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Assegno circolare non incassato: cosa fare?

La Corte di Cassazione chiarisce la sorte di un assegno circolare non incassato. Anche se il titolo scade dopo tre anni, il debito sottostante non si estingue e il diritto del creditore al pagamento si prescrive in dieci anni. La Corte ha rigettato il ricorso del creditore, specificando che questi era già in possesso di un titolo esecutivo per agire e non aveva provato la negligenza del debitore nel mancato incasso.

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Assegno circolare non incassato: cosa succede al tuo credito?

Cosa accade se ricevi un pagamento tramite assegno circolare ma, per varie ragioni, non riesci a incassarlo entro i termini? Perdi il tuo diritto al credito? La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’analisi dettagliata su un caso di assegno circolare non incassato, delineando chiaramente i diritti e i doveri di creditore e debitore. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere la differenza tra la scadenza del titolo di credito e l’estinzione del debito sottostante.

I fatti del caso: un credito lavorativo e un assegno dimenticato

La vicenda trae origine da un debito di natura lavorativa. Una lavoratrice, creditrice di una somma di 1.200 euro nei confronti della sua ex datrice di lavoro, aveva ricevuto un assegno circolare a saldo del suo credito. Tuttavia, la lavoratrice non aveva mai incassato l’assegno, che di conseguenza aveva perso la sua efficacia dopo la scadenza dei termini previsti dalla legge. A questo punto, la creditrice decideva di agire in giudizio contro la debitrice per ottenere il pagamento della somma originaria o, in alternativa, l’emissione di un nuovo assegno.

Il percorso giudiziario: dal Tribunale alla Corte d’Appello

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste della creditrice. I giudici di merito avevano sottolineato come la lavoratrice non avesse fornito una prova adeguata delle ragioni che le avevano impedito di incassare tempestivamente il titolo. In particolare, la Corte d’Appello aveva basato la sua decisione sulla mancata dimostrazione di una condotta negligente da parte della debitrice che avesse ostacolato il soddisfacimento del credito. Insoddisfatta della decisione, la creditrice proponeva ricorso per Cassazione.

Le motivazioni della Cassazione sull’assegno circolare non incassato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le decisioni dei gradi precedenti ma cogliendo l’occasione per chiarire importanti principi di diritto.

Prescrizione dell’Assegno vs. Prescrizione del Credito

Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione tra la prescrizione dell’azione cartolare (quella legata all’assegno) e la prescrizione del diritto di credito originario. La Corte ha ribadito che:

1. L’azione del beneficiario contro la banca emittente per il pagamento dell’assegno circolare si prescrive in tre anni dall’emissione.
2. Il diritto del creditore a ottenere il pagamento dal debitore (il rapporto sottostante) si prescrive nel termine ordinario di dieci anni.

Di conseguenza, anche se l’assegno circolare non incassato è ormai scaduto e non più esigibile presso la banca, il debito originario non si è estinto. Il creditore conserva il diritto di pretendere la somma dovuta.

Onere della Prova e Titolo Giudiziale Esistente

La Cassazione ha evidenziato due ulteriori aspetti cruciali. In primo luogo, la ricorrente non aveva contestato specificamente la ratio decidendi della sentenza d’appello, ovvero la carenza di prova sulla negligenza della debitrice. In secondo luogo, e ancora più importante, la creditrice era già in possesso di un titolo esecutivo (la sentenza del giudice del lavoro che aveva originariamente condannato la datrice di lavoro al pagamento) che le permetteva di avviare un’azione esecutiva per recuperare il suo credito. Non era quindi necessario un nuovo giudizio per accertare un diritto già sancito da una precedente sentenza.

La Corte ha inoltre precisato che la normativa sul fondo per gli assegni ‘dormienti’ (Legge 266/2005), che consente a chi ha richiesto l’assegno di recuperare la provvista dopo un certo periodo, non impedisce al creditore di agire direttamente contro il debitore per il pagamento.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza offre insegnamenti pratici di grande valore:

* Il credito sopravvive all’assegno: Un assegno circolare non incassato e scaduto non cancella il debito. Il creditore ha dieci anni di tempo per far valere il proprio diritto.
* L’importanza del titolo esecutivo: Se si possiede già una sentenza o un altro titolo esecutivo, non è necessario iniziare una nuova causa per ottenere ciò che è già stato riconosciuto. Si può procedere direttamente con l’esecuzione forzata.
* Onere della prova: Chi agisce in giudizio lamentando il mancato pagamento deve essere in grado di provare le proprie ragioni, inclusa l’eventuale condotta colposa della controparte che ha impedito l’incasso.

Cosa succede se non incasso un assegno circolare entro i termini?
L’assegno perde la sua validità come titolo di credito e non può più essere pagato dalla banca emittente dopo tre anni. Tuttavia, il debito sottostante non si estingue e il creditore ha ancora dieci anni per richiederne il pagamento al debitore.

Se un assegno circolare scade, il debitore è automaticamente obbligato a pagare di nuovo o a emetterne uno nuovo?
Non automaticamente. Il creditore conserva il diritto di chiedere il pagamento del debito originario. Se il creditore, come nel caso di specie, possiede già un titolo esecutivo (es. una sentenza di condanna), può agire direttamente con l’esecuzione forzata senza bisogno di una nuova causa.

A chi spetta dimostrare il motivo del mancato incasso dell’assegno?
Secondo la Corte d’Appello e confermato dalla Cassazione, spetta al creditore (appellante nel caso specifico) fornire la prova delle ragioni che hanno impedito il tempestivo incasso del titolo e, in particolare, dimostrare una condotta negligente da parte del debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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