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Accordo scritto lavori extra: la Cassazione decide

In una disputa su un contratto di appalto, la Corte di Cassazione ha stabilito che se le parti prevedono un accordo scritto per lavori extra, questa clausola deve essere interpretata letteralmente. La Corte ha annullato la decisione di merito che aveva riconosciuto il compenso per opere aggiuntive basandosi su un presunto accordo verbale, in violazione della chiara previsione contrattuale che richiedeva un ‘accordo aggiuntivo scritto’ prima dell’inizio dei lavori. La sentenza ribadisce la centralità del criterio letterale nell’interpretazione dei contratti.

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Accordo Scritto per Lavori Extra-Contratto: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Forma

Nei contratti di appalto, la gestione delle opere non previste inizialmente è una delle fonti più comuni di contenzioso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: se il contratto richiede un accordo scritto per lavori extra, questa clausola non può essere ignorata. La decisione chiarisce come l’interpretazione letterale del contratto sia il cardine per risolvere tali controversie, offrendo una guida preziosa per committenti e appaltatori.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Appalto e le Opere Aggiuntive

La vicenda nasce dalla costruzione di una struttura polifunzionale. L’appaltatore, dopo aver ricevuto un acconto consistente, chiede al committente il saldo, includendo il compenso per una serie di lavori aggiuntivi non previsti nel contratto originario. Il committente si oppone, contestando l’ammontare della pretesa e chiedendo, a sua volta, l’applicazione di una penale per il ritardo nella consegna dei lavori.

Il Tribunale di primo grado dà parzialmente ragione al committente, riducendo notevolmente la somma dovuta e respingendo la richiesta per i lavori extra. La Corte di Appello, invece, ribalta la decisione, riconoscendo all’appaltatore il diritto a un compenso per le opere aggiuntive e negando al committente la penale per il ritardo, giustificando la sospensione dei lavori da parte dell’impresa a fronte del mancato pagamento dell’IVA da parte del committente.

La Questione dell’Accordo Scritto per Lavori Extra

Il cuore della disputa legale risiede nell’interpretazione di una clausola specifica del contratto d’appalto. L’articolo 7 prevedeva che “per eventuali opere, non indicate nel preventivo allegato, i prezzi saranno concordati e stabiliti tra le parti, prima di dare inizio a dette opere e previa sottoscrizione di regolare accordo aggiuntivo”.

La Corte d’Appello aveva ritenuto che questa clausola imponesse la forma scritta solo per la determinazione del prezzo, ma non per la decisione di eseguire i lavori, ammettendo quindi la possibilità di un accordo verbale per l’esecuzione. Il committente ha impugnato questa interpretazione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che la clausola richiedesse un accordo scritto lavori extra sia per l’esecuzione che per la quantificazione.

L’Analisi della Clausola Contrattuale

La difesa del committente si è basata su una violazione dei criteri di interpretazione del contratto (artt. 1362 e 1363 c.c.), sostenendo che il significato letterale della clausola era inequivocabile. La necessità di un “regolare accordo aggiuntivo” da sottoscrivere prima di iniziare i lavori non poteva che riferirsi all’intero pacchetto: l’opera da eseguire e il suo corrispettivo. Scindere i due elementi, come fatto dalla Corte di Appello, appariva una forzatura logica e giuridica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso del committente, ritenendo fondata la censura sull’interpretazione della clausola contrattuale. I giudici di legittimità hanno affermato che la conclusione della Corte di Appello “sconta una evidente violazione del criterio legale di interpretazione testuale della dichiarazione negoziale”.

Secondo la Cassazione, il testo della clausola era chiaro nel collegare la stipulazione di un accordo scritto sia alle opere che, di conseguenza, al loro prezzo. Non è logicamente plausibile ipotizzare un accordo scritto solo sul prezzo in assenza di una formale e scritta indicazione dell’opera a cui quel prezzo si riferisce. L’interpretazione della Corte di Appello, che svincolava l’accordo sui lavori da qualsiasi requisito di forma, per poi richiederla solo per il prezzo, è stata giudicata irragionevole.

La Corte ha ribadito che, sebbene l’interpretazione di un contratto non debba fermarsi al mero senso letterale delle parole (art. 1362 c.c.), il criterio letterale rimane il punto di partenza fondamentale per ricostruire la comune intenzione delle parti. In questo caso, il testo era sufficientemente chiaro da non poter essere superato senza una solida motivazione, che la Corte di Appello non aveva fornito.

Di conseguenza, la sentenza impugnata è stata cassata con rinvio, e la Corte di Appello dovrà riesaminare la questione attenendosi al principio secondo cui la clausola in esame richiedeva un accordo scritto preventivo per l’intero pacchetto di lavori extra-contratto.

Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito sull’importanza della chiarezza e della forma nei contratti di appalto. Quando le parti decidono di vincolare future modifiche o integrazioni a un accordo scritto, tale volontà deve essere rispettata. Affidarsi ad accordi verbali per opere significative espone a rischi enormi, come dimostra questa lunga vicenda giudiziaria. La decisione della Cassazione rafforza la certezza dei rapporti giuridici e sottolinea che una pattuizione chiara è la migliore tutela per entrambe le parti, evitando che l’interpretazione del giudice possa sostituirsi alla loro volontà originaria.

Se un contratto di appalto richiede un ‘accordo aggiuntivo scritto’ per le opere extra, un accordo verbale è sufficiente?
No. Secondo la sentenza, se una clausola contrattuale richiede espressamente la sottoscrizione di un accordo aggiuntivo per le opere extra prima del loro inizio, tale requisito di forma si applica sia all’individuazione dei lavori sia alla determinazione del loro prezzo. Un accordo verbale non è sufficiente a superare questa previsione.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte di Appello?
La Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte di Appello ha violato i criteri legali di interpretazione del contratto (in particolare l’art. 1362 del codice civile). Ha ignorato il chiaro tenore letterale della clausola, che richiedeva un unico accordo scritto sia per le opere che per il prezzo, operando una distinzione illogica e non supportata dal testo.

L’interpretazione di un contratto può ignorare il significato letterale delle parole?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che, sebbene l’interpretazione non debba limitarsi al senso letterale, quest’ultimo costituisce il criterio centrale e fondamentale per ricostruire la volontà delle parti. Si può superare solo in presenza di altri elementi interpretativi (come il comportamento delle parti) che dimostrino una diversa e comune intenzione, ma non può essere semplicemente ignorato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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