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Assegnazione alloggio popolare: diritto dopo l’accettazione

Una cittadina, dopo aver accettato un’assegnazione di alloggio popolare, si è vista negare il diritto dal Comune a causa di un ritardo burocratico e dell’applicazione di nuove normative. Il Tribunale ha stabilito che l’accettazione aveva già consolidato il suo diritto soggettivo, condannando l’ente a procedere con l’assegnazione di un immobile analogo e a risarcire le spese legali.

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Assegnazione Alloggio Popolare: il Diritto Nasce con l’Accettazione

L’attesa per un’ assegnazione di alloggio popolare può trasformarsi in un’odissea burocratica, ma una recente sentenza del Tribunale di Ancona chiarisce un punto fondamentale: una volta che il cittadino accetta formalmente l’immobile proposto, il suo diritto si consolida e la Pubblica Amministrazione non può più negarlo arbitrariamente, neanche appellandosi a nuove normative. Analizziamo insieme questa importante decisione che tutela il diritto all’abitazione.

I Fatti di Causa: una Lunga Attesa per un Diritto

La vicenda ha inizio quando una cittadina, posizionata utilmente in una graduatoria per alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) del 2019, accetta formalmente, in data 27 aprile 2021, l’immobile che le viene proposto dal Comune. Sebbene l’appartamento fosse di metratura inferiore a quanto previsto dalla legge per il suo numeroso nucleo familiare, la normativa comunale allora in vigore permetteva tale assegnazione, seppur a titolo provvisorio.

Da quel momento, però, inizia un lungo e inspiegabile silenzio da parte dell’amministrazione. Nonostante i solleciti, non avviene né la convocazione per la firma del contratto di locazione né la consegna delle chiavi. Dopo quasi un anno, la cittadina scopre non solo che la competenza era stata trasferita e poi riassegnata, ma soprattutto che l’ente intendeva negarle l’assegnazione perché ritenuta illegittima. Il diniego formale arriva il 3 giugno 2022, motivato sulla base di un nuovo regolamento comunale approvato nell’aprile 2022, quindi un anno dopo la sua accettazione.

La Posizione del Comune e la Questione di Giurisdizione

Il Comune si è difeso in giudizio sostenendo, in via preliminare, che la controversia dovesse essere decisa dal Giudice Amministrativo, poiché non era mai stato emesso un formale provvedimento di assegnazione. Nel merito, ha affermato che l’assegnazione sarebbe stata comunque illegittima per contrasto con una normativa nazionale (D.M. 5 luglio 1975) sui requisiti dimensionali degli alloggi.

La Decisione del Tribunale sulla Assegnazione Alloggio Popolare

Il Tribunale di Ancona ha respinto integralmente le tesi del Comune, accogliendo le richieste della ricorrente. La sentenza stabilisce un principio cardine nella gestione della assegnazione di alloggio popolare.

Il giudice ha chiarito che, sebbene la fase iniziale della procedura (formazione della graduatoria) rientri nella giurisdizione amministrativa, la situazione cambia radicalmente una volta che questa si conclude. Con l’accettazione formale da parte dell’avente diritto, la posizione del cittadino si trasforma da mero interesse legittimo a vero e proprio diritto soggettivo. A quel punto, la Pubblica Amministrazione non ha più margini di discrezionalità, ma solo l’obbligo di concludere il procedimento con l’assegnazione.

Le Motivazioni

Il Tribunale ha motivato la sua decisione sottolineando che il comportamento del Comune è stato dilatorio, non trasparente e lesivo del diritto costituzionalmente garantito all’abitazione. L’ente avrebbe dovuto procedere celermente all’assegnazione, magari provvisoria come consentito dal regolamento all’epoca vigente, e non rimanere inerte per oltre un anno. È stato inoltre ritenuto illegittimo negare il diritto sulla base di un regolamento entrato in vigore successivamente all’accettazione, poiché viola il principio di legalità e di tutela dell’affidamento del cittadino. L’accettazione del 27 aprile 2021 ha cristallizzato il diritto della ricorrente secondo le regole applicabili in quel momento. La Corte ha richiamato numerosi precedenti della Corte Costituzionale che definiscono il diritto all’abitazione come “un’istanza primaria della persona umana” e un “bene di primaria importanza”.

Le Conclusioni

In conclusione, il Tribunale ha accertato il diritto della cittadina a vedersi assegnato un alloggio popolare con caratteristiche analoghe a quello originariamente accettato (che nel frattempo era stato assegnato ad altri). Ha quindi condannato il Comune a procedere con la nuova assegnazione e al pagamento di tutte le spese legali. Questa sentenza rappresenta una forte tutela per i cittadini che si trovano ad affrontare l’inerzia e i ripensamenti della Pubblica Amministrazione, riaffermando che i diritti acquisiti non possono essere cancellati da ritardi burocratici o da modifiche normative successive.

L’accettazione di un alloggio popolare crea un diritto vincolante per il cittadino?
Sì. Secondo la sentenza, una volta che il cittadino avente diritto in graduatoria accetta formalmente l’alloggio propostogli, il procedimento amministrativo si conclude e sorge in capo al cittadino un diritto soggettivo all’assegnazione, che la Pubblica Amministrazione è tenuta a rispettare.

Una nuova normativa può annullare un’assegnazione di alloggio popolare già accettata?
No. Il Tribunale ha stabilito che non si può applicare retroattivamente una nuova regolamentazione per negare un diritto già sorto sulla base delle norme vigenti al momento dell’accettazione. Il diritto si consolida al momento dell’accettazione e deve essere regolato dalla legge in vigore in quel preciso istante.

In una causa per l’assegnazione di un alloggio, qual è il giudice competente?
La giurisdizione appartiene al giudice amministrativo (TAR) nella fase di formazione della graduatoria. Tuttavia, una volta conclusa tale fase e individuato l’assegnatario, la controversia relativa al diritto all’assegnazione (sorto con l’accettazione) rientra nella giurisdizione del giudice ordinario (Tribunale Civile), poiché si tratta di un diritto soggettivo e non più di un interesse legittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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