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Amministratore di fatto: responsabilità e danni

Un socio cita in giudizio l’altro socio, nominatosi amministratore a seguito di un’assemblea irregolare, per aver venduto l’unico immobile sociale a un prezzo irrisorio. Il Tribunale di Milano dichiara nulla la delibera di nomina per vizio di convocazione, ma rigetta la richiesta di annullare gli atti successivi. Riconosce però la piena responsabilità dell’amministratore di fatto per i danni cagionati alla società, condannandolo a risarcire la differenza tra il valore di mercato dell’immobile e il prezzo di vendita.

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Amministratore di Fatto: Quando la Nomina è Nulla ma la Responsabilità Resta

Una recente sentenza del Tribunale di Milano affronta un caso emblematico di conflitto societario, chiarendo i confini della responsabilità di un amministratore di fatto. La vicenda ruota attorno a una delibera di nomina viziata e alla successiva vendita dell’unico bene immobile della società a un prezzo notevolmente inferiore al suo valore di mercato. La decisione offre spunti cruciali sulla validità degli atti compiuti da chi gestisce una società senza un’investitura formale valida e sulle conseguenze patrimoniali delle sue azioni.

I Fatti del Caso: Convocazione Irregolare e Vendita Sospetta

La controversia nasce in una S.r.l. con due soci, ciascuno titolare del 50% delle quote. Uno dei soci, fino a quel momento amministratore unico, viene revocato e sostituito dall’altro socio nel corso di un’assemblea. Il socio esautorato impugna la delibera, sostenendo di non aver mai ricevuto una valida convocazione, in quanto inviata deliberatamente a un indirizzo errato, impedendogli di fatto di partecipare e di esprimere il proprio dissenso.

Nel frattempo, il nuovo amministratore, agendo in forza della nomina contestata, procede alla vendita dell’unico immobile di proprietà della società per un prezzo di circa 65.000 euro. Tale operazione viene ritenuta gravemente dannosa dal socio estromesso, il quale evidenzia come il valore di mercato del bene, secondo una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), fosse di 109.000 euro.

La Decisione del Tribunale di Milano

Il Tribunale, analizzati i fatti e le argomentazioni, ha emesso una decisione che distingue nettamente tra la validità della nomina e la responsabilità per gli atti di gestione.

Nullità della Delibera di Nomina

In primo luogo, i giudici hanno accolto la domanda del socio attore, dichiarando la nullità della delibera assembleare. È stato accertato che la convocazione era stata inviata a un indirizzo diverso da quello risultante dal registro delle imprese, in violazione dell’art. 2479-ter c.c., che tutela il diritto del socio all’informazione e alla partecipazione alla vita societaria. L’assenza assoluta di informazione ha quindi reso la delibera radicalmente nulla.

La Responsabilità dell’Amministratore di Fatto

Nonostante la nullità della nomina, il Tribunale ha rigettato la richiesta di dichiarare nulli tutti gli atti compiuti successivamente dal nuovo amministratore. La corte ha qualificato quest’ultimo come amministratore di fatto, ovvero un soggetto che, pur privo di una valida investitura, ha esercitato in modo sistematico e non occasionale i poteri gestori. In questi casi, per tutelare l’affidamento dei terzi in buona fede, gli atti compiuti sono generalmente ritenuti validi ed efficaci per la società.

Tuttavia, la qualifica di amministratore di fatto non esime da responsabilità. Il Tribunale ha infatti accolto la domanda di risarcimento danni promossa dal socio nell’interesse della società. È stato provato che l’amministratore ha agito in violazione dei doveri di corretta gestione (mala gestio), vendendo l’immobile a un prezzo notevolmente inferiore al suo valore reale, senza aver condotto adeguate verifiche e basandosi su una stima di parte palesemente inattendibile. L’operazione è stata considerata irrazionale e arbitraria, causando un danno diretto al patrimonio sociale.

Rigetto della Domanda di Danno Diretto al Socio

Infine, è stata respinta la richiesta di risarcimento per i danni che il socio attore sosteneva di aver subito direttamente. Il Tribunale ha chiarito che la condotta dell’amministratore, pur illegittima, aveva danneggiato il patrimonio della società, non direttamente quello personale del socio. Quest’ultimo subisce un danno solo di riflesso, attraverso la svalutazione della sua quota, che potrà essere ristorato dalla reintegrazione del patrimonio sociale.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda su un bilanciamento di interessi. Da un lato, si tutela il diritto fondamentale del socio a partecipare alle decisioni, sanzionando con la nullità le delibere assunte in sua assenza a causa di una convocazione irregolare. Dall’altro, si protegge la stabilità dei rapporti giuridici e l’affidamento dei terzi, riconoscendo la figura dell’amministratore di fatto e la validità degli atti da lui compiuti.

La chiave di volta, tuttavia, risiede nell’applicazione dei principi sulla responsabilità gestoria. Il Tribunale ha sottolineato che chiunque assuma la gestione di una società, anche senza un titolo valido, è tenuto a rispettare i doveri di diligenza e correttezza. La vendita di un bene a un prezzo “vile” non rientra nella normale discrezionalità imprenditoriale, ma costituisce un atto di mala gestio che obbliga l’amministratore a risarcire personalmente la società per il danno cagionato. Il danno è stato quantificato nella differenza tra il valore di mercato accertato dal CTU e il prezzo di vendita, pari a 44.000 euro.

Le Conclusioni

La sentenza del Tribunale di Milano ribadisce alcuni principi cardine del diritto societario. In primo luogo, il rispetto delle procedure formali, come la corretta convocazione dell’assemblea, è essenziale per la validità delle decisioni sociali. In secondo luogo, la gestione di una società comporta sempre un onere di responsabilità: chi agisce come amministratore, anche se di fatto, risponde con il proprio patrimonio per le scelte gestionali irrazionali e dannose. Infine, viene confermata la distinzione tra il danno al patrimonio sociale, risarcibile tramite l’azione di responsabilità, e il danno diretto al patrimonio del singolo socio, che richiede una prova più specifica e rigorosa.

Una delibera di nomina di un amministratore è valida se un socio non è stato correttamente convocato?
No. Secondo la sentenza, la delibera è nulla ai sensi dell’art. 2479 ter c.c. se la convocazione viene inviata a un indirizzo errato, poiché ciò comporta un’assoluta carenza di informazione e lede il diritto del socio a partecipare alla vita della società.

Se la nomina di un amministratore è nulla, gli atti da lui compiuti, come la vendita di un immobile, sono automaticamente nulli?
No. Il tribunale ha stabilito che gli atti compiuti dall’amministratore con nomina invalida (qualificato come ‘amministratore di fatto’) non sono automaticamente nulli. Per tutelare l’affidamento dei terzi, la sua nomina iscritta nel registro delle imprese rende gli atti opponibili, salvo che i terzi abbiano agito intenzionalmente a danno della società.

Chi è responsabile se un amministratore di fatto vende un bene della società a un prezzo molto più basso del suo valore di mercato?
L’amministratore di fatto è personalmente responsabile per i danni causati alla società. La sentenza lo ha condannato a risarcire la società per un importo pari alla differenza tra il valore di mercato dell’immobile, come stimato da un perito del tribunale, e il prezzo a cui è stato effettivamente venduto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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