LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accordo di ristrutturazione e fallimento: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 523/2024, ha rinviato a pubblica udienza una questione di diritto fondamentale: qual è la sorte di un accordo di ristrutturazione del debito quando l’impresa debitrice fallisce successivamente? Il caso riguarda una società creditrice che, dopo aver accettato un pagamento parziale in un accordo, ha chiesto l’ammissione al passivo fallimentare per l’intero credito originario. La Corte dovrà chiarire se il fallimento provochi l’automatica inefficacia dell’accordo o se sia necessaria un’azione del creditore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Accordo di Ristrutturazione e Fallimento: la Cassazione Chiamata a Fare Chiarezza

L’accordo di ristrutturazione dei debiti è uno strumento cruciale per le imprese in crisi, ma cosa succede se, nonostante l’accordo, l’azienda fallisce? Un creditore che aveva accettato un pagamento ridotto può tornare a pretendere l’intera somma originaria? Con l’ordinanza interlocutoria n. 523 del 2024, la Corte di Cassazione si prepara a dare una risposta a questa complessa domanda, rinviando la decisione a una pubblica udienza per la sua particolare rilevanza.

I Fatti del Caso

Una società creditrice aveva aderito a un accordo di ristrutturazione proposto da un’azienda debitrice, accettando di ricevere solo il 10% del proprio credito totale, pari a oltre un milione di euro. L’accordo era stato regolarmente omologato dal Tribunale. Tuttavia, più di tre anni dopo, la società debitrice veniva dichiarata fallita.

A questo punto, la società creditrice ha tentato di insinuarsi nel passivo fallimentare per l’intero importo del suo credito originario, sostenendo che il fallimento avesse reso impossibile l’esecuzione dell’accordo, causandone di fatto l’inefficacia. Il Giudice Delegato, però, ha ammesso il credito solo per l’importo ridotto (il 10%) previsto dall’accordo. La creditrice ha quindi proposto opposizione, ma il Tribunale l’ha respinta, affermando che la natura dell’accordo è essenzialmente privatistica e che il fallimento non ne determina lo scioglimento automatico.

La Questione Giuridica: Le Sorti dell’Accordo di Ristrutturazione

La controversia è giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha identificato il nucleo del problema: qual è la natura giuridica dell’accordo di ristrutturazione e, di conseguenza, quali sono le sue sorti in caso di successivo fallimento del debitore? Le tesi contrapposte sono due:

1. Natura Contrattuale Pura: L’accordo è un contratto privato. Come tale, non si scioglie automaticamente con il fallimento. Il creditore che volesse liberarsi dagli obblighi assunti (come l’accettazione di un pagamento ridotto) dovrebbe avviare un’azione legale di risoluzione per inadempimento, e dovrebbe farlo prima della dichiarazione di fallimento.
2. Collegamento con la Procedura Concorsuale: L’accordo, pur nascendo da una base negoziale, è strettamente legato all’obiettivo di superare la crisi d’impresa. Il fallimento, che sancisce l’impossibilità definitiva di raggiungere tale obiettivo, determinerebbe la caducazione automatica dell’accordo stesso, facendo rivivere i crediti nella loro interezza originaria.

La ricorrente sosteneva questa seconda tesi, argomentando che la “causa concreta” dell’accordo – il superamento della crisi – era venuta meno, travolgendo l’intero patto negoziale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con questa ordinanza, la Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione non ha ancora deciso il merito della questione. Ha però riconosciuto che il problema ha una “particolare rilevanza nomofilattica”, ovvero che la sua soluzione è fondamentale per garantire un’interpretazione uniforme e certa della legge in tutto il Paese.

Per questo motivo, il Collegio ha deciso di rimettere la causa alla trattazione in pubblica udienza. Questa scelta procedurale è riservata alle questioni di diritto più importanti e complesse, che richiedono un dibattito approfondito prima di poter stabilire un principio di diritto che avrà valore di precedente per casi futuri.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che il primo motivo di ricorso sollevasse una questione di diritto di particolare importanza. La questione riguarda la natura dell’accordo di ristrutturazione e le sue conseguenze in caso di successivo fallimento del debitore. In particolare, è necessario chiarire se il venir meno dell’accordo si verifichi in modo automatico oppure se richieda un’iniziativa specifica da parte del creditore. Data la complessità e la rilevanza della questione, si è resa necessaria la trattazione in pubblica udienza per un esame più approfondito.

Conclusioni

La futura sentenza della Corte di Cassazione è attesa con grande interesse da operatori del diritto e imprese. La decisione chiarirà definitivamente i diritti e gli obblighi dei creditori che aderiscono a un accordo di ristrutturazione. Se prevarrà la tesi della caducazione automatica, i creditori avranno una maggiore tutela in caso di fallimento del debitore. Se, al contrario, verrà confermata la natura puramente contrattuale, i creditori dovranno agire con maggiore tempestività per tutelare le proprie ragioni prima che la situazione dell’impresa diventi irreversibile.

Un accordo di ristrutturazione si scioglie automaticamente se l’azienda debitrice fallisce successivamente?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva, ma identifica questa come la questione centrale di particolare importanza giuridica che dovrà essere decisa in una futura udienza pubblica dalla Corte di Cassazione.

Perché la Corte di Cassazione ha rimesso la causa in pubblica udienza?
La Corte ha ritenuto che la questione sulla sorte di un accordo di ristrutturazione in caso di fallimento abbia una “particolare rilevanza nomofilattica”, cioè la sua soluzione è cruciale per assicurare un’interpretazione uniforme e certa della legge su tutto il territorio nazionale.

Qual era la tesi della società creditrice?
La società creditrice sosteneva che il fallimento del debitore, rendendo impossibile il superamento della crisi aziendale (scopo principale dell’accordo), determinasse l’automatica inefficacia (“caducazione”) dell’accordo di ristrutturazione, facendo risorgere il suo diritto a pretendere l’intero credito originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati