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Ammissione al passivo con riserva: il coobbligato

Una società, coobbligata per debiti tributari di un’altra società poi fallita, si oppone al diniego di ammissione del proprio credito di regresso allo stato passivo. Il Tribunale aveva respinto la richiesta per mancata prova del pagamento integrale. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato la decisione, in attesa di definire questioni fondamentali sull’ammissione al passivo con riserva del credito del coobbligato, anche prima del pagamento integrale, e sulla natura di tale credito come condizionale.

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Ammissione al Passivo con Riserva: Il Diritto del Coobbligato in Attesa di Giudizio

L’istituto dell’ammissione al passivo con riserva rappresenta uno strumento cruciale nella gestione delle procedure fallimentari, specialmente quando emergono crediti la cui certezza è subordinata a eventi futuri. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha posto nuovamente i riflettori su questo tema, analizzando la complessa posizione del soggetto coobbligato per un debito tributario di una società successivamente fallita. Il caso offre spunti fondamentali per comprendere i diritti di chi paga un debito altrui e intende rivalersi sul patrimonio del fallito.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’operazione di scissione societaria. La società beneficiaria (newco) si è trovata, per effetto del vincolo di solidarietà tributaria, a dover rispondere di alcuni debiti erariali della società scissa, la quale è stata in seguito dichiarata fallita. La società beneficiaria, dopo aver parzialmente definito tali debiti attraverso accordi di rottamazione e aver impugnato le restanti cartelle esattoriali, ha cercato di insinuare il proprio credito di regresso nello stato passivo del fallimento. La richiesta era volta a ottenere il rimborso di quanto pagato o che avrebbe pagato per estinguere il debito comune. Tuttavia, il giudice delegato ha respinto la domanda, e il Tribunale ha confermato il diniego in sede di opposizione.

La Decisione del Tribunale e i Motivi di Ricorso

Il Tribunale ha fondato la sua decisione su due principi cardine. In primo luogo, ha sostenuto che il coobbligato che paga un debito dopo la dichiarazione di fallimento deve dimostrare il carattere integralmente satisfattivo del pagamento per poter essere ammesso al passivo. In secondo luogo, ha richiamato il principio di cristallizzazione della massa passiva, secondo cui un pagamento parziale da parte del coobbligato non è sufficiente a modificare la situazione debitoria del fallito al momento dell’apertura della procedura.

Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso in Cassazione, articolando due motivi principali:
1. Violazione delle norme sull’ammissione con riserva: Secondo la ricorrente, il Tribunale avrebbe dovuto applicare l’art. 96 della legge fallimentare, che consente l’ammissione al passivo con riserva per i crediti condizionati. I crediti tributari contestati (sub judice) rientrano in questa categoria e, per legge (art. 87 d.P.R. 602/1973), devono essere ammessi con riserva.
2. Errata applicazione delle norme sul regresso del coobbligato: Il secondo motivo si concentrava sulla natura del credito di regresso, che dovrebbe essere equiparato a un credito condizionale ai sensi dell’art. 55 della legge fallimentare. Pertanto, anche a fronte di un pagamento parziale, il coobbligato (solvens) avrebbe diritto di essere ammesso al passivo per la somma già pagata, a deconto di quanto dovuto dal debitore principale.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito la controversia, ma ha rilevato come il ricorso sollevi questioni giuridiche di particolare importanza, già al centro di altri procedimenti pendenti e rimessi alla pubblica udienza. In particolare, la Corte ha sospeso il giudizio in attesa di una pronuncia su:
* La possibilità per un fideiussore (figura analoga al coobbligato), non ancora escusso, di essere ammesso al passivo con riserva in qualità di creditore condizionale.
* La configurabilità di un credito di rivalsa del coobbligato prima del pagamento integrale e la sua ammissibilità con riserva.
* La rilevanza del fatto che il creditore principale (in questo caso, l’Erario) non si sia insinuato al passivo e che il pagamento sia avvenuto successivamente da parte del coobbligato.

Questa scelta procedurale indica la volontà della Corte di fornire una soluzione organica e coerente a un nodo giuridico complesso, che intreccia diritto fallimentare, diritto tributario e le obbligazioni solidali.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame, pur non fornendo una risposta definitiva, conferma la delicatezza della posizione del coobbligato nel contesto di un fallimento. La decisione di rinviare la causa a nuovo ruolo sottolinea l’incertezza giurisprudenziale sul diritto del coobbligato di ottenere l’ammissione al passivo con riserva per il suo credito di regresso, specialmente in caso di pagamento parziale o di debito ancora oggetto di contenzioso. L’esito delle questioni rimesse alla pubblica udienza sarà determinante per chiarire i limiti e le condizioni di tutela per tutti i soggetti che si trovano a pagare debiti di un’impresa insolvente, stabilendo un principio di diritto di fondamentale importanza pratica.

Un coobbligato che paga solo parzialmente il debito del fallito può essere ammesso al passivo?
La questione è complessa e attualmente al vaglio della Corte di Cassazione. Il ricorrente nel caso di specie sostiene di sì, equiparando il suo diritto di regresso a un credito condizionale da ammettere con riserva per la somma pagata. Il Tribunale, invece, aveva richiesto la prova di un pagamento integralmente satisfattivo.

Perché la Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria invece di decidere il caso?
La Corte ha riscontrato che il ricorso solleva questioni giuridiche complesse e di principio, già oggetto di altri procedimenti pendenti. Per garantire uniformità di giudizio, ha preferito sospendere la decisione in attesa che tali questioni vengano definite in pubblica udienza, creando un precedente consolidato.

Un credito tributario contestato può essere ammesso al passivo fallimentare?
Sì, secondo la normativa richiamata nel ricorso (art. 87 d.P.R. n. 602/1973), i crediti erariali che sono oggetto di contestazione dinanzi al giudice tributario devono essere ammessi al passivo con riserva, in attesa dell’esito del contenzioso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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