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Agevolazioni contributive: no a finte assunzioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8786/2024, ha negato il diritto alle agevolazioni contributive a un’azienda che aveva assunto lavoratori licenziati da un’altra società ad essa collegata da stretti vincoli familiari. L’operazione è stata ritenuta una ristrutturazione fittizia, finalizzata a eludere la normativa e ottenere indebitamente i benefici, poiché mancava un reale incremento occupazionale e i lavoratori non erano stati genuinamente espulsi dal mercato del lavoro.

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Agevolazioni Contributive: la Cassazione Dice No alle Assunzioni Fittizie tra Aziende Familiari

Le agevolazioni contributive rappresentano uno strumento fondamentale per incentivare l’occupazione, ma il loro utilizzo deve rispettare la finalità per cui sono state create: favorire l’inserimento di lavoratori effettivamente espulsi dal mercato. Con la recente ordinanza n. 8786 del 3 aprile 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, negando i benefici a un’azienda che aveva assunto personale proveniente da un’altra società ad essa strettamente collegata, configurando l’operazione come una fittizia ristrutturazione aziendale.

I Fatti del Caso: La Ristrutturazione Aziendale Sospetta

Il caso ha origine dall’opposizione di una società a responsabilità limitata contro un avviso di addebito dell’INPS. L’Istituto richiedeva la restituzione dei benefici contributivi previsti dalla Legge n. 223/1991, ottenuti per aver assunto lavoratori licenziati da un’altra azienda e iscritti nelle liste di mobilità.

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, aveva accolto la tesi dell’INPS, rilevando che l’operazione non era una vera e propria creazione di nuovi posti di lavoro. Diversi elementi indicavano una manovra elusiva:

1. Legami Familiari: I soci delle due società (quella che aveva licenziato e quella che aveva assunto) appartenevano allo stesso nucleo familiare ristretto (marito, moglie e figlia), per di più conviventi.
2. Sequenza Temporale: Le assunzioni nella nuova società erano avvenute immediatamente dopo l’inizio dell’attività di quest’ultima e seguivano, senza soluzione di continuità, i licenziamenti effettuati dalla prima azienda.
3. Cessazione dell’Attività: Subito dopo le nuove assunzioni, la società che aveva licenziato cessava la propria attività.

Questi fattori, nel loro insieme, delineavano non due centri decisionali autonomi, ma un’unica regia finalizzata a una ristrutturazione produttiva solo apparente, con lo scopo di simulare un incremento occupazionale e aggirare la normativa.

Le agevolazioni contributive secondo la Normativa

L’articolo 8, commi 4 e 4-bis, della Legge n. 223/1991, nella sua versione applicabile al caso (ratione temporis), esclude il diritto ai benefici economici quando i lavoratori in mobilità sono stati licenziati, nei sei mesi precedenti, da un’impresa che, al momento del licenziamento, presenta assetti proprietari sostanzialmente coincidenti con quelli dell’impresa che assume.

La finalità di questa norma è chiara: incentivare l’occupazione di lavoratori effettivamente espulsi dal mercato del lavoro, garantendo un “incremento occupazionale netto” e non semplicemente sovvenzionare passaggi di personale tra aziende collegate che, di fatto, continuano la stessa attività sotto una diversa veste giuridica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso della società, confermando in toto la decisione dei giudici d’appello. I giudici di legittimità hanno sottolineato che, per valutare il diritto alle agevolazioni contributive, non basta un esame formale del rispetto degli indicatori normativi. È necessario un’analisi sostanziale della singola vicenda per verificare se l’operazione abbia eluso la ratio della disciplina incentivante.

La Corte ha ribadito i seguenti principi:

* Sostanza sulla Forma: L’indagine del giudice di merito deve andare oltre gli aspetti formali per accertare se, nella realtà, vi sia stata una continuità aziendale e se la nuova società non sia altro che la prosecuzione della precedente.
* Valutazione Complessiva degli Indizi: Elementi come gli stretti legami familiari, la coincidenza temporale tra licenziamenti e assunzioni e la cessazione dell’attività della prima impresa, sebbene singolarmente possano non essere decisivi, nella loro convergenza globale assumono una significativa pregnanza probatoria.
* Finalità della Norma: Le agevolazioni sono destinate a favorire l’occupazione di soggetti svantaggiati e non possono essere utilizzate per operazioni puramente fittizie, preordinate solo a fruire indebitamente degli incentivi statali.

Quando la società che assume ricalca sostanzialmente quella che ha licenziato, si ricade nella previsione normativa che esclude i benefici, poiché non si configura una realtà produttiva autentica e nuova, ma solo una prosecuzione della precedente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di agevolazioni contributive. La decisione sottolinea l’importanza di un’analisi approfondita e non meramente formale delle operazioni di assunzione che seguono procedure di mobilità. Le imprese devono essere consapevoli che la presenza di assetti proprietari coincidenti o di stretti legami tra la società che licenzia e quella che assume è un forte indicatore di elusione, che può portare alla revoca dei benefici e al recupero delle somme da parte dell’INPS. Il principio cardine rimane quello di premiare solo chi crea un reale e netto incremento occupazionale, contribuendo a reinserire nel mercato lavoratori che ne erano stati effettivamente esclusi.

Quando non sono concesse le agevolazioni contributive per l’assunzione di lavoratori in mobilità?
Le agevolazioni non sono concesse quando l’operazione di assunzione è parte di una ristrutturazione aziendale fittizia, finalizzata a simulare un incremento occupazionale. Ciò accade, ad esempio, se l’impresa che assume e quella che ha licenziato hanno assetti proprietari sostanzialmente coincidenti o sono riconducibili a un unico centro decisionale, come un nucleo familiare.

Quali elementi possono indicare una fittizia operazione di ristrutturazione aziendale?
Secondo la Corte, gli elementi indicativi sono: 1) stretti legami di parentela tra i soci delle due società; 2) una sequenza temporale immediata e senza interruzioni tra i licenziamenti e le successive assunzioni; 3) la cessazione dell’attività dell’azienda che ha licenziato subito dopo che l’altra ha assunto i suoi dipendenti.

Qual è la finalità principale delle agevolazioni contributive previste dalla legge 223/1991?
La finalità è quella di favorire l’occupazione di lavoratori che sono stati effettivamente espulsi dal mercato del lavoro a seguito di procedure di riduzione del personale. L’obiettivo è promuovere un ‘incremento occupazionale netto’ e non finanziare operazioni di mera riorganizzazione aziendale che non creano nuova occupazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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