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Ammissione con riserva: la Cassazione alle Sezioni Unite

Una società di infrastrutture ferroviarie chiedeva l’ammissione di un credito al passivo del fallimento di un’impresa edile. Tale credito era condizionato all’esito di una causa per risoluzione contrattuale già pendente prima del fallimento. Il Tribunale aveva concesso un’ammissione con riserva, ma la curatela fallimentare ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione, rilevando un profondo contrasto giurisprudenziale sulla sorte dei giudizi pendenti al momento della dichiarazione di fallimento e sulla corretta applicazione dell’ammissione con riserva, ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per un chiarimento definitivo.

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Credito nel Fallimento e Causa Pendente: la Cassazione Interpella le Sezioni Unite sull’Ammissione con Riserva

L’istituto dell’ammissione con riserva al passivo fallimentare rappresenta un meccanismo cruciale quando un credito non è ancora certo, liquido ed esigibile al momento dell’apertura della procedura concorsuale. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha evidenziato la profonda incertezza giuridica che circonda questo tema, in particolare quando il credito dipende dall’esito di una causa per risoluzione contrattuale iniziata prima del fallimento. La Corte, riconoscendo un contrasto interno alla propria giurisprudenza, ha deciso di rimettere la questione alle Sezioni Unite per ottenere una pronuncia dirimente.

I Fatti del Caso: Domande di Risoluzione Incrociate

La vicenda trae origine da una controversia tra una società di costruzioni, mandataria di un’Associazione Temporanea di Imprese (ATI), e un importante gestore della rete ferroviaria nazionale. La società di costruzioni aveva citato in giudizio il gestore ferroviario per ottenere la risoluzione di due contratti d’appalto per colpa di quest’ultimo, con conseguente richiesta di risarcimento danni. A sua volta, il gestore ferroviario aveva chiesto in via riconvenzionale l’accertamento della risoluzione dei medesimi contratti per colpa dell’appaltatrice, con condanna al risarcimento.

Durante la pendenza di queste cause, la società di costruzioni è stata dichiarata fallita. La curatela ha riassunto i giudizi pendenti, mentre il gestore ferroviario, per i propri crediti risarcitori, ha presentato domanda di ammissione allo stato passivo del fallimento. Il giudice delegato ha ammesso il credito per un importo simbolico di euro 0,0, in attesa della definizione delle cause ordinarie. Contro tale decisione, il gestore ferroviario ha proposto opposizione e il Tribunale di Napoli ha accolto l’istanza, ammettendo il credito “con riserva dell’esito della decisione dei giudizi pendenti, con sentenza passata in giudicato”. È contro questo decreto del Tribunale che la curatela fallimentare ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Rinvio alle Sezioni Unite

La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non ha deciso nel merito la controversia. Ha invece rilevato l’esistenza di una questione di massima di particolare importanza e, soprattutto, di un contrasto giurisprudenziale interno alla stessa Sezione. Di fronte a questa incertezza interpretativa, ha ritenuto necessario investire della questione le Sezioni Unite, l’organo supremo della Corte che ha il compito di assicurare l’uniforme interpretazione della legge.

La Corte ha delineato con precisione i quesiti che le Sezioni Unite dovranno risolvere, che vertono sulla sorte della domanda di risoluzione contrattuale proposta prima del fallimento e sulle modalità di ammissione dei crediti che ne conseguono.

Le Motivazioni: Un Complesso Intreccio tra Rito Ordinario e Fallimentare

Le motivazioni dell’ordinanza si addentrano nel cuore di un dibattito dottrinale e giurisprudenziale molto complesso, che ruota attorno all’interpretazione dell’art. 72, comma 5, della Legge Fallimentare. La norma stabilisce che l’azione di risoluzione promossa prima del fallimento produce i suoi effetti nei confronti del curatore, ma se il creditore intende ottenere anche la restituzione di somme o il risarcimento del danno, deve proporre la domanda secondo le regole dell’accertamento del passivo.

La Tesi della “Divaricazione Processuale” vs. “Trasmigrazione Integrale”

La Corte evidenzia l’esistenza di due principali orientamenti interpretativi:
1. Divaricazione Processuale: Secondo questa tesi, la domanda di risoluzione del contratto, in quanto accertamento di uno status giuridico, rimane di competenza del giudice ordinario. Solo le domande consequenziali di natura patrimoniale (risarcimento, restituzione) devono essere proposte davanti al giudice fallimentare. Questa soluzione, però, crea il problema di coordinare due giudizi separati e il rischio di decisioni contrastanti.
2. Trasmigrazione Integrale: Per questo secondo filone, l’intero giudizio, comprensivo della domanda di risoluzione, deve “trasmigrare” in sede fallimentare. La risoluzione diventa un accertamento incidentale, necessario per decidere sulla domanda di ammissione del credito. Questa tesi favorisce la concentrazione processuale e la coerenza delle decisioni, in linea con la vis attractiva del foro fallimentare.

Le Peculiarità del Caso e l’Ammissione con Riserva

La situazione in esame è ulteriormente complicata dal fatto che le domande di risoluzione erano “incrociate”, cioè proposte da entrambe le parti. Questo rende indispensabile una valutazione comparativa dei reciproci inadempimenti, che mal si concilia con la separazione dei giudizi. Inoltre, si pone il problema se il credito risarcitorio, dipendente dall’esito di un giudizio ordinario, possa essere qualificato come “credito condizionale” e, quindi, legittimamente ammesso con riserva ai sensi dell’art. 96 della Legge Fallimentare. Anche su questo punto, la giurisprudenza non è unanime, oscillando tra una nozione restrittiva di credito condizionale (solo quello sottoposto a condizione volontaria) e una più ampia, che include ogni credito la cui esistenza dipenda da un evento futuro e incerto, anche se di natura processuale.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Futura Sentenza

La decisione che verrà assunta dalle Sezioni Unite avrà un impatto rilevantissimo sulla gestione delle procedure fallimentari e sulla tutela dei creditori. Un’interpretazione chiara e univoca definirà le regole del gioco per tutti i casi in cui un’impresa fallisce mentre sono in corso cause civili che possono incidere sulla consistenza del suo patrimonio. La scelta tra la “divaricazione” e la “trasmigrazione” influenzerà la durata e la complessità dei procedimenti, i poteri del giudice delegato e le strategie processuali dei creditori. La pronuncia chiarirà se l’ammissione con riserva possa essere utilizzata come strumento flessibile per gestire l’incertezza legata a giudizi esterni alla procedura, bilanciando l’esigenza di celerità del fallimento con il diritto del creditore a vedere tutelata la propria pretesa, seppur non ancora definitivamente accertata.

Se un’azienda fallisce mentre è in corso una causa contro di essa per la risoluzione di un contratto, cosa succede a quella causa?
La questione è controversa. Secondo un orientamento, la causa sulla risoluzione prosegue nel tribunale ordinario, mentre solo le richieste di pagamento (risarcimenti o restituzioni) devono essere presentate al tribunale fallimentare. Secondo un altro orientamento, l’intera causa, inclusa la domanda di risoluzione, deve essere trasferita e decisa in sede fallimentare. La Corte ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per una soluzione definitiva.

È possibile ammettere un credito al passivo del fallimento ‘con riserva’ se il suo accertamento dipende da una causa ancora pendente?
Il Tribunale nel caso di specie lo ha ritenuto possibile. Tuttavia, la Corte di Cassazione evidenzia che la nozione di ‘credito condizionale’ ammesso con riserva è oggetto di diverse interpretazioni. La questione centrale è se un credito la cui esistenza dipende dall’esito di un altro giudizio possa rientrare in questa categoria. Anche questo punto dovrà essere chiarito dalle Sezioni Unite.

Perché la Corte di Cassazione ha rinviato la decisione alle Sezioni Unite?
La Corte ha constatato l’esistenza di un profondo contrasto giurisprudenziale all’interno della stessa Prima Sezione Civile su come gestire le cause di risoluzione contrattuale pendenti al momento del fallimento. Per garantire l’uniforme interpretazione della legge e risolvere una questione di massima importanza, ha ritenuto necessario un intervento chiarificatore delle Sezioni Unite, che è l’organo supremo di nomofilachia della Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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