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Assegno circolare clonato: colpa grave del traente

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di assegno circolare clonato, la responsabilità non ricade sulla banca emittente se il danno è stato causato esclusivamente dal comportamento gravemente imprudente del cliente. Nel caso specifico, un acquirente aveva inviato via chat la foto dell’assegno a un venditore online sconosciuto per l’acquisto di un’auto, consentendo così la frode. La Corte ha ritenuto che tale condotta negligente abbia interrotto il nesso causale, esonerando gli istituti di credito da ogni responsabilità.

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Assegno circolare clonato: quando la colpa è solo del cliente?

L’acquisto di beni di valore online, come un’automobile, richiede prudenza, specialmente quando il pagamento avviene tramite strumenti tradizionali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: se un assegno circolare clonato viene utilizzato per una frode, la responsabilità può ricadere interamente sul cliente qualora la sua condotta sia stata gravemente negligente, al punto da escludere quella delle banche coinvolte.

I fatti di causa

Il caso ha origine dalla sfortunata esperienza di un acquirente che, interessato a una lussuosa autovettura offerta online a un prezzo vantaggioso, decide di procedere all’acquisto. Per il pagamento, si fa emettere dalla propria banca un assegno circolare di 46.000 euro. Su richiesta del venditore, e nonostante il parere contrario del direttore di filiale, l’acquirente invia una fotocopia dell’assegno tramite un’applicazione di messaggistica.

Purtroppo, i venditori si rivelano essere truffatori. Utilizzando l’immagine ricevuta, creano un assegno circolare clonato e riescono a negoziarlo presso un altro istituto di credito. Quando l’acquirente si rende conto dell’inganno e tenta di revocare il titolo originale, scopre che è troppo tardi: la somma è già stata incassata. L’assegno negoziato, sebbene falsificato, era stato pagato attraverso la procedura di Check Image Truncation (CIT), e quello originale era privo di adeguati requisiti anti-contraffazione.

L’acquirente cita in giudizio la banca emittente, la quale a sua volta chiama in causa la banca negoziatrice. Mentre il Tribunale di primo grado dà ragione all’attore, la Corte d’Appello ribalta la decisione, attribuendo la colpa esclusiva del danno al comportamento gravemente imprudente dell’acquirente.

La responsabilità in caso di assegno circolare clonato secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha confermato la sentenza d’appello, rigettando il ricorso dell’acquirente. Il punto centrale della decisione è l’interruzione del nesso causale. Secondo gli Ermellini, sebbene le banche abbiano degli obblighi di diligenza professionale, il comportamento dell’acquirente è stato talmente sconsiderato da porsi come causa unica ed esclusiva dell’evento dannoso.

Le motivazioni

La Corte ha individuato una serie di elementi che, nel loro complesso, delineano un quadro di grave imprudenza da parte del cliente:

1. L’invio della copia dell’assegno: La condivisione dell’immagine del titolo ha fornito ai truffatori tutti i dati necessari per la clonazione.
2. La natura della transazione: Un acquisto online da sconosciuti, per un importo così elevato, avrebbe dovuto indurre a una cautela massima.
3. Le condizioni dell’offerta: Il prezzo particolarmente conveniente, la targa estera del veicolo e l’assenza di documentazione sulla proprietà erano tutti campanelli d’allarme ignorati.
4. L’intestazione del titolo: L’assegno era stato emesso a favore di un soggetto terzo (la compagna del presunto venditore), un’ulteriore anomalia nella trattativa.

La condotta del danneggiato, secondo la Corte, ha superato la soglia della normale prevedibilità. La sua negligenza è stata così determinante da interrompere il legame di causa-effetto tra l’eventuale mancata diligenza delle banche (come la negoziazione di un titolo privo di requisiti anti-contraffazione) e il danno subito. In sostanza, il comportamento del cliente è diventato la causa autonoma e sufficiente della frode.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la tutela offerta dal sistema bancario non è incondizionata. I clienti hanno un dovere di ragionevole cautela e diligenza. Quando un danno deriva non tanto da una falla nel sistema, quanto da una palese e grave imprudenza del singolo, quest’ultimo non può aspettarsi di essere risarcito. La decisione funge da monito per chiunque effettui transazioni di valore, soprattutto online: la prudenza non è mai troppa, e ignorare evidenti segnali di rischio può costare molto caro, annullando ogni possibile forma di tutela legale.

Chi è responsabile se un assegno circolare viene clonato e incassato fraudolentemente?
Secondo questa ordinanza, la responsabilità può ricadere interamente sul cliente (traente) se il suo comportamento è stato gravemente negligente e ha di fatto causato la frode, interrompendo il nesso di causalità con eventuali mancanze della banca.

Inviare la foto di un assegno circolare a terzi è un comportamento rischioso?
Sì, la Corte ha identificato l’invio di una copia per immagine dell’assegno come un elemento centrale della condotta imprudente del cliente, poiché ha fornito ai truffatori gli elementi necessari per la clonazione del titolo.

La banca è sempre responsabile per la negoziazione di un assegno clonato?
No. Questa pronuncia dimostra che la responsabilità della banca può essere esclusa se si prova che la causa unica ed esclusiva del danno è stata la condotta gravemente colposa del danneggiato, la quale ha reso possibile la frode.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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