LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Acquisizione sanante: come calcolare l’indennizzo

In un caso di esproprio tramite acquisizione sanante, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennizzo dovuto ai proprietari deve tener conto non solo del valore del terreno espropriato, ma anche del deprezzamento della proprietà residua. Tale deprezzamento va calcolato in base alla perdita di un potenziale utilizzo oggettivo (come quello agrituristico), a prescindere dalla dimostrazione di una concreta intenzione dei proprietari di sfruttarlo. La Corte ha cassato la decisione precedente che si era basata solo sul valore agricolo del terreno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Acquisizione Sanante: Risarcire il Potenziale Economico Perduto

L’istituto dell’acquisizione sanante, disciplinato dall’art. 42 bis del Testo Unico Espropriazioni, rappresenta uno strumento a disposizione della Pubblica Amministrazione per regolarizzare l’acquisizione di un bene immobile occupato senza un valido titolo. Tuttavia, la determinazione del giusto indennizzo da corrispondere al proprietario è spesso fonte di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: come calcolare il risarcimento quando l’esproprio riguarda solo una parte del bene, causando una perdita di valore a quella rimanente? La Corte ha chiarito che la valutazione deve basarsi su criteri oggettivi, includendo anche la perdita di potenzialità di sfruttamento economico.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di indennizzo da parte di alcuni proprietari di un’ampia area agricola, su cui sorgeva un fabbricato rurale. Anni prima, un ente pubblico aveva occupato una porzione del terreno per la realizzazione di uno svincolo stradale. A seguito della trasformazione irreversibile del suolo e in assenza di un decreto di esproprio, l’ente aveva avviato la procedura di acquisizione sanante. I proprietari si erano opposti all’indennizzo offerto, sostenendo che l’intervento pubblico avesse reso di fatto inutilizzabile il fabbricato rurale per fini agrituristici, una destinazione d’uso consentita dagli strumenti urbanistici locali. Essi chiedevano, quindi, che il risarcimento tenesse conto anche di questo deprezzamento.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva respinto le richieste dei proprietari. La sua decisione si fondava principalmente sulle conclusioni del Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), secondo cui il terreno andava valutato solo come agricolo. I giudici di secondo grado avevano inoltre ritenuto che il fabbricato fosse già in stato di abbandono e degrado da decenni e, soprattutto, che i proprietari non avessero fornito alcuna prova di una loro ‘concreta ed effettiva volontà’ di destinarlo ad attività agrituristica. Di conseguenza, secondo la Corte territoriale, non era possibile riconoscere un danno per la perdita di una potenzialità di utilizzo solo ipotetica.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Acquisizione Sanante

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dei proprietari. Il ragionamento dei giudici di legittimità si è concentrato su due principi fondamentali.

La Valutazione Oggettiva del Deprezzamento

Il punto centrale della pronuncia è che, in caso di espropriazione parziale, la stima del deprezzamento della proprietà residua deve avvenire in termini oggettivi. Ciò significa che non è necessario dimostrare l’intenzione soggettiva del proprietario di voler sfruttare una determinata potenzialità economica del bene. Se gli strumenti urbanistici consentivano l’uso agrituristico del fabbricato prima dell’intervento pubblico, e tale possibilità è venuta meno a causa dell’opera, allora il danno sussiste e va risarcito. Lo stato di degrado dell’immobile, ha precisato la Corte, non esclude la potenzialità, ma può influire sulla quantificazione economica del danno, non sulla sua esistenza. La valutazione deve prescindere dalle intenzioni dei proprietari e concentrarsi sulle caratteristiche reali e sulle possibilità legali di sfruttamento del bene prima e dopo l’intervento ablativo.

La Corretta Composizione dell’Indennizzo da Acquisizione Sanante

Un secondo errore della Corte d’Appello, secondo la Cassazione, è stato quello di non considerare la natura complessa dell’indennizzo previsto dall’art. 42 bis. Questo non si limita al solo valore venale (di mercato) del bene, ma include anche una componente per il pregiudizio non patrimoniale e un interesse del 5% annuo per il periodo di occupazione illegittima. La Corte territoriale aveva erroneamente confrontato l’importo totale offerto dall’ente (comprensivo di tutte le voci) con la sola stima del valore venale effettuata dal CTU, giungendo a una conclusione sbagliata. La Cassazione ha quindi disposto che il giudice del rinvio dovrà ricalcolare l’intero indennizzo dovuto, tenendo conto di tutte le sue componenti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la tutela dei proprietari nei confronti della Pubblica Amministrazione nei procedimenti di acquisizione sanante. Stabilisce un principio di fondamentale importanza pratica: il valore di un immobile non è dato solo dal suo stato attuale, ma anche dalle sue potenzialità di sviluppo legali e oggettive. La perdita di tali potenzialità a causa di un’espropriazione parziale costituisce un danno effettivo che deve essere integralmente risarcito, senza che il proprietario debba dimostrare di aver già pianificato o avviato specifici progetti di sviluppo. La valutazione del danno deve essere ancorata a dati reali e normativi, garantendo un ristoro economico giusto ed effettivo.

In caso di acquisizione sanante di una parte di un terreno, l’indennizzo deve considerare anche la perdita di valore della parte rimanente?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’indennizzo deve comprendere anche l’eventuale deprezzamento subito dalla proprietà rimanente nel suo complesso, valutando la perdita di utilità e potenzialità economiche causata dall’intervento pubblico.

Per ottenere il risarcimento per la perdita di un potenziale utilizzo di un immobile (es. agriturismo), il proprietario deve dimostrare di aver avuto l’intenzione concreta di realizzarlo?
No. Secondo la Corte, la valutazione del deprezzamento deve essere condotta in termini oggettivi, basandosi sulle possibilità legali di utilizzo del bene (ad esempio, quelle previste dagli strumenti urbanistici) prima dell’intervento pubblico, a prescindere dalle intenzioni soggettive del proprietario.

L’indennizzo previsto dall’art. 42 bis TUE (acquisizione sanante) comprende solo il valore di mercato del bene?
No, l’indennizzo è più complesso. Oltre al valore venale del bene, esso deve comprendere anche il risarcimento per i danni non patrimoniali e i danni da occupazione senza titolo, calcolati secondo i criteri specifici indicati dalla norma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati