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Ammissione al passivo tardiva: la Cassazione attende

L’ordinanza analizza il caso di alcuni lavoratori che hanno presentato una domanda di ammissione al passivo tardiva per crediti da lavoro in una procedura di liquidazione coatta amministrativa. Il Tribunale aveva ammesso i crediti, ritenendo il ritardo non imputabile ai lavoratori. La Corte di Cassazione, investita della questione, ha sospeso il procedimento. La Corte attende la decisione delle Sezioni Unite su un punto cruciale: se il creditore che agisce in un’altra sede per l’accertamento del suo diritto debba comunque presentare una domanda ‘con riserva’ nei termini per evitare la tardività.

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Ammissione al passivo tardiva: la Cassazione rinvia alle Sezioni Unite

L’ordinanza interlocutoria in esame affronta un tema cruciale che si pone all’incrocio tra diritto del lavoro e diritto fallimentare: la possibilità di ottenere un’ammissione al passivo tardiva quando il credito deve essere prima accertato da un giudice diverso da quello fallimentare. La Corte di Cassazione, anziché decidere, ha scelto di attendere un pronunciamento delle Sezioni Unite su una questione di massima di particolare importanza.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dal licenziamento di alcuni dipendenti da parte di una società cooperativa, successivamente posta in liquidazione coatta amministrativa. I lavoratori si rivolgevano al Giudice del Lavoro, che accertava il loro diritto a un’indennità risarcitoria. A seguito di tale decisione, i lavoratori presentavano domanda di ammissione al passivo della procedura concorsuale.

Il commissario liquidatore, tuttavia, rigettava le domande in quanto ‘ultra-tardive’, cioè presentate ben oltre il termine di dodici mesi previsto dalla legge fallimentare. I lavoratori proponevano opposizione al Tribunale, il quale accoglieva parzialmente le loro ragioni. Il Tribunale riteneva che il ritardo non fosse imputabile ai ricorrenti, i quali avevano agito in un tempo ragionevole dopo la sentenza del Giudice del Lavoro. Pur ammettendo il credito, ne negava la collocazione in prededuzione, non ritenendolo sorto in funzione della procedura.

La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con un ricorso principale dei lavoratori contro il diniego della prededuzione e un ricorso incidentale della procedura contro l’ammissibilità stessa della domanda tardiva.

La Sospensione del Giudizio da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione non entra nel merito della controversia. Rileva, invece, che una questione identica e fondamentale, sollevata nel ricorso incidentale della procedura, è già stata rimessa al vaglio delle Sezioni Unite con una recente ordinanza. Di conseguenza, la Corte dispone la sospensione del processo in attesa della decisione del massimo consesso della giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni: L’Obbligo di Domanda ‘con Riserva’

Il cuore del problema, che ha portato al rinvio, risiede in un dubbio interpretativo di grande rilevanza pratica. La legge prevede termini perentori per la presentazione delle domande di ammissione al passivo, ma cosa accade quando un creditore, per ottenere il riconoscimento del proprio diritto (‘an’), deve rivolgersi a un giudice diverso da quello fallimentare (come il Giudice del Lavoro)?

La questione sottoposta alle Sezioni Unite è la seguente: il creditore, in pendenza del giudizio di accertamento del proprio diritto, ha l’onere di presentare comunque una domanda di ammissione al passivo tardiva ‘con riserva’ per non incorrere nella decadenza? Oppure la pendenza di quel giudizio costituisce una causa non imputabile che giustifica il ritardo e permette di presentare la domanda solo una volta ottenuto il titolo?

La procedura concorsuale sosteneva che i lavoratori, pur agendo correttamente davanti al Giudice del Lavoro, avrebbero dovuto ‘prenotare’ il loro posto nel passivo con una domanda tempestiva con riserva. I lavoratori, e il Tribunale che ha dato loro ragione, ritenevano invece che il ritardo fosse giustificato dalla necessità di attendere l’esito del primo giudizio.

Conclusioni

L’ordinanza di rinvio a nuovo ruolo, pur non decidendo la causa, ha un’importanza fondamentale. Mette in luce un’area di incertezza normativa che impatta profondamente i diritti dei creditori, specialmente quelli più deboli come i lavoratori. La futura decisione delle Sezioni Unite farà chiarezza su un punto nevralgico, stabilendo una regola certa sul comportamento che i creditori devono tenere in queste situazioni. Fino ad allora, la prudenza suggerisce di valutare sempre la presentazione di una domanda con riserva per evitare il rischio di vedersi preclusa, per motivi puramente procedurali, la soddisfazione del proprio credito.

Una domanda di ammissione al passivo presentata oltre i termini può essere comunque accolta?
Sì, secondo la decisione del Tribunale di Forlì riportata nel provvedimento, una domanda tardiva può essere ammessa se il ritardo dipende da una causa non imputabile al creditore. Nel caso specifico, il ritardo è stato considerato giustificato dalla necessità di attendere la decisione del giudice del lavoro sull’esistenza del diritto.

Perché la Corte di Cassazione ha sospeso il giudizio?
La Corte ha sospeso il giudizio perché la questione principale sollevata nel ricorso incidentale è oggetto di un’altra ordinanza di rimessione alle Sezioni Unite della Corte stessa. Per evitare decisioni contrastanti, la Corte ha preferito attendere il pronunciamento delle Sezioni Unite su tale punto di diritto.

Qual è la questione di diritto che le Sezioni Unite dovranno risolvere?
Le Sezioni Unite dovranno chiarire se il creditore che deve rivolgersi a un giudice diverso da quello fallimentare per l’accertamento del proprio diritto abbia anche l’obbligo di presentare, nel contempo, una domanda di ammissione al passivo con riserva per evitare la contestazione di tardività ai sensi dell’art. 101 della legge fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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