stata assunta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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