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Affidamento in house: requisiti e legittimità

Una società, precedente gestore del servizio idrico, ha impugnato la decisione di un Ente di Governo d’Ambito di procedere a un affidamento in house a una nuova società interamente pubblica. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della scelta. La sentenza chiarisce che l’obbligo di motivazione è attenuato per il settore idrico, che il “controllo analogo” può essere esercitato congiuntamente anche in modo non paritario e che la partecipazione di tutti gli enti locali può avvenire progressivamente.

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Affidamento in house: requisiti di controllo e motivazione secondo le Sezioni Unite

L’affidamento in house di servizi pubblici rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto amministrativo, ponendo un delicato equilibrio tra l’autonomia organizzativa della Pubblica Amministrazione e i principi di concorrenza del mercato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha fornito chiarimenti cruciali sui requisiti di legittimità di tale modello, in particolare nel settore strategico del servizio idrico integrato.

I Fatti del Caso

La controversia nasce dalla decisione di un Ente di Governo dell’Ambito (EGATO) di superare un sistema frammentato di gestioni del servizio idrico, basato su concessioni a diverse società a capitale misto, per adottare un modello di gestione unitaria. L’Ente ha deliberato di procedere tramite un affidamento in house a una società interamente pubblica, costituita appositamente e partecipata dagli enti locali dell’ambito territoriale.

Una delle società che operava nel precedente regime ha impugnato le delibere dell’Ente, contestando la legittimità della scelta del modello in house. Secondo la ricorrente, la decisione sarebbe stata discriminatoria, carente di un’adeguata motivazione e fondata su presupposti errati riguardo ai requisiti strutturali e di controllo della nuova società pubblica.

La Decisione delle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la piena legittimità dell’operato dell’Ente di Governo. La sentenza ha esaminato punto per punto i motivi di ricorso, stabilendo importanti principi sulla corretta applicazione delle norme che regolano l’affidamento in house.

Le Motivazioni della Corte

L’analisi della Corte si è concentrata su alcuni aspetti fondamentali della disciplina dell’in house providing.

L’affidamento in house e la parità di trattamento

La ricorrente lamentava che la comparazione tra il modello in house e quello di mercato fosse viziata da discriminazione, in particolare riguardo alla garanzia dei livelli occupazionali, che sarebbe stata considerata un vantaggio del solo modello pubblico. La Corte ha respinto questa tesi, affermando che la comparazione tra diversi modelli gestionali deve necessariamente tenere conto di tutte le caratteristiche specifiche di ciascuno, incluse le diverse finalità (non lucrative per l’in house) e i vincoli normativi, come quelli sulla tutela del personale (art. 173 del Codice dell’Ambiente), che si applicano a tutti i gestori subentranti.

L’obbligo di motivazione per l’affidamento in house

Un punto centrale del ricorso riguardava l’obbligo di motivazione. La ricorrente sosteneva che l’Ente avrebbe dovuto applicare l’art. 192 del Codice dei Contratti Pubblici, che impone una motivazione analitica sulle ragioni del mancato ricorso al mercato. La Cassazione ha chiarito che, per il settore specifico del servizio idrico, l’art. 12 dello stesso Codice prevede un’esclusione. Pertanto, l’obbligo motivazionale è presente ma meno stringente rispetto ad altri settori, essendo sufficiente una motivazione ordinaria sulla scelta discrezionale del modello gestionale, supportata da un’adeguata analisi tecnica ed economica.

Il “Controllo Analogo” in una società pluripartecipata

La critica più articolata riguardava il difetto del requisito del “controllo analogo”, dato che non tutti i Comuni dell’ambito partecipavano direttamente e fin da subito alla nuova società. La Corte ha stabilito che:
1. Partecipazione Progressiva: È legittima la costituzione di un gestore unico la cui compagine sociale si formi progressivamente, senza che tutti gli enti locali dell’ambito debbano aderire fin dal primo momento.
2. Controllo Congiunto e Indiretto: Il controllo analogo può essere “congiunto”, ovvero esercitato da più enti pubblici. Non è necessario che sia paritario; è sufficiente che lo statuto e le convenzioni prevedano strumenti idonei a garantire a ciascun ente la possibilità di influire sulle decisioni strategiche.
3. Strumenti di Controllo: Nel caso di specie, il controllo era assicurato da meccanismi statutari (quorum qualificati, poteri dell’assemblea) e da un organo esterno come la Conferenza dei Sindaci, che garantiva una sede di coordinamento e influenza anche per i comuni non ancora soci.

La Corte ha inoltre precisato che la partecipazione dell’EGATO stesso al capitale del gestore non viola il principio di separazione tra funzioni di regolazione e di gestione, essendo una modalità prevista dalla normativa di settore per facilitare l’acquisizione delle quote da parte dei Comuni.

Conclusioni

La sentenza delle Sezioni Unite consolida un’interpretazione flessibile e pragmatica del modello di affidamento in house, specialmente in settori complessi come quello idrico. Vengono affermati tre principi chiave:
1. La scelta del modello in house è una decisione discrezionale dell’amministrazione, che non richiede una motivazione “rafforzata” sulle ragioni del mancato ricorso al mercato nel settore idrico.
2. La struttura di una società in house pluripartecipata può prevedere una formazione progressiva e meccanismi di controllo indiretto, purché efficaci.
3. Il requisito del controllo analogo congiunto non implica un potere paritario, ma la garanzia per tutti i soci pubblici di poter incidere sulle scelte fondamentali della società, secondo le regole del principio democratico della maggioranza.

È necessario un obbligo di motivazione rafforzato per scegliere l’affidamento in house nel servizio idrico?
No. Secondo la Corte, per il settore del servizio idrico integrato non si applica l’art. 192 del Codice dei Contratti Pubblici, che richiede una motivazione analitica sul mancato ricorso al mercato. È sufficiente un onere di motivazione ordinaria che dia conto della scelta discrezionale, supportata da adeguate analisi tecniche e finanziarie.

Tutti i Comuni dell’ambito devono partecipare fin da subito alla società in house per un affidamento legittimo?
No. La Corte ha ritenuto legittima la costituzione di una società in house a ‘formazione progressiva’, in cui non tutti gli enti locali dell’ambito territoriale ottimale partecipano al capitale sociale fin dalla costituzione. L’importante è che il modello assicuri l’unicità della gestione a regime.

Il “controllo analogo congiunto” richiede che ogni ente pubblico partecipante abbia lo stesso peso decisionale?
No. Il controllo congiunto non deve essere necessariamente ‘paritario’. È sufficiente che lo statuto e gli accordi parasociali forniscano a ciascun ente pubblico socio strumenti idonei per influire, in misura maggiore o minore, sugli obiettivi strategici e sulle decisioni rilevanti della società, anche attraverso il principio di maggioranza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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