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Abuso del diritto di voto: no se il bilancio è irregolare

In una S.r.l. con due soci paritetici, anche amministratori, il voto contrario di un socio all’approvazione del bilancio non costituisce abuso del diritto di voto se la proposta non è stata preventivamente approvata dall’organo amministrativo nel suo complesso. La Corte di Cassazione ha stabilito che il rispetto della procedura, che attribuisce la paternità del progetto di bilancio all’intero organo gestorio, è un requisito fondamentale, e la sua violazione giustifica il dissenso del socio, a prescindere da obiezioni sul merito del documento contabile.

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Abuso del Diritto di Voto del Socio: Quando il “No” è Legittimo

L’equilibrio di potere all’interno delle società, specialmente quelle con una compagine sociale ristretta e paritetica, è spesso delicato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: l’abuso del diritto di voto. La vicenda riguarda il voto contrario di un socio al 50% all’approvazione del bilancio, motivato da un vizio procedurale. La Corte ha chiarito che opporsi a una proposta irregolare non è un abuso, ma un legittimo esercizio dei propri diritti, anche se ciò porta a una situazione di stallo societario.

I Fatti del Caso

La controversia nasce in seno a una S.r.l. il cui capitale è detenuto da due soci, ciascuno al 50%. Entrambi i soci sono anche gli unici co-amministratori della società. Durante un’assemblea, uno dei due soci-amministratori presenta per l’approvazione il progetto di bilancio relativo all’esercizio precedente, da lui redatto unilateralmente.

L’altro socio-amministratore esprime voto contrario, bloccando di fatto l’approvazione. La sua motivazione non riguarda il contenuto del bilancio, ma un aspetto procedurale: il progetto non era mai stato discusso e approvato dall’organo amministrativo nel suo complesso, come invece previsto dalla legge (art. 2475 c.c.) e dallo statuto sociale.

Il Percorso Giudiziario e l’ipotesi di abuso del diritto di voto

Il socio che aveva proposto il bilancio ha impugnato la delibera negativa, sostenendo che il voto contrario del consocio costituisse un abuso del diritto di voto, in quanto espresso al solo scopo di danneggiare la società e ottenere vantaggi personali in una trattativa parallela per la divisione del gruppo.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione a quest’ultimo. I giudici di merito hanno ritenuto che la motivazione del socio dissenziente fosse meramente strumentale. Hanno considerato illegittimo il voto contrario, annullando di conseguenza la delibera di rigetto della proposta. Secondo la Corte d’Appello, in una situazione così particolare con due soli soci-amministratori, l’iniziativa individuale di sottoporre il bilancio all’assemblea era giustificata e l’opposizione, basata su un vizio formale, era indice di una condotta scorretta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva. Accogliendo il ricorso del socio dissenziente, ha stabilito un principio fondamentale sulla governance societaria e sui limiti dell’abuso del diritto di voto.

Secondo la Suprema Corte, le norme del codice civile (in particolare l’art. 2475, comma 5) e lo statuto della società sono inequivocabili nell’attribuire la competenza per la redazione del progetto di bilancio all’organo amministrativo nella sua interezza. Questa non è una mera formalità, ma una regola posta a garanzia della corretta formazione della volontà gestoria e a fondamento delle responsabilità solidali degli amministratori.

Un singolo amministratore, anche in una società con due soli soci, non può arrogarsi il diritto di sostituirsi all’intero organo, bypassando la fase di approvazione collegiale del progetto di bilancio.

le motivazioni

La Cassazione ha sottolineato la netta separazione tra l’attività gestoria, propria dell’organo amministrativo, e quella deliberativa, di competenza dell’assemblea dei soci. Anche se le persone fisiche coincidono, i due organi hanno funzioni distinte e non sovrapponibili. La redazione del bilancio è un atto di gestione di massima importanza, la cui paternità deve essere imputabile all’organo amministrativo nel suo complesso. Presentare in assemblea un progetto non approvato da tale organo costituisce una violazione procedurale sostanziale.

Di conseguenza, il voto contrario del socio, motivato proprio da questa violazione, non può essere considerato abusivo. Al contrario, si tratta di un legittimo esercizio del diritto di voto volto a censurare un’irregolarità nel procedimento di formazione della proposta. Il fatto che non vi fossero contestazioni nel merito del bilancio è irrilevante: il rispetto delle regole procedurali è una garanzia per tutti i soci e per la corretta vita della società.

le conclusioni

Questa ordinanza rafforza il principio di legalità nella gestione societaria e delimita in modo più netto i confini dell’abuso del diritto di voto. La Corte stabilisce che un voto contrario basato sulla violazione di norme di legge o statutarie è sempre legittimo. Non si può parlare di abuso quando il socio si oppone a un atto formato in modo irregolare. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: ribadisce che le procedure societarie devono essere scrupolosamente rispettate, anche nelle piccole società a conduzione familiare o con due soli soci. L’eventuale stallo decisionale che ne deriva è una conseguenza del disaccordo tra i soci, che deve essere risolto attraverso gli strumenti previsti dalla legge (ad esempio, lo scioglimento della società), e non invalidando un voto legittimamente espresso.

Un socio di una S.r.l. al 50% può votare contro l’approvazione del bilancio solo perché non è stato prima approvato dall’organo amministrativo?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che questa è una motivazione pienamente legittima. La redazione del progetto di bilancio è di competenza inderogabile dell’intero organo amministrativo. Un voto contrario basato sulla violazione di questa procedura non costituisce un abuso del diritto di voto.

In una società con due soli soci che sono anche gli unici amministratori, un amministratore può presentare il bilancio in assemblea da solo?
No. La sentenza chiarisce che la coincidenza tra le figure di socio e amministratore non permette di fondere le funzioni dei rispettivi organi. L’organo amministrativo deve agire collegialmente per gli atti di sua competenza, come la redazione del progetto di bilancio, prima che questo venga sottoposto all’assemblea dei soci per l’approvazione.

È possibile impugnare una “delibera negativa”, ovvero il rigetto di una proposta in assemblea?
Sì. La Corte di Cassazione, pur non approfondendo il punto in quanto superato dal terzo motivo di ricorso, conferma l’orientamento secondo cui anche una delibera che respinge una proposta può essere oggetto di impugnazione. Questo perché la mancata approvazione produce comunque effetti giuridici sulla vita della società e sulla posizione dei soci, i quali devono avere uno strumento di tutela nel caso in cui il rigetto sia frutto di un voto illegittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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