LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Aliud pro alio: quando i vizi rendono l’immobile invivibile

Un’acquirente ha citato in giudizio i venditori di un appartamento, sostenendo una vendita di ‘aliud pro alio’ a causa di gravi difetti strutturali emersi anni dopo l’acquisto, che hanno reso l’immobile inagibile. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando le decisioni dei tribunali di merito. Ha stabilito che l’acquirente non è riuscita a dimostrare che il bene fosse radicalmente diverso da quello pattuito al momento della compravendita, poiché alcuni difetti erano già noti e i problemi più gravi si sono manifestati in seguito. Di conseguenza, la richiesta basata sull’aliud pro alio è stata rigettata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Vendita di immobile con vizi: quando si configura l’aliud pro alio?

L’acquisto di un immobile è un passo fondamentale, ma cosa succede se, dopo anni, emergono difetti strutturali così gravi da renderlo inabitabile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso complesso, chiarendo i confini della responsabilità del venditore e il concetto di aliud pro alio. Questa espressione latina indica la consegna di un bene completamente diverso da quello pattuito, una situazione ben più grave della semplice presenza di vizi. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa: Dall’Acquisto all’Inagibilità

Nel 2005, un’acquirente comprava un appartamento situato al piano terra con giardino e posto auto. Tre anni dopo, nel 2008, la proprietà iniziava a manifestare gravi problemi: infiltrazioni e vistose crepe sia all’interno che all’esterno. Le perizie tecniche rivelarono che l’edificio era afflitto da un cedimento delle fondazioni, aggravato da lavori di consolidamento effettuati nel 2003 che non si erano rivelati risolutivi. La situazione è precipitata nel 2014, quando il Comune ha dichiarato l’inagibilità dell’intero stabile, costruito su un’area soggetta a un movimento franoso.

La Tesi dell’Acquirente e la Richiesta di Risarcimento

Di fronte a un immobile ormai inutilizzabile, l’acquirente ha citato in giudizio le venditrici. La sua tesi si fondava sul concetto di aliud pro alio: sosteneva di aver ricevuto un bene radicalmente diverso da quello pattuito, non un’abitazione con difetti, ma un immobile strutturalmente compromesso e inabitabile. Per questo, ha richiesto la condanna delle venditrici al pagamento delle somme necessarie per i lavori di ripristino e al risarcimento dei danni per il mancato utilizzo dell’appartamento dal 2008 in poi.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado sia la Corte d’Appello hanno rigettato le domande dell’acquirente. Secondo i giudici, al momento della compravendita (2005), i difetti strutturali non erano così gravi da rendere l’immobile inservibile. Inoltre, è emerso che l’acquirente era a conoscenza di alcune problematiche e dei precedenti interventi di consolidamento. La Corte d’Appello ha sottolineato che l’ordinanza di inagibilità era intervenuta ben nove anni dopo la stipula del contratto e che la piena consapevolezza della gravità del dissesto (frana attiva) era emersa solo nel 2010.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze precedenti, dichiarando inammissibile il ricorso dell’acquirente. I giudici supremi hanno chiarito diversi punti fondamentali:
1. Limiti del Giudizio di Cassazione: La Corte non può riesaminare i fatti o rivalutare le prove (come perizie e testimonianze). Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta completa e non meramente apparente.
2. Onere della Prova: Spettava all’acquirente dimostrare che, al momento della vendita, l’immobile era già così compromesso da essere considerato un bene diverso da un’abitazione. Le prove raccolte, invece, indicavano che le venditrici avevano informato l’acquirente delle problematiche note, fornendo la documentazione in loro possesso. Le crepe erano visibili e lo stato di dissesto poteva essere constatato.
3. Inammissibilità del Motivo di Ricorso: Poiché la sentenza d’appello aveva confermato la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto, il ricorso per ‘omesso esame di un fatto decisivo’ era precluso dalla legge (art. 348-ter c.p.c.), un meccanismo che limita l’accesso alla Cassazione in caso di ‘doppia conforme’.
In sostanza, i motivi di ricorso si risolvevano in una richiesta di diversa valutazione delle prove, inammissibile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: per configurare una vendita di aliud pro alio, non è sufficiente la presenza di vizi, anche gravi, ma è necessario che il bene consegnato sia completamente diverso da quello pattuito, al punto da essere funzionalmente inadatto all’uso designato. La valutazione deve essere fatta con riferimento al momento della stipula del contratto. La decisione sottolinea inoltre i rigidi limiti del giudizio di Cassazione, che non costituisce un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto. Per gli acquirenti, ne deriva l’importanza fondamentale di condurre tutte le verifiche tecniche necessarie prima dell’acquisto, specialmente in presenza di segnali di possibili problemi strutturali.

Quando un vizio strutturale di un immobile integra una vendita ‘aliud pro alio’?
Secondo la decisione, si configura ‘aliud pro alio’ non solo quando il bene è di un genere diverso, ma anche quando è assolutamente privo delle caratteristiche funzionali necessarie a soddisfare i bisogni dell’acquirente o ha difetti che lo rendono inservibile. Tuttavia, la valutazione cruciale è se, al momento della compravendita, il bene fosse già così compromesso da essere radicalmente diverso da quello pattuito.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta da un giudice di merito?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che le censure che si risolvono in una richiesta di diversa valutazione degli elementi probatori presentati nel processo sono inammissibili. Il suo ruolo non è riesaminare i fatti, ma controllare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione.

Cosa comporta una ‘doppia decisione conforme’ nei giudizi civili?
Quando la sentenza d’appello conferma la decisione di primo grado basandosi sulle stesse ragioni di fatto, la legge (art. 348-ter c.p.c.) impedisce che il ricorso per Cassazione possa essere proposto per il motivo di ‘omesso esame circa un fatto decisivo’. Questo limita la possibilità di impugnare la sentenza per vizi legati alla ricostruzione dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati