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Modifica delle condizioni della separazione

La sentenza di divorzio (definitiva o non definitiva che sia), operando ex nunc, non comporta la cessazione della materia del contendere nel giudizio di separazione personale che sia iniziato anteriormente e sia tuttora in corso, ove esista l’interesse di una delle parti all’operatività della pronuncia di separazione e dei conseguenti provvedimenti patrimoniali (in tal senso Cass. La sentenza n. 28990 del 2008, la quale ha osservato che la domanda di modifica delle condizioni della separazione deve ritenersi in pendenza del giudizio di divorzio preclusa dal divieto del ne bis in idem, va intesa – contrariamente a quanto ritenuto dalla Corte anconetana – nel senso che la preclusione opera nel solo caso in cui si richiedano entrambi gli assegni (di mantenimento e divorzile in favore del coniuge) per lo stesso periodo (in tal senso Cass.

Pubblicato il 02 November 2019 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

E’ ammissibile nel corso del giudizio di divorzio la proposizione della domanda di modifica delle condizioni della separazione – qual è quella di ridurre il contributo in favore dei figli e di essere esonerato dall’obbligo di corrispondere al coniuge l’assegno di mantenimento – la cui debenza trova il proprio limite temporale nel passaggio in giudicato della sentenza di divorzio, la quale fa venir meno il vincolo matrimoniale che è il presupposto dei provvedimenti di mantenimento in regime separativo.

La sentenza di divorzio (definitiva o non definitiva che sia), operando ex nunc, non comporta la cessazione della materia del contendere nel giudizio di separazione personale che sia iniziato anteriormente e sia tuttora in corso, ove esista l’interesse di una delle parti all’operatività della pronuncia di separazione e dei conseguenti provvedimenti patrimoniali (in tal senso Cass. n. 5062 del 2017, n. 17825 e 19555 del 2013, n. 21091 del 2005).

La sentenza n. 28990 del 2008, la quale ha osservato che la domanda di modifica delle condizioni della separazione deve ritenersi in pendenza del giudizio di divorzio preclusa dal divieto del ne bis in idem, va intesa – contrariamente a quanto ritenuto dalla Corte anconetana – nel senso che la preclusione opera nel solo caso in cui si richiedano entrambi gli assegni (di mantenimento e divorzile in favore del coniuge) per lo stesso periodo (in tal senso Cass. n. 16127 del 2011, n. 7488 del 1994).

Al di fuori di questa ipotesi non è invocabile il divieto di bis in idem, neppure nel caso in cui il mantenimento dei figli e del coniuge in regime di separazione sia richiesto in pendenza del giudizio di divorzio, non rilevando (contrariamente a quanto affermato dalla Corte di merito) che il coniuge si sia opposto ai provvedimenti economici richiesti dall’altro coniuge nel giudizio di divorzio o abbia aderito alla domanda di scioglimento del vincolo.

E ciò, tuttavia, sempre che il giudice del divorzio non abbia provveduto diversamente, adottando provvedimenti temporanei ed urgenti nella fase presidenziale o istruttoria, nel qual caso vi sarebbe una impropria sovrapposizione tra provvedimenti incompatibili riguardanti lo stesso periodo temporale seppure a titolo diverso.

Corte di Cassazione, Sezione Prima, Sentenza n. 27205 del 23 ottobre 2019

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