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Carmine Paul Alexander TEDESCO - Avvocato

Ricorso inammissibile dopo concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un imputato che, dopo aver accettato una rideterminazione della pena in appello (c.d. concordato), ha tentato di contestare la propria responsabilità. La Corte ha stabilito che la rinuncia ai motivi di appello, presupposto del concordato, preclude la possibilità di riproporli in Cassazione, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Ricorso inammissibile: quando è solo riesame dei fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. Il ricorso è stato respinto perché, invece di contestare violazioni di legge, mirava a una nuova valutazione dei fatti, non permessa in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

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Sanzioni sostitutive: obbligo di motivazione in appello

Un imputato, condannato per truffa, si vede negare dalla Corte d’Appello le sanzioni sostitutive alla detenzione senza alcuna motivazione. La Corte di Cassazione annulla la sentenza su questo punto, stabilendo che, alla luce della Riforma Cartabia, il giudice d’appello ha sempre l’obbligo di motivare la sua decisione su una richiesta di pene alternative, anche se presentata nel corso dell’udienza. Il ricorso sulle attenuanti generiche è stato invece dichiarato inammissibile.

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Fatto diverso e fatto nuovo: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, chiarendo la distinzione cruciale tra ‘fatto diverso’ e ‘fatto nuovo’. Il caso riguardava la modifica di un’imputazione per violazione di una misura di prevenzione. La Corte ha stabilito che la variazione, riguardando un dettaglio giuridico e non il nucleo storico dell’accaduto, integra un ‘fatto diverso’ (art. 516 c.p.p.) e non un ‘fatto nuovo’ (art. 518 c.p.p.), confermando la legittimità dell’operato dei giudici di merito e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Ricorso generico: inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione illegale di armi. Il provvedimento chiarisce che un ricorso generico, che si limita a riproporre le stesse doglianze già respinte, non può essere esaminato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

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Diminuente Corte Costituzionale: nuova valutazione

Un imputato, condannato per reati contro il patrimonio, ha presentato ricorso in Cassazione invocando l’applicazione della nuova diminuente Corte Costituzionale n. 86/2024. La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, annullando la sentenza di secondo grado. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione che tenga conto non solo del danno patrimoniale, ma di tutte le circostanze dell’azione, come richiesto dalla Consulta.

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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un appello a seguito della rinuncia al ricorso da parte del procuratore speciale del ricorrente. Questa decisione, basata sull’art. 591 del codice di procedura penale, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende, evidenziando le conseguenze definitive di tale atto processuale.

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Nullità notificazione: quando non si può contestare

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per una presunta nullità notificazione. La Corte ribadisce un principio fondamentale: le nullità procedurali del giudizio di cognizione non possono essere sollevate in un momento successivo, come un incidente di esecuzione, ma devono essere contestate nelle sedi e nei tempi previsti dalla legge. Il ricorso è stato giudicato infondato e la ricorrente condannata al pagamento delle spese.

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Misure alternative inammissibili: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato contro il diniego di misure alternative alla detenzione. La richiesta di affidamento in prova è stata respinta per l’assenza di un reale percorso di revisione critica, mentre la detenzione domiciliare è risultata inammissibile a priori per il mancato rispetto del limite massimo di due anni di pena residua, un requisito che deve sussistere al momento della presentazione dell’istanza.

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Revoca sospensione condizionale e patteggiamento

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro la revoca della sospensione condizionale della pena. La Corte chiarisce che una nuova condanna, anche per patteggiamento, commessa nel quinquennio, costituisce titolo idoneo per la revoca sospensione condizionale, equiparando il patteggiamento a una sentenza di condanna.

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Impugnazione tardiva: effetti sul giudicato penale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso presentato oltre i termini legali, equiparando l’impugnazione tardiva alla mancata impugnazione. La sentenza di condanna diventa così definitiva ed esecutiva per il ricorrente, nonostante i suoi coimputati abbiano presentato un appello tempestivo. Viene ribadito che il decorso dei termini trasforma il giudicato sostanziale in giudicato formale, rendendo l’impugnazione tardiva inidonea a instaurare un valido rapporto processuale.

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Attenuanti generiche: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro il diniego delle attenuanti generiche. La decisione del giudice di merito è insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica e non contraddittoria, basata su elementi concreti come la condotta dell’imputato e il tentativo di crearsi un alibi. La pena, già al minimo edittale, non poteva essere ulteriormente ridotta.

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Ricorso inammissibile per motivi generici in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi presentati. Il ricorrente, condannato per usura ed estorsione, contestava un presunto travisamento dei fatti sul luogo dei reati senza però specificare o allegare le parti della sentenza di condanna a supporto della sua tesi. La Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Continuazione tra reati: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. I giudici hanno stabilito che la sola omogeneità dei reati e generiche citazioni giurisprudenziali non sono sufficienti a dimostrare un unico disegno criminoso, specialmente in presenza di un lungo intervallo temporale tra i fatti.

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Ricorso inammissibile Cassazione: serve l'avvocato

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché presentato personalmente dal condannato e non da un avvocato iscritto all’albo speciale. La Corte sottolinea come la legge imponga, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore cassazionista. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Continuazione tra reati: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. La Corte ha ritenuto logica la decisione del giudice di merito, che aveva negato l’esistenza di un’unica volizione unitaria basandosi su una distanza temporale di quattro mesi tra i fatti e sulla diversa composizione dei partecipi ai reati. È stato ribadito che per la continuazione è necessario dimostrare che i reati successivi fossero stati programmati almeno nelle linee essenziali già al momento della commissione del primo.

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Decreto di espulsione: quando è valido senza traduzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro un decreto di espulsione. La Corte ha chiarito che la mancata traduzione del provvedimento nella lingua madre del destinatario non ne causa l’invalidità se il giudice accerta la sua conoscenza della lingua italiana. Inoltre, ha specificato che il termine di 48 ore previsto dalla legge riguarda la convalida del decreto da parte del giudice, non la sua notifica all’interessato.

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Revoca misura alternativa: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato contro la revoca di una misura alternativa. La decisione si fonda sulla valutazione complessiva del comportamento del soggetto, che include precedenti violazioni, 31 precedenti penali e un’attitudine refrattaria alle regole. La Corte ha ritenuto che tale condotta dimostri l’inutilità della prosecuzione della misura ai fini della rieducazione, giustificando la revoca misura alternativa con effetto retroattivo, dato che la prima infrazione era avvenuta poche ore dopo l’inizio del beneficio.

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Liberazione anticipata: trasgressioni e valutazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato contro il diniego della liberazione anticipata. La decisione si basa su una serie di violazioni, tra cui l’uso di stupefacenti, che, secondo la Corte, dimostrano l’assenza di un percorso rieducativo positivo, giustificando una valutazione negativa per l’intero periodo di osservazione e non solo per il semestre in cui sono avvenute le infrazioni.

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Volizione unitaria: No se i reati sono distanti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva di riconoscere la volizione unitaria tra reati commessi a sedici anni di distanza. La Corte ha stabilito che un così lungo intervallo temporale e la diversa natura dei crimini sono indici chiari dell’assenza di un unico disegno criminoso iniziale, ribadendo inoltre che il giudice dell’esecuzione non può contraddire i fatti accertati in sentenze definitive.

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